Presidente Assopacepalestina

“Israele malato di razzismo, lì serve il cambiamento”, parla Luisa Morgantini

«Albanese attaccata perché crede nel diritto internazionale, sono testimone di ciò che scrive nei suoi rapporti. A marzo a Roma grande manifestazione “Fermare il genocidio”»

Interviste - di Umberto De Giovannangeli

22 Febbraio 2024 alle 14:30

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“Israele malato di razzismo, lì serve il cambiamento”, parla Luisa Morgantini

Dal genocidio di Gaza alla campagna di odio contro chi quel genocidio l’ha documentato. La parola a chi da sempre ha la Palestina nel cuore: Luisa Morgantini. Già Vicepresidente del Parlamento europeo, è tra le fondatrici della rete internazionale delle Donne in nero e contro la guerra e la violenza. Ha fondato ed è presidente dell’AssopacePalestina.

Considerata persona “non gradita” da Israele che ne ha chiesto la rimozione dall’incarico di Relatrice speciale Onu sui territori palestinesi. Perché Francesca Albanese fa così paura a Israele?
Perché è coraggiosa, competente, non si lascia intimidire, crede profondamente nel valore del diritto internazionale ed ha radicati i valori della giustizia, della libertà per tutti e tutte. Le Nazioni Unite hanno fatto la scelta giusta, una donna, che mette passione e testa. È solo una dimostrazione dell’arroganza di Israele che gioca sempre il ruolo della vittima per continuare impunita a compiere crimini e ad impossessarsi della terra palestinese, oggi senza ritegno, “dal fiume al mare”. Israele non ha permesso a Francesca Albanese di recarsi nei territori occupati, così come ha fatto con i precedenti relatori, accusati di antisemitismo, anche a Richard Falck, ebreo americano. Ai parlamentari europei è vietato da Israele di entrare a Gaza e così ai giornalisti. Se un altro paese, non alleato dell’Occidente, si comportasse in questo modo, pioverebbero sanzioni, invece Ursula von der Leyen, mentre Netanyahu bombarda Gaza e uccide donne, uomini, bambini, si reca in Israele, sostenendo il diritto alla difesa dell’unica democrazia del Medio Oriente. Merita davvero di essere portata in giudizio alla Corte internazionale per complicità. Mi auguro davvero che, per il bene dell’umanità e del diritto internazionale seppellito sotto le macerie di Gaza, Francesca porti a termine il suo mandato. Non è una funzionaria dell’Onu ma una relatrice speciale, il suo lavoro non è retribuito e mi auguro che l’ Onu si imponga sulla vergognosa posizione degli Stati Uniti e dell’Europa, che non hanno neppure osato chiedere il cessate il fuoco

Nei suoi rapporti la dottoressa Albanese ha documentato il sistema di apartheid che di fatto vige in Cisgiordania.
Non solo il sistema di apartheid, ormai riconosciuto dalle più autorevoli organizzazioni umanitarie e per la difesa dei diritti umani, a partire da B’Tselem israeliana a Human rights Watch ad Amnesty International e soprattutto da sempre denunciato dai palestinesi a partire da chi lo vive sulla propria pelle, ogni giorno nei territori occupati palestinesi, a storici e intellettuali della diaspora come Edward Said. Francesca lo analizza alla luce del diritto internazionale, ed entra nello specifico parlando della “carcerialità” come sistema dell’occupazione militare israeliana. Nel  suo rapporto sul trattamento dei bambini mette  a nudo le violazioni sistematiche dei loro diritti, il carcere, la tortura, il giudizio emesso da una corte militare, le catene, il ricatto ai genitori, la detenzione domiciliare. Sono testimone della verità contenute nelle relazioni redatte da Francesca Albanese. Ho assistito a diversi processi condotti dalla corte militare di Ofer, dove spesso il giudice, militare, è un colono, e soprattutto ho visto i giovani dei comitati popolari per la resistenza non violenta dei villaggi di Nabi Saleh, B’ilin, dell’area di Masafer Yatta, tenuti in carcere per mesi per distruggere la loro lotta.

In tutta Italia si stanno preparando manifestazioni a sostegno del popolo palestinese. La parola d’ordine comune è Stop al genocidio a Gaza. Genocidio. Parola che per molti, anche a sinistra, sembra impronunciabile. Ma allora come descrivere ciò che sta avvenendo da mesi nella Striscia di Gaza?
Come genocidio e pulizia etnica, è semplice. Ho sempre resistito all’uso della parola genocidio, ma non questa volta, quando ministri israeliani dicono che si deve radere al suolo Gaza, che bisogna togliere acqua, combustibile, elettricità, che sono tutti animali e un Presidente come Herzog dice che tutti i civili di Gaza sono responsabili,  anche i bambini. Una totale disumanizzazione dei Palestinesi, li cancellano, per loro non sono esseri umani. E bombardano. I coloni che Sharon aveva portato via da Gaza, insieme ai ministri Ben-Gvir e Smotrich insieme ad 10 altri ministri e 15 parlamentari a Gerusalemme hanno festeggiato i bombardamenti di Gaza e rivendicato che torneranno a Gaza, e sulle macerie di Gaza costruiranno le loro colonie, e potranno cosi vedere il mare. Sono pervasi da nazionalismo e fondamentalismo messianico “quella terra -dicono- è nostra per diritto divino”. E oggi mentre persino gli Stati Uniti chiedono di non continuare l’operazione di terra e aria a Rafah, Netanyahu, sicuro della sua impunità e della continua complicità e alleanza degli Usa, che chiedono di fermare il massacro, ma continuano ad armare Israele, dice: devo estirpare Hamas. E continua a massacrare civili a distruggere scuole, ospedali, case. Abbiamo lanciato una manifestazione nazionale per metà marzo a Roma dove  la parola genocidio è al primo posto: “Fermare il genocidio” e viene lanciata dalla Rete italiana pace disarmo, Assisi pace giusta, con tutte le organizzazioni del mondo solidale, dall’Arci alla Cgil ad AssopacePalestina.

