La legge di bilancio
Cosa prevede la manovra del governo, trionfalismi ma i soldi non ci sono
L'aumento delle pensioni minime per il quale si era fieramente battuto Tajani, in realtà con il poco celato obiettivo di usare la popolare misura come leva per imporre un vertiginoso programma di privatizzazioni? Niente da fare, il che è un bene per le mancate privatizzazioni ma certo non per le pensioni minime di 600 euro al mese. Da fame erano e da fame restano
Politica - di David Romoli
La manovra è (quasi) arrivata. La bozza è pronta e non è che si discosti molto da quanto annunciato da Meloni e Giorgetti nella conferenza stampa di presentazione della legge di bilancio. Le novità sono un rincaro delle sigarette, circa 10 centesimi a pacchetto nel 2024, poi i prezzi saliranno ancora.
Stessa sorte per il tabacco riscaldato e il trinciato, con un aumento di 30 cent a busta. Rincarano con tassa aumentata dell’1% ogni anno anche le sigarette elettroniche, la sola voce che può portare qualcosina in cassa. Sale anche di 5 punti, dal 21 al 26%, la cedolare secca sugli affitti brevi. Il settore è in espansione, ottimo dunque per fare cassa. In realtà di novità ce ne sono altre, molto meno comprensibili della penalizzazione dei fumatori. Sale dal 5 al 10% l’Iva sui tamponi, alla faccia del governo amico delle donne, e sui prodotti per l’infanzia come il latte in polvere: familisti sì ma con misura e i chiari di luna che affliggono Giorgetti vengono per forza prima.
E’ vero che c’è un incremento del bonus per gli asili nido, ma solo per i secondi figli nati a partire dal prossimo primo gennaio, in nuclei familiari dove ci sia già un minore di 10 anni e con Isee sotto i 40mila euro. Qualche famiglia se ne avvantaggerà però mica tante. Più corposo lo sgravio contributivo del 100%, fino a un tetto di 3mila euro l’anno, per le mamme. Certo il numero dei figli farà la differenza: se saranno due lo sgravio si prolungherà fino al compimento del decimo anno del più piccolo. Se i figli saranno 3 arriverà al diciottesimo compleanno sempre del più piccolo Dal primo luglio, poi, dovrebbero entrare in vigore la Plastic e la Sugar Tax.
Sulla carta ci sarebbero già dal 2020 ma, di proroga in proroga, non sono mai diventate effettive. Il governo giura che quella del primo semestre ‘24 sarà l’ultima proroga. Chissà se sarà vero. La manovra nero su bianco è tanto inconsistente quanto quella annunciata a parole. I soldi non ci sono, le prospettive sono tutt’altro che rosee e più di tanto non si può fare anche se quel tanto è molto poco. In concreto è solo la conferma del cuneo fiscale di 6 o 7 punti, a seconda del reddito. Resterà in vigore per tutto il 2024. Poi si vedrà. Ma sul rendere il taglio strutturale il governo si gioca tutto, essendo l’unica cosa che ha fatto l’anno scorso e l’unica che promette per il prossimo. Quindi sarà l’ultimo bastione a essere abbandonato anche in caso di tempesta.
Dopo il taglio, la principale voce di spesa andrà a coprire i rinnovi contrattuali della Pa: 3 miliardi quest’anno, 5 il prossimo. Dovrebbero servire anche a colmare uno dei tanti vuoti della sanità, con l’aggiunta di 3 miliardi per il medesimo settore in ginocchio. Dal punto di vista politico, la misura più importante e la decisione più clamorosa riguarda le pensioni. Di fatto la Lega, o almeno il ministro leghista dell’Economia con il beneplacito del vicepremier che del Carroccio è leader, ha deciso di muoversi sotto il segno di Elsa Fornero e della sua riforma delle pensioni, bersaglio fisso di Salvini negli ultimi 12 anni che non sono pochi.
Non solo non ci sono passi avanti rispetto a quota 103, come aveva chiesto sino all’ultimo Salvini, ma ce ne sono di robusti all’indietro. Di fatto si passa a quota 104, 63 anni e 41 di contributi. Ma il governo fa il possibile per ostacolare anche questa scelta: chi accede a quota 104 vedrà la pensione più o meno sforbiciata a seconda dell’età di uscita ma soprattutto, anche dopo aver raggiunto i requisiti, dovrà aspettare da 3 a 6 mesi nel pubblico, da 6 a 9 nel privato, per incassare davvero la pensione. Senza contare l’aumento dell’importo minimo maturato dal 1996 per poter anticipare l’uscita dal lavoro. Più di così la Lega non poteva cedere, anche perché non è rimasto nulla di cedibile. Trattandosi della principale battaglia di bandiera di Salvini da sempre è una disfatta politica.
L’Ape sociale dovrebbe essere confermata per tutto l’anno prossimo. Sarà sostituita da norme meno flessibili come promesso però, sembra di capire anche se non è ancora certo, non a partire da quest’anno ma dal prossimo. Anche Opzione donna dovrebbe restare in vigore almeno per tutto l’anno prossimo: le donne con 35 anni di contributi potranno andare in pensione a 61 anni, che scendono a 60 con un figlio e a 59 con più numerosa prole. E l’aumento delle pensioni minime per il quale si era fieramente battuto Tajani, in realtà con il poco celato obiettivo di usare la popolare misura come leva per imporre un vertiginoso programma di privatizzazioni?
Niente da fare, il che è un bene per le mancate privatizzazioni ma certo non per le pensioni minime di 600 euro al mese. Da fame erano e da fame restano. Il trionfalismo del governo è tanto risibile quanto le denunce roventi dell’opposizione. La realtà di questa manovra è che, non solo per colpa del governo essendo il contesto quello che è, si tratta della manovra meno significativa degli ultimi decenni. Chiamarla modesta è già esagerare di molto.