La rubrica

Lavoro: attenti alla “riforma” in Grecia, prova di “assaggio” da estendere ai lavoratori italiani…

I lavoratori greci si sono battuti con forza contro il varo della legge, che richiama le relazioni industriali ai tempi dei Colonnelli. Ma sono stati lasciati soli dai sindacati dei Paesi europei.

Editoriali - di Mario Capanna

24 Dicembre 2023 alle 13:00

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Il premier greco Kyriakos Mitsotakis
Il premier greco Kyriakos Mitsotakis

Tu vendi il tuo tempo, le tue giornate, per cui lo stipendio che ti danno è una sorta di ricompensa perché ti hanno rubato qualcosa.
(T. Terzani)

Il governo greco di centrodestra ha varato recentemente una “riforma” del lavoro che, sostanzialmente, riporta le condizioni agli albori del capitalismo ottocentesco. L’affermazione è esagerata? Vediamo.

Anzitutto: la nuova legge consente, anche ai dipendenti a tempo indeterminato, la possibilità di un secondo lavoro, per un totale di 13 ore complessive al giorno. Misura ritenuta necessaria per contrastare la povertà salariale, erosa per di più dall’inflazione.

Inoltre: la settimana lavorativa diventa, in pratica, di 7 giorni. Se un lavoratore, su richiesta dell’imprenditore – del padrone, si diceva un tempo – si rifiuta di lavorare la domenica, è colpito da misure disciplinari all’interno dell’azienda con il sostegno del ministero del Lavoro. Viene estesa ad un anno la libertà di licenziamento arbitrario, senza preavviso e senza indennizzo, per tutte le tipologie di contratto.

Come se non bastasse, la “riforma” permette una tipologia di “contratti a chiamata”: il datore di lavoro può assumere nuova manodopera per un periodo fisso di tempo per affrontare “improvvisi picchi di produzione”, con facoltà di interrompere il contratto una volta terminata l’emergenza.

I contratti a chiamata sono a fisarmonica: possono durare anche un solo giorno. Di fatto si tratta di una forma estrema di sfruttamento, che richiama il caporalato. Le norme antisindacali sono conseguenti. Da un lato viene smantellato il quadro di protezione dei contratti collettivi, dato che le grandi aziende possono ignorarli, dall’altro viene estesa a fantomatiche “associazioni di persone” la possibilità di negoziare accordi particolari a livello di impresa, con potere decisionale al di là delle rappresentanze sindacali.

Beninteso: queste “associazioni di persone” possono essere imposte ai lavoratori come “sindacati gialli”, con dentro una diretta componente padronale. Dulcis in fundo, viene vanificato il diritto di sciopero: chi lo pratica può essere multato fino a 5 mila euro, con trattenuta mensile diretta nella busta paga.

I lavoratori greci si sono battuti con forza contro il varo della legge, che richiama le relazioni industriali ai tempi dei Colonnelli. Ma sono stati lasciati soli dai sindacati dei Paesi europei.

La Ue stessa ha fatto di tutto per silenziare la controriforma greca, stimolando l’embargo dei grandi media, quelli italiani in particolare. Che sia, quella greca, una prova di “assaggio” da estendere ai lavoratori di altri Paesi europei? Viene da dire: attenta Italia!, la Grecia è vicina…

24 Dicembre 2023

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