Recluso da 9 mesi
Filippo Mosca resta in carcere, negati i domiciliari: “Giustizia in Romania come un muro di gomma”
Filippo Mosca, il 29enne italiano di Caltanissetta arrestati nel maggio dello scorso anno e da nove mesi recluso nel carcere di Porta Alba, a Costanza, in Romania, dopo una condanna in primo grado a 8 anni e 3 mesi per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, resterà recluso dietro le sbarre.
È stata infatti respinta dai giudici romeni, nel corso dell’udienza di questa mattina, la richiesta di arresti domiciliari.
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Respinti i domiciliari per Filippo Mosca
“Non hanno accettato la richiesta del nostro legale – spiega al telefono con l’Ansa la madre, Ornella Matraxia – Non nutrivo molte speranze“. “Purtroppo, la giustizia in Romania funziona in questo modo, è come un muro di gomma, contro questo muro mi scontro da maggio. Sono molto triste e scoraggiata. Non mi aspettavo altro. Ma andremo avanti“, aggiunge Ornella.
A Filippo stamattina è stato concesso di partecipare all’udienza in videoconferenza, ma i giudici hanno deciso dopo e quindi non conosce ancora l’esito. “Penso a mio figlio Filippo, che probabilmente ancora non lo sa – aggiunge la madre all’agenzia di stampa -. Non è facile dargli questa notizia e sarò io a dovergliela comunicare“. Il prossimo aprile inizierà il processo d’appello nei suoi confronti.
La reclusione in condizioni disumane
Il caso di Filippo era finito anche in Parlamento grazie ad una interrogazione indirizzata al ministro degli Esteri Antonio Tajani da parte di Roberto Giachetti, deputato di Italia Viva che per primo si era interessato al caso del nostro connazionale recluso in Romania.
Filippo figlio aveva deciso con alcuni amici di recarsi ad un festival che ogni anno all’inizio di maggio si svolge a Costanza, in Romania, al Teatro estivo: il 3 maggio era stato fermato e arrestato per traffico internazionale di sostanze stupefacenti ricevendo una condanna in primo grado a 8 anni e sei mesi di carcere.
Un processo che per la madre Ornella “si è svolto con il travisamento totale dei fatti avvenuti, con intercettazioni non autorizzate e trascritte in modo indecente, così da espungere tutte le affermazioni a discolpa” del figlio.
In carcere tra topi e violenze
Mosca è quindi recluso nel carcere di Porta Alba a Costanza, “uno dei peggiori carceri europei, più volte oggetto di condanna da parte della Corte Edu per trattamenti inumani e degradanti”, ha ricordato Giachetti. Appena fatto l’ingresso in istituto, Filippo è stato messo in isolamento Covid per 21 giorni “in una stanza invasa dai topi e zeppa di escrementi anche sui materassi, vecchi e maleodoranti”.
Successivamente “il ragazzo è stato spostato in una cella di circa 35 metri quadri dove alloggiano 24 detenuti, in condizioni igienico-sanitarie immonde, con un buco per terra per fare i bisogni, sporco e nauseabondo, e con la possibilità di lavarsi una volta a settimana, raramente con l’acqua calda, in docce che consistono in tubi che fuoriescono dalle pareti senza separazioni per preservare un minimo di privacy; anche i riscaldamenti non funzionano mentre fuori ci sono temperature che in inverno raggiungono i 10 gradi sottozero”.
A Filippo “è stato anche vietato di poter ricevere una coperta; l’alimentazione fornita dall’istituto consiste in una sgradevole poltiglia servita con il mestolo per cui i detenuti che possono permetterselo acquistano a caro prezzo ciò che fornisce lo spaccio interno, consistente prevalentemente in scatolame, biscotti e altri prodotti confezionati”.
Il 26 gennaio scorso il 29enne siciliano è stato anche aggredito da un compagno di cella, riportando una ferita al labbro e ustioni ad una gamba e rischiando di essere accoltellato da un altro recluso.