La manifestazione
Manganelli e sangue alla Rai a Napoli: la polizia carica i manifestanti pro Palestina, il presidio dopo il caso Ghali
Cariche delle forze dell'ordine, volti insanguinati e feriti. "Non è vero che abbiamo provato a scavalcare i cancelli della Rai". Cartelli e striscioni come “IsRAIele” e “Rai televisione IsRAIeliana” dopo il caso a Sanremo
Cronaca - di Redazione Web
Scontri e alta tensione, in alcune immagini si vedono anche feriti, volti insanguinati. È successo alla sede della Rai a Napoli, in via Guglielmo Marconi, dove questa mattina era stato convocato un presidio organizzato da Potere al Popolo, Rete per la Palestina Libera e disoccupati con l’ex sindaco di Napoli, Luigi de Magistris in contestazione con le scelte del Servizio Pubblico nella narrazione della guerra in Medio Oriente in occasione del Festival di Sanremo. Una manifestazione seguita alle parole che Ghali aveva detto dal palco del Festival di Sanremo, “Stop al genocidio”, e la Rai aveva replicato facendo leggere a Mara Venier un comunicato dell’Ad Roberto Sergio in solidarietà con lo Stato Ebraico.
Sul posto i manifestanti hanno esposto diversi cartelli e striscioni. “IsRAIele”, “Rai televisione IsRAIeliana”. Circa duecento persone. Secondo quanto scrive LaPresse quando alcuni manifestanti hanno tentato di avvicinarsi ai cancelli per esporre uno striscione sono stati respinti dalle forze dell’ordine presenti e almeno un paio di manifestanti hanno riportato ferite da colpi di manganello.
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Il momento degli scontri è stato immortalato in alcuni video pubblicati sulla pagina Instagram dell’Ex Opg – Je So Pazzo. Si vedono i manifestanti avanzare con lo striscione in mano e gli agenti in assetto antisommossa reagire a manganellate. “Ci hanno picchiati a sangue – ha detto in una storia su Instagram la scrittrice Flavia Carlini – , è stato detto alle persone che non si poteva entrare perché noi stavamo spingendo per non entrare, ma non è vero. Ci sono tante persone con il sangue che gli cola dalla faccia. Non è vero che abbiamo provato a scavalcare i cancelli della Rai. Ci siamo semplicemente fatti avanti e siamo stati picchiati a sangue”.
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Il caso Ghali a Sanremo
Il cantante Ghali ha partecipato alla 74esima edizione del Festival di Sanremo con la canzone Casa mia – che tra l’altro nel testo dice: “Ma, come fate a dire che qui è tutto normale/Per tracciare un confine/Con linee immaginarie bombardate un ospedale/Per un pezzo di terra o per un pezzo di pane/Non c’è mai pace”. Dopo l’esibizione nell’ultima serata aveva detto al microfono: “Stop al genocidio”. Subito erano arrivate le critiche dell’ambasciatore israeliano Alon Bar: “Ritengo vergognoso che il palco del Festival di Sanremo venga sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile”.
E il giorno dopo, nel corso della puntata di “Domenica In” cui hanno preso parte tutti i cantanti in gara, alla conduttrice Mara Venier è stato fatto leggere un comunicato dell’ad Roberto Sergio. “Ogni giorno i nostri telegiornali e i nostri programmi raccontano e continueranno a farlo, la tragedia degli ostaggi nelle mani di Hamas oltre a ricordare la strage dei bambini, donne e uomini del 7 ottobre. La mia solidarietà al popolo di Israele e alla Comunità Ebraica è sentita e convinta”. E Venier ha poi commentato queste parole dicendo: “Sono le parole che ovviamente condividiamo tutti.
Al 128esimo giorno di guerra secondo Hamas sono oltre 28mila le persone uccise nella Striscia di Gazza nell’operazione militare via terra e via area che Israele ha lanciato in risposta agli attacchi dello scorso 7 ottobre, quando vennero uccise 1.200 persone. Lo Stato Ebraico si prepara intanto all’invasione di Rafah, l’ultima grande città nel Sud della Striscia, dove al momento si trovano almeno un milione e mezzo di sfollati che non hanno altri posti dove rifugiarsi.
Il presidio convocato da Potere al Popolo
“Adesso basta, BOICOTTIAMO LA RAI! – si leggeva in un post pubblicato ieri sui social da Potere al Popolo – Tramite un comunicato dell’Ad Roberto Sergio, letto in diretta nazionale, la Rai si schiera apertamente con lo Stato di Israele e con il genocidio che sta compiendo a Gaza. Non c’è possibilità di parole o opinioni differenti. Non appena alcune voci, come quelle di Ghali e Dargen (a cui va tutto il nostro ringraziamento), hanno svelato la verità su quello che sta succedendo in Palestina, subito si è posto rimedio con un comunicato calato dall’alto dal sapore di regime: ‘O la si pensa come mamma Rai, oppure altre opinioni non sono ammesse. Non ti preoccupare Israele, continuiamo ad appoggiare il tuo genocidio senza problemi’. Ma quanta paura vi fa la verità? Se già il silenzio su quello che sta avvenendo è stato un puro atto di censura, oggi si è superato qualsiasi limite. Che schifo”.
A qualche ora di distanza la convocazione del presidio. “In tantissime e tantissimi, dopo quello che è successo ieri su Rai 1, ci state scrivendo chiedendo ‘e allora, che facciamo?’, ‘come possiamo far sentire la nostra indignazione?’, ‘come, in pratica, denunciare quello che sta accadendo?’. Noi crediamo che una risposta vada data, il prima possibile. Per questo -anche se con pochissimo preavviso, lo sappiamo- stiamo organizzando per domani, 13 Febbraio, presidi al di fuori delle principali Rai per chiedere le immediati dimissioni dell’Ad , autore dello schifoso comunicato letto in diretta nazionale Domenica sera.
“Visto che non sono riusciti a impedire che in diretta TV si pronunciasse la parola ‘proibita’ genocidio, l’ad RAI Sergio ha provato un’operazione di censura ex post. Mostra così, però, solo la paura e la debolezza di chi è consapevole che sta perdendo la ‘guerra del racconto’ e che la propaganda israeliana non sfonda, perché i popoli sanno bene da che parte stare: quella della verità e della lotta di liberazione del popolo palestinese. Come Pap/Up stiamo contribuendo a organizzare presidi in tutta Italia perché Sergio si dimetta e la Rai cessi di essere uno strumento di guerra e un giocattolo nelle mani dell’ultradestra di Meloni e soci. Il 24 Febbraio, poi, saremo in piazza a Milano per la manifestazione nazionale contro il genocidio del popolo palestinese. Ci vediamo lì!”.