Il dl Caivano
Il Pd contro il governo: “Giustizia non vuol dire galera”
I dem lanciano l’allarme sui provvedimenti di Meloni &co., a partire dal dl Caivano: “Nordio alla bancarotta” E Mantovano annuncia il reato di “stesa”.
Politica - di Angela Stella
Sos giustizia: a lanciarlo è stato ieri il Partito democratico in una conferenza stampa che già dal titolo, ‘La giustizia in ginocchio ai tempi della destra’, ha messo nel mirino le politiche di maggioranza e governo, a partire dal tema della prescrizione per finire al dl Caivano. I parlamentari dem Debora Serracchiani, responsabile Giustizia per il partito, i capigruppo nelle commissioni Giustizia di Camera e Senato, Federico Gianassi e Alfredo Bazoli, il capogruppo in commissione Antimafia, Walter Verini e la vicepresidente del Senato Anna Rossomando hanno innanzitutto criticato l’ultima iniziativa della maggioranza che con un emendamento cancella l’improcedibilità.
Nel primo semestre del 2023 “secondo dati del Ministero, passati sottotraccia, essa ha raggiunto effetti straordinari” ha detto Bazoli, ossia riduzione del 30% dei tempi del processo penale e del 20% di quelli del civile. “Se si sono raggiunti questi numeri – si è chiesta la Serracchiani – se è stato raggiunto l’obiettivo prefissato da Italia ed Unione europea per ottenere i fondi del Pnrr, perché dobbiamo metterlo in discussione?”. Poi è intervenuta la vice-presidente del Senato Rossomando: “Questo governo di destra continua a parlare di riforme della Giustizia, ma siamo in presenza di archeologia giudiziaria perché vengono ripescati elementi di polemica del passato. Le riforme che abbiamo approvato nella scorsa legislatura avevano delle cifre, soprattutto quella del processo penale puntava su tempi ragionevoli del processo e potenziamento delle garanzie con attenzione al tema della pena che non può e non deve essere solo carceraria. Questo ministro invece, che tutti i giorni si autodefinisce liberale e garantista, è alla bancarotta e al fallimento: non viene fatto niente e gli interventi fatti sono contraddittori”.
Proprio mentre era in corso la conferenza stampa le agenzie hanno battuto la notizia che il sottosegretario di Stato, Alfredo Mantovano, ha annunciato che “Il reato di ‘stesa’, che finora era un’aggravante, sarà un comportamento che sarà trasformato in delitto autonomo” e che per i “reati efferati” commessi da minori, “si immagina una permanenza più congrua nel carcere minorile prima dell’accesso alla messa in prova”.
La novità entrerà nel decreto legge Caivano. “Non solo è uno stravolgimento profondo di cultura penale, ma lo è anche del processo minorile già messo a dura prova dal dl Caivano”, ha stigmatizzato la Serracchiani. “Sul dl Caivano – ha aggiunto il senatore Pd Alfredo Bazoli – abbiamo fatto audizioni di corsa e nessuno degli auditi ci ha detto che occorre questa stretta sulla messa alla prova, si tratta in realtà di uno strumento molto importante”.
Sempre sul dl Caivano, Bazoli ha espresso un forte timore: “Noi stiamo esaminando il decreto al Senato, nel corso delle audizioni il garante dei detenuti uscente Mauro Palma ha dato un dato inquietante e cioè ha detto che secondo le loro stime col decreto Caivano la popolazione carceraria nei penitenziari minorili è destinata ad aumentare del venti per cento su una situazione che già satura. Abbiamo chiesto i dati al governo e alla maggioranza su quanto rischia di aumentare la popolazione carceraria per il ripristino del carcere per i reati di lieve entità legati al traffico di stupefacenti. Si ripristina la possibilità delle misure cautelari, dell’arresto obbligatorio in flagranza di reato che era stato tolto nel 2013 dopo la sentenza Torreggiani perché si sapeva che quella misura è una misura che aumentava in maniera esponenziale la popolazione carceraria. Quei dati non ci sono stati forniti perché non li hanno. Fanno riforme senza saperne neanche l’impatto”.
A questo punto abbiamo chiesto se l’annuncio di Mantovano non sia l’ennesima conferma di chi abbia l’effettiva responsabilità di quanto riguarda la giustizia e se Nordio non sia stato commissariato dal sottosegretario di Meloni. Ci ha risposto l’onorevole Serracchiani: “Intanto diciamo che stiamo assistendo da una parte al commissariamento del Parlamento, ed è un fatto gravissimo, che interviene attraverso i decreti legge costanti, le apposizioni della fiducia costanti, il fatto che non si dia tempo alle commissioni per lavorare sui testi di legge; pensate che vengono ridotti i tempi anche delle proposte di legge non solo dei decreti legge. Quindi c’è oggettivamente un costante e continuo commissariamento. Ora, rispetto, al ministro Nordio spesso mi domando ‘ma che fine ha fatto Carlo Nordio?’ È un ministro che arretra sui suoi principi fondamentali e mette in pratica quelli che gli vengono chiesti. Tutto quello che sta accadendo sulla giustizia è esattamente l’opposto di quello che Nordio ha detto in questi anni. E poi quando ha parlato di rivedere il concorso esterno non è stato commissariato da Mantovano, ma dalla Meloni”.