Il libro del governatore

Schlein inadeguata, De Luca sarebbe una guida robusta con idee di sinistra

Il governatore ha idee politiche molto più solide anche della sua retorica. Al centro della sua linea politica c’è un obiettivo chiarissimo: impedire a quella che considera una destra sgangherata di portare alla rovina il paese.

Editoriali - di Piero Sansonetti

3 Dicembre 2023 alle 10:00

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Schlein inadeguata, De Luca sarebbe una guida robusta con idee di sinistra

Ci sono, credo, moltissimi argomenti sui quali dissento profondamente da Enzo De Luca, governatore della Campania. In politica estera, sulla sicurezza, forse anche sull’idea di battaglia per i diritti individuali.

Però non posso non riconoscere che le sue critiche al Pd sono molto fondate. Non sono “polemica”: sono pensiero. C’è molta differenza tra polemica e pensiero, anche se oggi pochissime persone lo sanno. La vera critica si basa sul pensiero.

De Luca viene dalla scuola vecchia e solidissima del Pci. In questo lo sento vicino. Anche se lui nasce dalla squadra robusta, realista e riformista di Giorgio Amendola (e di Gerardo Chiaromonte, che io considero un gigante, sottovalutato, della politica del secondo novecento) e io invece dalle nuvole romantiche e filosofiche e rivoluzionarie di Pietro Ingrao.

Dunque quello che sto per scrivere non mi viene dettato da una condivisione di idee ma da un giudizio freddo (per quanto possa essere fredda qualunque cosa riguardi Enzo De Luca…). Ho letto il suo libro e ieri lo ho ascoltato parlare alla convention del Riformista, che si è tenuta a Napoli e nel corso della quale è stato presentato il nuovo settimanale garantista (PQM) che sarà in edicola dal 9 dicembre diretto da Giandomenico Caiazza.

Il libro di De Luca è intitolato: “Nonostante il Pd”. E io parto proprio da qui, rovesciando scherzosamente lo slogan: “Nonostante De Luca”. Per questa ragione: sebbene le critiche rivolte da De Luca al partito siano molto aspre, quel titolo accenna (magari involontariamente) a una ipotesi assolutamente ragionevole: che comunque non sia possibile prescindere dal Pd se si vuole tentare di ricostruire la sinistra. E io, proseguendo la metafora, dico che non si può prescindere da una personalità che ha la forza di De Luca.

Non vi nascondo che la sua abilità retorica, la capacità di infilare battute a raffica e di creare “caricature,” sono una parte essenziale del suo carisma. Però ieri ho avuto l’impressione che il governatore abbia idee politiche molto più solide anche della sua retorica. Al centro della sua linea politica c’è un obiettivo chiarissimo: impedire a quella che considera una destra sgangherata di portare alla rovina il paese.

De Luca è convinto che oggi la destra governa, è forte, domina – senza avere né le capacità, né le idealità necessarie per governare uno Stato – per una sola ragione: perchè la sinistra, suicidandosi, le ha consegnato le chiavi del Palazzo e poi s’è ritirata in buon ordine a chiacchierare. La politica è scomparsa dall’orizzonte. La leadership è finita nelle mani di persone e gruppi decisamente al di sotto delle necessità.

Per riprendere il cammino – dice De Luca – servono tre cose: un nuovo gruppo dirigente all’altezza – preparato, politicizzato, colto, sapiente, dotato, onesto – una politica delle alleanze cioè uno spirito di coalizione, e un programma vero.

Non ha ragione? Io sarei forse solo un po’ più drastico. Non parlerei di programma ma di nuova “ideologia”. Il mio vecchio ingraismo è ancora vivo e non coincide con l’amendolismo di De Luca; io sono convinto che i programmi siano effimeri, e che un partito, per vivere, abbia bisogno di un sistema di idee, di principi, di gerarchie ideali, che esistono solo se su di loro costruisce una vera e propria ideologia.

È quello che non successe nell’ 89. Quando il Pci liquidò se stesso e la sua solida storia, senza mettere mano alla costruzione di una storia nuova. E proprio per quella ragione, invece di affrontare il vero punto debole del vecchio movimento operaio, e cioè la sottovalutazione del principio assoluto della libertà, immaginò di potersi rinnovare riducendo o addirittura azzerando la sua battaglia e il suo pensiero egualitario.

Io penso che oggi sarebbe necessario rovesciare quell’errore: la sinistra dovrebbe recuperare l’egualitarismo, difenderlo, rilanciarlo, e fonderlo con il punto più alto della cultura liberale che è il garantismo. Senza questi due motori (della rivoluzione o delle riforme: non c’è più grande differenza) la sinistra è condannata ad esser solo una copia sbiadita della destra.

Chi può guidare un’impresa del genere? Ho già detto di avere simpatia per la giovane Elly Schlein ma di non poter tacere quello che tutti – tutti – sanno: che è inadeguata alla guida di un partito. E allora? Qualche ex dirigente della vecchia Dc? No, perché non ha il Dna di sinistra, né la forza di statista che è stata di Moro o di Andreotti o di Fanfani.

Non credo che si possa ridare vita e linfa al Pd prescindendo dalla miniera politica e teorica del Pci, che è stato, nella storia della Repubblica, di gran lunga la più potente delle forze riformiste.

Io, personalmente, vorrei un Pd molto spostato a sinistra, perché quella è la mia storia e la mia indole. Ma la questione essenziale non è quanto possa collocarsi su posizioni più rivoluzionarie o più moderate e riformiste. Il problema è come possa riprendere la sua forza e la capacità di fare politica.

E fare politica vuol dire essere pronti a una azione di rottura e a una azione di governo. Io, da ragazzo, ero contrario al compromesso storico, ma ero pienamente a mio agio nel Pci di Berlinguer. Il pluralismo, in un partito democratico, è essenziale. Ma il pluralismo vero, basato sulle visioni strategiche. E allora mi viene da dire: nonostante De luca…De Luca.

3 Dicembre 2023

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