Il dramma di Gaza
Cosa succede quando c’è un bombardamento a 150 metri di distanza
Rendere insicuri gli ospedali, luoghi concepiti per salvare vite, è disumano. È straziante prendersi cura di queste persone. Straziante essere testimoni di tutto questo.
Esteri - di Maurizio Debanne - Gerusalemme
Quando Léo Cans, il nostro capomissione a Gaza, ha visitato la terapia intensiva dell’ospedale Nasser ha trovato un bambino di 9 anni che vomitava sangue. È uno degli 80 feriti di un attacco aereo che ha ucciso 8 persone qualche giorno fa.
“Penso che sopravviverà – dice Léo – ma questi attacchi sono indiscriminati”. Ti chiedo adesso di pensare all’ospedale che conosci meglio. Chiudi gli occhi. Prova a vedere la porta principale d’ingresso. Voltati, guarda cosa c’è 150 metri più indietro: probabilmente un viale di ingresso, barriere automatiche o un parcheggio.
Di certo vedrai persone che vanno e vengono, pazienti bisognosi di cure. Proprio lì, a 150 metri dall’ospedale, si è svolto l’attacco. Un nostro chirurgo racconta di bombardamenti pesanti, panico tra i pazienti e le persone che avevano cercato rifugio in questo ospedale.
Ora sono di nuovo in fuga, con grandi buste di plastica che contengono i pochi beni a disposizione. E questi sono i fortunati che si sono salvati. Rendere insicuri gli ospedali, luoghi concepiti per salvare vite, è disumano. È straziante prendersi cura di queste persone. Straziante essere testimoni di tutto questo.
*Medici senza frontiere