L'esposto

Oussama Sadek, morto nel carcere di Montorio a Verona: la famiglia vuole vederci chiaro. L’avvocato Cimiotta: “Denuncia per mancata sorveglianza”

La vittima aveva 30 anni ed è stata trovata impiccata. Caso archiviato come suicidio. Non è stata disposta l'autopsia. Il giovane aveva problemi psicologici ed era recluso per reati minori. Dopo il tragico episodio i detenuti della sezione 5 corpo 3 del penitenziario veronese hanno inviato una lettera al Dap e al Tribunale di Sorveglianza: "Sadek lasciato solo". In merito ai tanti casi di suicidi avvenuti a Montorio (3 soltanto durante lo scorso mese di dicembre), l'onorevole Flavio Tosi ha presentato un'interrogazione parlamentare al Ministro della Giustizia Carlo Nordio

Giustizia - di Andrea Aversa

29 Gennaio 2024 alle 17:56

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Oussama Sadek carcere Montorio Verona

Oussama Sadek aveva 30 anni. Era detenuto da due anni e mezzo e a fine marzo sarebbe stato di nuovo un uomo libero. Invece, il giovane marocchino, è stato trovato impiccato nella sua cella. Era l’8 dicembre scorso, quello di Sadek è stato bollato come suicidio, l’ennesimo avvenuto dietro le sbarre del Carcere di Montorio a Verona. Lo scorso mese di dicembre, dentro le mura del penitenziario veronese, sono stati ben tre i detenuti che si sono tolti la vita. Un tragico record.

Oussama Sadek: chi è il detenuto suicida nel carcere di Montorio a Verona

Sadek era detenuto per reati minori legati alla droga. Era recluso da due anni e mezzo e gli restavano solo 90 giorni prima di tornare in libertà. La sua famiglia ha più volte ribadito che Sadek non aveva mai lasciato intendere che si sarebbe tolto la vita. Anzi, a detta loro, il giovane avrebbe voluto cominciare da zero e provare a ricostruire la sua esistenza. Per questo motivo non sono mai stati convinti della ‘semplice’ ipotesi del suicidio. Per loro il 30enne è stato lasciato solo, isolato e non sorvegliato a dovere. Tutto ciò nonostante Sadek avesse dei problemi psicologici.

Carcere veronese di Montorio: tre suicidi in un mese

Ecco il motivo per il quale la famiglia del giovane ha incaricato l’avvocato Vito Cimiotta di presentare un esposto: “Abbiamo presentato una querela – ha spiegato il legale a l’Unità – contro ignoti per mancata vigilanza. Il carcere e gli psicologi sono responsabili delle persone detenute che hanno un profilo come quello di Sadek. Non è accettabile che nei penitenziari ci sia questa continua serie di morti, per cause naturali o per suicidi. Il governo dovrebbe fare delle verifiche: a Montorio è purtroppo diventato un fenomeno ricorrente“.

Suicidio di Oussama Sadek nel carcere di Montorio a Verona: la lettera degli amici detenuti

La tragica storia di Sadek ha spinto i suoi amici detenuti a scrivere e inviare una lettera, pubblicata in passato da l’Unità, al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), al Tribunale di Sorveglianza e al Mistrato di Sorveglianza veneti. La ripubblichiamo qui in versione integrale:

Spett.le Tribunale di Sorveglianza di Verona,

i detenuti della sezione quinta corpo 3 della Casa Circondariale di Montorio (VR) vogliono porre alla cortese attenzione del Vostro illustre Tribunale i fatti relativi al suicidio del nostro amico e compagno di sezione, Oussama Sadek, avvenuto presso la sezione isolamento matricolo il giorno venerdì 08 dicembre 2023 intorno alle ore 16, in quanto riteniamo doveroso e rispettoso della memoria del deceduto che venga fatta piena chiarezza sull’accaduto, trattandosi di una persona rispettosa, che era amata e benvoluta da tutte le persone della nostra sezione in modo unanime, senza distinzione di razza, di etnia, di provenienza e di credo religioso.

Oussama lamentava apertamente e dichiaratamente un grave disagio psicologico, fortemente aumentato da alcune settimane, e lo aveva posto all’attenzione del corpo penitenziario di turno, che a sua volta lo aveva prontamente e ripetutamente segnalato ai responsabili sanitari della nostra casa circondariale che evidentemente non sono intervenuti nei tempi e nei modi necessari, tant’è che il disagio è divenuto per lui sempre più insopportabile, nonostante fosse risaputo e certificato che vi erano già stati precedenti tentativi di suicidio, in particolare uno di rilevante gravità presso l’ospedale di Rovigo circa un anno fa, durante il quale si era gettato nel vuoto dal quarto piano della struttura ospedaliera dopo aver inoltre ingoiato lamette ed altro, ma fortunatamente si era salvato; a seguito di ciò aveva tentato più volte di impiccarsi e di darsi fuoco, ma era sempre stato salvato in tempo da noi detenuti della sezione e dalle guardie.

