Marcia indietro di Pogliese
Via l’incompatibilità per i condannati negli enti locali, Fratelli d’Italia “ci prova” con un emendamento (poi ritirato)
Niente più incompatibilità con gli incarichi nelle amministrazione locali per chi subito una condanna anche non passata in giudicato per uno dei reati contro la pubblica amministrazione previsto dal capo I del titolo II del libro secondo del codice penale ovvero, tra gli altri, peculato, malversazione di erogazioni pubbliche, indebita percezione di erogazioni pubbliche e concussione.
Lo prevede, o è meglio dire prevedeva, un emendamento al decreto ‘Anticipi’ presentato a prima firma dal senatore di Fratelli d’Italia Salvo Pogliese (FdI) e dai colleghi Raoul Russo, Carmela Bucalo e Salvatore Sallemi. Una proposta che manterrebbe invece il vincolo per le amministrazioni regionali o statali.
L’emendamento ritirato
Emendamento che però è rimasto in vita poche ore. Lo stesso Pogliese ha annunciato il suo ritiro: “Così come scritto, a causa di un errore materiale – spiega all’Ansa l’esponente del partito di Giorgia Meloni – il testo non era concordato con il partito o con il gruppo e non rappresenta la linea di Fratelli d’Italia. Pertanto, ho provveduto all’immediato ritiro dell’emendamento”.
“Gli emendamenti” al decreto Anticipi riguardanti “gli articoli 4-7-11-12-13-14 del decreto legislativo sull’incompatibilità avevano l’esclusiva finalità di eliminare l’inconferibilità ai consiglieri comunali, assessori e sindaci, nei due anni successivi al termine del loro mandato, di incarichi nelle società partecipate dello stesso Ente in cui erano stati eletti“, spiega in una nota il senatore di Fratelli d’Italia Salvo Pogliese. “Parimenti – aggiunge – era prevista l’eliminazione dell’impossibilità per i presidenti delle società partecipate di poter essere nominati in altre società partecipate dello stesso Ente. Questi emendamenti erano, peraltro, pienamente condivisi dagli stessi rappresentanti delle amministrazioni locali. Per un mero errore materiale del testo è stato previsto anche l’art. 3, e per questo motivo così come scritto il testo non era concordato con il Partito o con il gruppo e non rappresenta la linea di Fratelli d’Italia. Pertanto, ho provveduto all’immediato ritiro dell’emendamento“.
Chi è Pogliese
Pogliese, ex sindaco di Catania del Popolo delle libertà, era stato condannato lo scorso maggio dalla Corte d’Appello di Palermo per le “spese pazze” all’Ars. L’inchiesta della Procura risale al 2014: più di ottanta tra parlamentari regionali e impiegati dei gruppi parlamentari finirono indagati, ma sotto processo andarono solo i capigruppo in carica dal 2008 al 2012. Fra le spese contestate c’erano i soldi per comprare borse di lusso, gioielli, auto: Polese è stato condannato in secondo grado a 2 anni e 3 mesi (aveva avuto 4 anni e 3 mesi in primo grado).
Le critiche di Pd e M5S
Contro il testo si erano espressi sia Partito Democratico che Movimento 5 Stelle. Dai Dem il capogruppo al Senato Francesco Boccia aveva parlato di emendamento “semplicemente assurdo” e “pericoloso, di cui non capiamo la ragione”. “Si tratta di una scelta contraria ad ogni logica di legalità: se l’emendamento venisse approvato i condannati potrebbero essere chiamati, ad esempio, a coprire ruoli di vertice nella macchina amministrativa dei Comuni, come il segretario generale o il direttore generale”, ha ricordato i presidente dei Senatori Pd.
Durissimo anche il commento dell’ex premier Giuseppe Conte, affidato a Facebook. “Porte aperte ai corrotti nei Comuni. Al Senato il partito di Giorgia Meloni ha presentato un emendamento che apre alla possibilità di stendere il tappeto rosso nelle amministrazioni locali a chi è stato condannato per reati contro la Pubblica amministrazione. Anche i corrotti e chi ha depredato i soldi di tutti per i propri vantaggi personali potranno quindi avere tranquillamente un incarico in un’amministrazione locale. Un’altra salvacorrotti, un altro schiaffo all’Italia che crede nella legalità”, ha scritto il leader 5 Stelle.