Le date della presentazione
Sconfinate, donne che vogliono l’interazione e non l’integrazione
Un libro di Stefano Galieni. 18 interviste, 18 storie, 18 vite di migranti: "Tutte queste donne vivono una volontà di riscatto, più collettiva che individuale, vogliono per sé e per gli altri un futuro diverso e meno oppressivo"
Cultura - di Angela Nocioni
Diciotto interviste a diciotto donne. Che in comune tra loro hanno solo il non essere nate in Italia da genitori italiani. O sono arrivate da vari angoli del mondo, per differenti ragioni. O sono figlie di stranieri, nate in Italia e cresciute in Italia, ma non considerate italiane in base alla legge sulla cittadinanza del 1992.
Le loro storie sono raccolte nel libro “Sconfinate” di Stefano Galieni che il 23 febbraio sarà presentato a Roma in Via Pietralata insieme da Papia Aktar, responsabile Arci immigrazione Roma, Alice Poverini, studentessa, una delle protagoniste del libro, e un gruppo di ragazzi dei centri di accoglienza. “La presentazione consisterà nel farci mettere tutti sotto torchio dai ragazzi immigrati dei centri di accoglienza – annuncia Galieni – Saranno loro a gestire l’incontro”.
Promette bene. “Migrare ed essere donna significa spesso dover affrontare una doppia discriminazione: di genere e di classe – dice l’autore – queste donne, come tante altre, non hanno accettato il ruolo di vittime. Ognuna di loro, a modo suo, è ribelle. Qualcuna dipinge, qualcuna scrive, qualcuna studia. Tutte vivono una volontà di riscatto, più collettiva che individuale, vogliono per sé e per gli altri un futuro diverso e meno oppressivo. Alcune interviste sfiorano la questione dello sguardo esotico e sessualizzato sui loro corpi ridotti a desiderio mercificabile. Alcune sono reduci da guerre, vissute o sfiorate, altre hanno attraversato decenni della loro vita in Italia. Dell’Italia descrivono sfumature, cambiamenti, i piccoli particolari”.
“Lo sguardo inevitabile – dice Galieni – è quello di un uomo, bianco, che prova a relazionarsi con un contesto femminile plurale e articolato, intergenerazionale, da decifrare”. “Si tratta sempre di un dialogo da costruire attraverso una profonda interazione. Non integrazione. È sufficiente, nella nostra lingua, una consonante in più a definire un rapporto di dominio. Ed è un processo che riguarda in maniera molto profonda, noi uomini, il nostro ruolo che difficilmente siamo in grado di mettere realmente in discussione, lo status quo, che riproduciamo nei nuclei familiari e che spesso diviene ancora più pesante, quando il confronto è con donne che, nell’immaginario coloniale di cui ancora siamo intrisi, dovrebbero essere ancor più sottomesse”.
“Gli uomini – nota – sono spesso i grandi assenti di queste storie. A volte appaiono, come radice, come sostegno o come limitazione, raramente sono asse portante”. A Roma il 23 il libro Sconfinate sarà presentato nella Sala Pad, Via Giuseppe Stefanini, 15 (fermata metro Pietralata). Il 24 febbraio ad Arzignano (Vi) ore 16, via Quattro Martiri c/o Enoteca. Il 25 febbraio a Conegliano (TV), sede PRC Via Lazzarin ore 18; l’1 marzo a Roma, Circolo PRC Via L. Litta 12 (Primavalle), ore 18.00; l’8 marzo ad Ancona, Associazione Multietnica Antirazzista Donne, Via Macerata 24 ore 17.30.