A Gerusalemme
Netanyahu è circondato: il premier affossa la soluzione dei due Stati, irruzione dei parenti degli ostaggi in Parlamento e mozione di sfiducia
"Finché sarò primo ministro, nessuno Stato palestinese". No alle richieste di Hamas, i familiari degli ostaggi si accampano sotto la casa del premier. Ancora 130 persone nelle mani di Hamas. ONU: "Medio Oriente polveriera"
Esteri - di Redazione Web
Attacco frontale non soltanto ad Hamas, ai palestinesi, ma anche agli Stati Uniti e all’Unione Europea. “Ho chiarito al Presidente USA la determinazione di Israele a conseguire tutti gli obiettivi della guerra e a garantire che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele”. Benjamin Netanyahu ha negato che possa mai prendere corpo uno Stato palestinese, almeno fino a quando lui resterà al potere nello Stato Ebraico. Ha affossato completamente la soluzione dei due Stati – cosa che per altro aveva fatto un alto funzionario di Hamas nei giorni scorsi. Dichiarazioni durissime che hanno scatenato proteste e critiche dalla comunità internazionale che sostiene la soluzione.
Sono indignate le considerazioni del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres al vertice del G77+Cina in Uganda. “Le operazioni militari di Israele hanno diffuso distruzioni di massa e ucciso civili su una scala senza precedenti durante il mio mandato come segretario generale. Questo è straziante e assolutamente inaccettabile. Il Medio Oriente è una polveriera, dobbiamo fare tutto il possibile per evitare che il conflitto si accenda in tutta la regione”. Secondo il ministero della Salute di Hamas sono 25mila le vittime a Gaza dall’inizio degli attacchi israeliani. Continua intanto l’offensiva a Khan Yunis, la più grande città nel sud di Gaza.
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La protesta sotto casa di Netanyahu
Domenica sera decine di persone si sono radunate a Gerusalemme sotto la casa di Netanyahu per sollecitare un accordo sul rilascio degli ostaggi israeliani di Hamas e del Jihad Islamico. Perché il premier aveva nel suo discorso respinto le richieste di Hamas per il rilascio degli ostaggi, ossia “la fine della guerra, l’uscita dell’Idf, la liberazione di assassini e stupratori e la sua permanenza al potere”. I manifestanti hanno montato delle tende e dichiarato che la protesta continuerà fino all’annuncio di un nuovo accordo di rilascio.
“In cambio del rilascio dei nostri ostaggi Hamas pretende la fine della guerra, il ritiro delle nostre forze da Gaza, la liberazione di tutti gli assassini e stupratori e di lasciare stare Hamas. Se accettiamo tutto questo, i nostri soldati saranno morti invano”, aveva detto Netanyahu. Hamas nelle ultime settimane aveva diffuso nuovi video di prigionieri israeliani nella Striscia di Gaza provando a far salire la pressione mediatica sul premier. Le ultime stime parlano di ancora 130 ostaggi nelle mani del movimento islamista terrorista, rapiti durante gli attacchi dello scorso 7 ottobre.
L’irruzione in Parlamento
Tensione che questa mattina si è spostata nella Knesset, il Parlamento israeliano, dove un gruppo di familiari degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas ha fatto irruzione nella Commissione Finanze chiedendo interventi urgenti per il rilascio dei rapiti dalla Striscia. Il gruppo fa parte della protesta che da ieri sera si sta svolgendo nei pressi della residenza a Gerusalemme del premier Netanyahu, del quale contestano la scarsa azione per riportare a casa gli ostaggi “prima che sia troppo tardi“. Il gruppo dei manifestanti è stato allontanato dalla commissione che tuttavia ha sospeso i suoi lavori.
⚡ 🇮🇱 Hostage families storm Israeli Knesset
The Knesset was suspended after families of the hostages forced their way through security.
Satanyahu is loosing it big time— Dr. Suhail (@suhaichemistry) January 22, 2024
Anche in risposta ad un clima di tensione sempre più evidente, Netanyahu ha incontrato a Gerusalemme i familiari di 15 persone tenute in ostaggio da Hamas nella Striscia di Gaza. Lo riporta il quotidiano israeliano Haaretz.
Le parole di Netanyahu
“Solo la vittoria totale garantirà l’eliminazione di Hamss e il ritorno dei nostri ostaggi”, ha aggiunto il primo ministro. “Come premier di Israele sostengo questa posizione con determinazione anche di fronte a pressioni enormi internazionali e interne. È stata questa mia ostinazione a impedire per anni uno Stato palestinese che avrebbe costituito un pericolo esistenziale per Israele. Finché sarò primo ministro, questa sarà la mia posizione”. Per Netanyahu la Striscia dovrà essere “smilitarizzata“, non ci sarà “a Gaza nessuno che finanzi o educhi al terrorismo o invii terroristi”, e dovrà “restare sotto il pieno controllo di sicurezza israeliano. Finché sarò primo ministro, questa sarà la mia posizione”.
Secondo stime del Wall Street Journal l’esercito israeliano avrebbe ucciso tra il 20% e il 30% delle forze combattenti di Hamas nella Striscia, una stima dell’intelligence americana “di poco più bassa” di quella dello Stato ebraico che aveva parlato dell’eliminazione di diecimila miliziani.
La mozione di sfiducia contro il governo
L’Alto Rappresentante dell’Unione Europea Josep Borrell ha definito “inaccettabile” l’opposizione alla soluzione dei due Stati. “Qual è la loro soluzione? Cacciare la gente da Gaza? Ucciderli tutti? Israele sta suscitando odio per generazioni”. Per il ministro della Difesa del Regno Unito Grant Shapps la posizione è “deludente”. I laburisti – che al parlamento israeliano Knesset contano 4 seggi su 120 – hanno annunciato una mozione di sfiducia contro il governo per “il suo fallimento nel riportare a casa gli ostaggi” e perché “non sta prendendo le necessarie decisioni per salvarli e portarli indietro”.