I punti chiave
Manovra, via libera alla Camera: stretta sulle pensioni, taglio al cuneo fiscale e via uno scaglione Irpef
Con 200 sì, 112 voti contrari e tre astenuti, a due giorni dalla fine del 2023 la manovra di bilancio è legge. Senza ricorso alla fiducia il testo è stata infatti approvato nella serata di venerdì 29 dicembre alla Camera dei Deputati.
Cosa c’è nella Manovra 2024
I due punti chiave sono il taglio del cuneo fiscale e la riforma delle aliquote Irpef. Il primo prevede 7 punti in meno di contributi sulle retribuzioni fino a 25 mila euro lordi che scendono a 6 punti per chi percepisce fra 25 mila e 35 mila euro: un costo per le casse dello Stato di oltre 10 miliardi di euro secondo la Ragioneria dello Stato, valido solo per il 2024.
In busta paga il taglio del cuneo si farà sentire con in media 100 euro di benefici al mese e riguarderà 14 milioni di lavoratori. Quanto alle aliquote Irpef, passano (per il solo 2024) da quattro a tre: viene accorpato il primo e il secondo scaglione sotto l’aliquota del 23% che si applicherà ai redditi imponibili fino a 28 mila euro lordi (anziché 15 mila). Il risparmio medio d’imposta sarà di 160 euro annui, il costo superiore ai 4 miliardi di euro.
Il capitolo pensioni
Al di là della propaganda di governo, con la Manovra approvata dalla maggioranza sarà più difficile andare in pensione prima dei normali requisiti per la pensione di vecchiaia (67 anni d’età e 20 di contributi) o di quella anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi indipendentemente dall’età, un anno in meno per le donne).
Il governo ha quindi prorogato per il 2024 Quota 103 (in pensione con almeno 62 anni d’età e 41 di contributi), introducendo però una serie di paletti: come il calcolo dell’assegno interamente col metodo contributivo, tetto all’importo e l’allungamento delle “finestre”: 7 mesi per i lavoratori del settore privato e 9 mesi per la pubblica amministrazione.
Sanità e Ponte sullo Stretto
Il governo ha stanziato sulla sanità tre miliardi per il 2024, 4 per il 2025 e 4,2 per il 2026: troppo pochi per medici e infermieri, con i sindacati che sono pronti a scioperare due giorni a gennaio.
Quindi il capitolo Ponte sullo Stretto, ossessione del ministro dei Trasporti Matteo Salvini. Per l’infrastruttura sono stati stanziati 11,6 miliardi fino al 2032, anno fissato per il termine dei lavori. Il carico sullo Stato però sarà sgravato dal Fondo di sviluppo e coesione perché circa 2,3 miliardi di euro saranno presi da lì, a discapito delle regioni meridionali. Sicilia e Calabria cederanno 1,6 miliardi di euro per finanziare una parte dell’infrastruttura.