Una “guerra psicologica”
Taylor Swift e la teoria complotto sulla popstar “agente infiltrata” del Pentagono per conto della sinistra
Cultura - di Carmine Di Niro
No, Taylor Swift non è al centro di una psy-op, come vengono definite in gergo le operazioni psicologiche militari, in questo caso tesa a influenzare statunitensi. La strampalata teoria del complotto era stata lanciata da Jesse Watters, giornalista dell’emittente televisiva Usa Fox News, nota per aver supportato e rilanciato la propaganda di Donald Trump.
La teoria del complotto su Taylor Swift
“Mi chiedo chi l’abbia portata fino alla Casa Bianca. Di chi sia stata quella prima stretta di mano“, aveva detto martedì il giornalista nel corso della sua trasmissione televisiva serale. Watters si riferiva, come ricorda l’agenzia Nova, al recente annuncio di un partenariato tra Swift e dell’organizzazione progressista Vote.org, per promuovere la registrazione dei giovani in vista delle elezioni.
Non solo. Watters aveva anche mandato in onda un servizio con dei tagli strategici che volevano dimostrare come già nel 2019 il Pentagono, il ministero della Difesa statunitense, la volesse trasformare in uno “strumento”. Secondo Watters la cantante pop, eletta “Person of the Year” dal Time, sarebbe dunque “un’agente sotto copertura” del ministero della Difesa (e dunque di Joe Biden) utilizzato “per fini politici segreti, alle dipendenze di un’unità operativa del Pentagono” stesso per portare avanti “una guerra psicologica” con un obiettivo evidente, non consentire la vittoria alle prossime presidenziali previste a novembre di Donald Trump.
La smentita del Pentagono
Idea strampalata che ha costretto il dipartimento della Difesa Usa a intervenire per negare che l’icona della musica mondiale sia parte di una operazione psicologica militare.
La portavoce del Pentagono Sabrina Swift ha replicato tramite una nota inviata al quotidiano Politico: “Queste teorie del complotto ce le scrolliamo di dosso“, ha affermato la portavoce, cui ha fatto eco anche la direttrice di Vote.org, Andrea Hailey: “Niente psy-op o asset del Pentagono“, ha scritto Hailey su X, “solo la più grande piattaforma indipendente d’America che aiuta i giovani a registrarsi ed esprimere il loro voto“.
L’icona mondiale (anche politica)
Intanto però è dall’Europa che si auspica un coinvolgimento “politico” della cantante americana, che dal 2006 ad oggi ha accumulato record su record di vendite e successi. La vice presidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, le ha rivolto un appello per invitare i giovani al voto: “Nessuno è in grado di mobilitare quanto i giovani. L’anno scorso Taylor Swift fece un video sui social per un appello al voto. Il giorno dopo si registrarono per il voto 35 mila giovani americani. Il 9 maggio, Giornata dell’Europa, Taylor Swift sarà in concerto a Parigi. Spero faccia lo stesso appello per il voto alle elezioni europee”.
Il riferimento è all’invito nei mesi scorsi dalla popstar ai giovani statunitensi a iscriversi a Vote.org, la piattaforma per votare negli Stati Uniti, che ha portato a un aumento delle sottoscrizioni di circa 35mila persone.
Tornando poi alla teoria del complotto rilanciata dai media conservatori, i timori Repubblicani sull’attivismo politico hanno un fondo di verità. Nei primi anni di carriera Taylor Swift era soprattutto una cantante country e veniva, a torto, considerata una rappresentante dei valori conservatori.
La svolta più pop e commerciale ha alimentato una sorta di sindrome dell’abbandono da parte dell’elettorato conservatore che vedeva in lei una “rappresentate” delle proprie istanze: la svolta si è avuta poi nel 2018 con una serie di dichiarazioni, ripetute anche negli anni a seguire, a favore dei diritti della comunità Lgbtq+.