Il patto Italia-Albania
Così Edi Rama offende gli italo-albanesi
La scelta del Governo Meloni contrasta fortemente con le direttive dell’Unione Europea, che ha una consolidata normativa in materia dei diritti umani e di accoglienza dei migranti. L’accordo con l’Albania, evidentemente, è improntato al modello di una vera e propria deportazione
Editoriali - di Giovanni Manoccio
Succede, ancora oggi, che gli Stati civili, quelli che in Europa vogliono avere un ruolo centrale (l’Italia) o farne parte a pieno regime (l’Albania), si incontrino per concordare e determinare le regole della deportazione moderna. Dimenticando, malgrado la storia, i canoni del rispetto dell’essere umano e i principi secondo cui l’accoglienza dovrebbe essere fatta.
In questo senso, Italia e Albania si ritrovano, lunedì 6 novembre, a firmare un accordo per attivare due centri italiani di migranti in Albania, ricalcando il modello che propone la Gran Bretagna con la deportazione in Rwanda. Nell’agosto 2018, l’allora Ministro dell’Interno, tal Matteo Salvini, prese in ostaggio oltre 177 persone, tra cui 27 minori non accompagnati, approdati sulle nostre coste, bloccandoli per giorni nel porto di Catania e chiedendo che l’Europa se ne facesse carico.
L’Albania, in quel caso, si dichiarò disponibile ad accogliere alcune famiglie, che però non vi arrivarono mai in quanto la UE bloccò l’operazione. Entusiasmante fu allora la presa di posizione di Edi Rama, che dimostrava l’umanità del popolo Schipetaro che non aveva dimenticato lo sbarco della Vlora a Bari, avvenuto l’8 agosto del 1991.
Oggi, invece, sembra che gli accordi con il governo italiano guidato da Giorgia Meloni portino in altra direzione, nonostante nei paesi di etnia albanese si siano sviluppati i migliori progetti di accoglienza dell’Italia intera. Nel 2010, da Sindaco di Acquaformosa, decisi di aderire al Sistema pubblico dell’accoglienza, allora chiamato SPRAR, e dopo pochi anni tanti altri Sindaci aderirono, declinando in positivo l’accoglienza dei paesi Italo-Albanesi.
Oggi sono Presidente di una Associazione che si occupa di Accoglienza, quella pubblica, in 8 paesi di origine Arbëreshe. Nel nostro DNA c’è quello dei profughi arrivati nel 1500 dall’Albania, ed è anche in memoria dei nostri antenati, accolti in Italia secoli fa, che nei nostri progetti SAI pratichiamo la buona accoglienza, quella osteggiata dall’attuale governo italiano.
Purtroppo, la scelta del Governo Meloni contrasta fortemente con le direttive dell’Unione Europea, che ha una consolidata normativa in materia dei diritti umani e di accoglienza dei migranti. L’accordo con l’Albania, evidentemente, è improntato al modello di una vera e propria deportazione che cerca di delegittimare proprio quel sistema pubblico di accoglienza a cui molti sindaci arbëreshë di Calabria hanno aderito, il SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione), a favore dei CAS (Centri di accoglienza straordinari) nel quale investono imprenditori senza scrupoli, che vedono nell’accoglienza solo un modo per fare affari, a discapito dei diritti delle persone accolte.
Con questa scelta, signor Primo Ministro Rama, lei offende anche i tanti Sindaci arbëreshë che non più di qualche mese fa l’hanno accolta nei nostri paesi e che, nella maggior parte dei casi, hanno scelto il sistema SAI, gestito da Cooperative o Associazioni del territorio. Nei nostri progetti SAI sono stati accolti, nel corso di questi anni, anche molti minori stranieri non accompagnati, provenienti dall’Albania, così come negli anni 90 abbiamo accolto i tanti profughi che fuggivano dall’Albania.
Sarebbe stato meglio non rendersi colpevole della deportazione di persone che cercano la libertà, così come la cercavano, non più di trent’anni fa, le persone che scappavano dall’Albania.
*Già Sindaco di Acquaformosa – Presidente dell’Associazione “Don Vincenzo Matrangolo”