Si tratta per gli ostaggi
Gaza, la notte di bombardamenti più sanguinosa: Israele colpisce campo profughi, tre ministri verso dimissioni
Esteri - di Redazione
L’offensiva israeliana a Gaza continua, così come continuano ad aumentare il numero di morti palestinesi. Tra domenica e lunedì mattina vi sono stati i raid più cruenti da parte dell’IDF, le forze di difesa israeliane: gli attacchi, secondo quanto riporta Al Jazeera che cita le autorità della Striscia, avrebbero provocato la morte di almeno 60 palestinesi.
Complessivamente, secondo i funzionari palestinesi, nelle ultime 24 ore di bombardamenti sarebbero morte più di 400 persone in quello che viene definito il peggiore raid dall’inizio della guerra, lo scorso 7 ottobre, tra Hamas e Israele.
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Secondo l’agenzia di stampa palestinese Wafa sono stati registrati almeno 25 attacchi aerei israeliani contro aree residenziali del territorio palestinese, che ospita più di 2 milioni di persone. Wafa ha aggiunto che molti degli attacchi hanno colpito case civili senza alcun preavviso.
La stessa IDF ha “rivendicato” la portata dei raid, sottolineando che gli attacchi militari hanno colpito 320 obiettivi di Hamas e della Jihad Islamica nella Striscia. Durante la notte, si legge in una nota dell’IDF condivisa su X (l’ex Twitter, ndr), l’aeronautica israeliana ha colpito i tunnel dove si nascondevano gli agenti di Hamas e della Jihad islamica, siti militari, punti di osservazione e postazioni di mortai e missili anticarro.
Inoltre, aggiunge l’IDF le forze di fanteria, artiglieria e carri armati hanno colpito un certo numero di cellule terroristiche di Hamas a Gaza, inclusa una che pianificava di effettuare un attacco missilistico al confine.
L’attacco al campo profughi
Almeno 17 palestinesi sono rimasti uccisi in un bombardamento israeliano nell’affollato rione di Jabalya, a nord di Gaza.
A riferirlo è il ministero degli Interni di Gaza, secondo cui si tratta di membri del clan familiare el-Batash, parenti di uno dei leader politici della Jihad islamica. A quanto pare, secondo testimoni sul posto, sotto le macerie ci sono altre vittime.
#BREAKING| Casualties have been reported in an Israeli strike on houses in Jabalya refugee camp in #Gaza. pic.twitter.com/uSHBvvoEjq
— Quds News Network (@QudsNen) October 22, 2023
Fonti locali aggiungono che gli abitanti di Jabalya hanno finora ignorato i ripetuti appelli giunti dalle forze armate di Israele di spostarsi nel sud della Striscia, oltre il Wadi Gaza.
La questione degli ostaggi
Secondo il portavoce militare israeliano Daniel Hagari, il numero di ostaggi in mano ad Hamas è salito a 222, numero che è “aggiornato di volta in vota in base a informazioni di intelligence“. “In particolare – ha aggiunto Hagari – c’è voluto tempo perché tra gli ostaggi ci sono non pochi cittadini stranieri e la loro identificazione ha richiesto tempo aggiuntivo“.
Ostaggi che sono un fattore chiave del conflitto. In una intervista alla Abc il portavoce internazionale delle Forze di difesa israeliane (IDF) Jonathan Conricus ha spiegato quali sono gli obiettivi di Gerusalemme: “Hamas si arrenda senza condizioni, riconsegni gli ostaggi e la guerra finirà”, ha spiegato all’emittente americana.
Conricus ha quindi aggiunto che le truppe di terra israeliane “probabilmente” entreranno nella Striscia di Gaza nei prossimi giorni “a meno che Hamas non si arrenda incondizionatamente“.
E sempre sul tema degli ostaggi in mano al gruppo radicale terroristico che guida la Striscia, il New York Times scrive oggi che i miliziani di Hamas rilasceranno 50 ostaggi con doppia nazionalità. “Un alto funzionario militare israeliano ha affermato che, sulla base dei colloqui tra Stati Uniti e Qatar, Hamas potrebbe rilasciare circa 50 cittadini con doppia nazionalità separatamente da qualsiasi accordo più ampio“, si legge sul quotidiano della Grande Mela, una notizia che al momento però non trova conferme ufficiali.
Tre ministri minacciano le dimissioni
“Almeno tre ministri” israeliani stanno considerando la possibilità di rassegnare le dimissioni per obbligare il premier Benyamin Netanyahu ad assumersi pubblicamente le proprie responsabilità in seguito all’attacco a sorpresa sferrato da Hamas il 7 ottobre. Lo ha appreso il sito Ynet, del quotidiano Yediot Ahronot, senza però pubblicare i loro nomi.
Il sito pubblica anche un sondaggio di opinione secondo cui il 75 per cento degli israeliani addossano a Netanyahu la responsabilità della totale sorpresa del Paese per l’attacco di Hamas.