E la sinistra partitica come si posiziona su Gaza?
Se si intende il Pd, ha molte divisioni, Questa sinistra dovrebbe trovare il coraggio di una politica estera autonoma dal patto Atlantico e che faccia propri i valori che sono espressi nella nostra Costituzione e nella carta dei diritti universali con il ripudio della guerra. In parlamento Sinistra Italiana-Verdi con Fratoianni ha usato, senza timore, la parola Genocidio. La Corte internazionale di giustizia ha ordinato ad Israele di fermare entro 30 giorni atti genocidiali ed ha accettato di esaminare il caso di Genocidio nei riguardi di Israele secondo la convenzione contro il genocidio del 1948. Grazie al Sudafrica. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani definisce sproporzionata la reazione d’Israele. Al tempo stesso definisce Hamas peggio delle SS e della Gestapo. Ma contro chi è peggio dei peggiori nazisti, e contro quelli che li supportano, tutto è lecito… Il nostro Ministro mantiene un minimo di umanità, ma non ha coraggio o abbastanza onestà intellettuale e segue l’hasbara (propaganda narrativa) israeliana. Sono laica, considero pericoloso per libertà mia e altrui se una religione diventa partito politico. Hamas non è SS o Gestapo, e neppure Isis o Daesh, volenti o nolenti è radicato nella società palestinese, grazie anche a Israele. È noto a tutti il discorso di Netanyahu  Quando nel corso dell’assemblea del Likud nel 2019, disse, cito a memoria, “abbiamo un interesse strategico rafforzare Hamas per indebolire l’Olp”. La ragione vera della forza di Hamas sta nella sconfitta dell’accordo di Oslo, nell’occupazione militare israeliana che si fa ogni giorno più brutale, dei coloni che dall’accordo di Oslo a oggi sono passati da 150mila a 750mila con 295 colonie illegali costruite sul territorio dove la Comunità internazionale sostiene (solo a parole) dovrebbe esserci lo Stato di Palestina. Se il 7 ottobre Hamas ha compiuto crimini uccidendo civili si faccia una indagine indipendente e si porti anche Hamas alla corte internazionale. Il 7 ottobre è durato un giorno, ma tutto non è iniziato il 7 ottobre come ha sostenuto giustamente Guterres, messo alla gogna da opinionisti che nei nostri media, non avendo mai messo piedi in Israele o Palestina, pontificano pieni di pregiudizi. Che brutto destino quello di Israele, essere sostenuti dalle destre, in particolar modo, non parlo di Tajani, da governi sovranisti e che mettono al centro la lotta contro i migranti. La nostra disumanizzazione.

In campo palestinese esiste da tempo un problema di leadership. Non crede che sarebbe opportuna una campagna internazionale che chieda la liberazione di Marwan Barghouti?
Non c’è dubbio, la divisione tra i palestinesi è reale, come lo è il fallimento della leadership palestinese. È necessaria l’unità anche territoriale di Gaza, della Cisgiordania e di Gerusalemme Est. Dicono che l’Olp debba essere rinnovato includendo anche Hamas e una generazione nuova, competente, capace di comprendere anche i profughi nella diaspora. Marwan Barghouthi può essere il leader dell’unità, da sempre sostengo la campagna per la sua libertà. Il lancio di questa campagna fu l’ultimo gesto di Mandela e del suo compagno di cella Ahmad Qatrada, per i palestinesi, la lanciammo, ero presente anch’io, dalla cella di Robben Island. In Italia, al comune di Palermo, con Leoluca Orlando che resistette ai soliti attacchi dell’ambasciata israeliana, Marwan Barghouthi ebbe la cittadinanza onoraria. Il 15 aprile 2002 ci fu il sequestro di Marwan Barghouti. Alla presenza del figlio Arab, rilanceremo la campagna per la sua liberazione il 17 aprile chè la giornata internazionale per i prigionieri politici palestinesi. La comunità internazionale ha lasciato soli i palestinesi in una situazione totalmente asimmetrica, da una parte uno stato che occupa e domina con la forza militare , dall’altra un popolo occupato e depredato della sua terra. Siamo responsabili di questa situazione, ed espressione del nostro fallimento.

Esiste ancora un campo della pace in Israele?
Esiste non con le dimensioni di una volta, ma esiste tra i giovani refusnik, che non vogliono servire in un esercito che opprime e uccide un altro popolo, nelle miriadi di associazioni che difendono i diritti umani. Gli attivisti israeliani sono attaccati come traditori, vengono licenziati dalle scuole, dalle università, minacciati di morte, aggrediti, accusati di essere ebrei che odiano gli ebrei. Sostenerli è molto importante, molti dicono che soni pochi e irrilevanti, nessuno è irrilevante e proprio perché sono pochi e coraggiosi dargli voce e rafforzarli, il cambiamento deve avvenire all’interno della società israeliana malata di razzismo e di supremazia, dove gli altri non esistono e il mai più è solo per se stessi e non per tutti e tutti.

22 Febbraio 2024

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