In quest’ultima infausta occasione di tentato suicidio, andata purtroppo a buon fine e trasformatasi in suicidio, era invece completamente solo ed era stato “gettato” in una disperazione ancora maggiore tramite la reclusione nella sezione di isolamento matricola, dove era approdato nella giornata di martedì 05 dicembre, su ordine proprio del responsabile sanitario psichiatrico, al quale per altro era stata sconsigliata tale ipotesi di isolamento in quanto era preferibile che rimanesse nella sua abituale cella nella nostra sezione dove poteva essere guardato a vista da noi detenuti, come era avvenuto fino al giorno prima, lunedì 04 dicembre 2023, a seguito della relativa autorizzazione della polizia penitenziaria responsabile della sezione, in quanto trattandosi di sezione chiusa non era possibile vigilarlo in via ordinaria.

Da quanto abbiamo appreso la scelta del medico psichiatrico di inviare Oussama presso l’isolamento matricola e non presso un più adeguato reparto psichiatrico di ospedale o, alla peggio, presso l’infermeria psichiatrica del carcere, è scaturito dopo una visita che ha riscontrato una certa aggressività del detenuto, ma questo a noi risulta alquanto improbabile in quanto non ha mai tenuto comportamenti violenti con noi ed anzi si è sempre comportato in modo corretto e rispettoso, ed immaginiamo che questo sia facilmente verificabile in quanto senz’altro non ha mai avuto rapporti negativi, per quanto di nostra conoscenza; noi stessi detenuti senza titoli medici specialistici ci rendevamo palesemente conto del forte disagio emotivo del nostro defunto compagno come poteva confermare anche la polizia penitenziaria, andava solo trattato e compreso diversamente, immaginiamo secondo i canoni della “buona prassi medico sanitaria psichiatrica”, se ciò fosse avvenuto non ci troveremmo oggi a piangere l’ennesimo compagno che nella disperazione ha fatto la peggiore scelta possibile, ossia la morte.

Per tale motivo chiediamo un intervento incisivo da parte dell’autorità giudiziaria, e di tutte le Istituzioni della Repubblica Italiana, per fare la massima chiarezza e scongiurare futuri episodi simili, evitando di “bollare” questo ennesimo suicidio solo come un momento di debolezza e sconforto imprevedibile, come sono stati fatti passare tanti altri nostri compagni deceduto, visto che Oussama era una persona normale e con la testa a posto, quanto accaduto era prevedibilissimo e si poteva evitare, anziché incrementare ulteriormente il macabro contatore di morti per disperazione, nella totale indifferenza di tutto e di tutti, in particolare di chi ha la responsabilità delle nostre vite in questa valle di lacrime quotidiane.

Ringraziamo anticipatamente per la cortese attenzione e rimaniamo a disposizione per eventuali ulteriori chiarimenti.

Cordiali saluti.

Detenuti sezione 5 corpo 3 – Casa Circondariale di Montorio (VR)“.

Suicidi nel carcere di Montorio a Verona: l’interrogazione dell’Onorevole Flavio Tosi al ministro della Giustizia Carlo Nordio

Al Ministro della Giustizia – Per sapere – premesso che:

la pena riveste secondo il nostro impianto costituzionale una funzione rieducativa del condannato, propedeutica ad un suo futuro reinserimento in società. In tal senso tendono secoli di storia giuridica occidentale, oltreché lo stesso Art. 27 della nostra Costituzione;

secondo i dati più recenti forniti dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria a fine novembre, il numero di detenuti nelle carceri italiane ha raggiunto quota 60,116, superando di gran lunga la capienza regolamentare dei posti disponibili, fissata a 47,000. In particolare, l’aumento è significativo se considerato rispetto all’inizio dell’anno, fotografando una crescita di 3,920 unità e raggiungendo così i livelli precedenti alla pandemia;

Il fenomeno del sovraffollamento non solo impatta negativamente sulla qualità di vita dei detenuti, ma è altresì non in linea con le direttive stabilite dal Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura delle Pene o Trattamenti Inumani o Degradanti. Tale divario tra le condizioni reali e gli standard internazionali è motivo di seria preoccupazione, esponendo il nostro Paese a costose procedure d’infrazione, generando altresì un elevato rischio per la sicurezza all’interno degli istituti penitenziari;

a riprova dell’importanza e della delicatezza del fenomeno in parola, particolare preoccupazione destano i recenti fatti di cronaca relativi ai suicidi nella casa circondariale di Verona. Nei soli mesi di novembre e dicembre infatti, qui si sono tolti la vita Farhady Mortaza (10 novembre), Giovanni Polin (20 novembre) e Oussama Saidiki (8 dicembre), quest’ultimo a cui mancavano solo 3 mesi di detenzione;

il conteggio dei suicidi in carcere aumenta di continuo. Solo lo scorso anno, sono stati 84 i detenuti a togliersi la vita, tra uomini e donne. Le statistiche dicono che dentro le quattro mura di una cella ci si toglie la vita con una frequenza 19 volte maggiore che fuori. La casa circondariale di Montorio non è purtroppo nuova a questo genere di avvenimenti, anche a causa di una situazione di sovraffollamento dei detenuti e di sottodimensionamento nel numero di personale di polizia penitenziaria;

quali iniziative il Ministro intenda intraprendere, per quanto di competenza, ai fini evitare il ripetersi di tragedie come quelle verificatesi recentemente nella casa circondariale di Verona di cui in premessa, anche alla luce del fenomeno del sovraffollamento carcerario.

Presentatore
On. FLAVIO TOSI“.

29 Gennaio 2024

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