Parla il deputato di Azione

Intervista a Enrico Costa: “Il ritorno alla prescrizione è un problema solo per il Pd”

“Da ministro della Giustizia, Orlando aveva fortemente voluto la riforma, poi spazzata via dai grillini. I dem avrebbero potuto rivendicarlo, invece si sono accodati al M5s. Il governo? Sta smontando le parti positive della legge Cartabia”

Interviste - di Paolo Comi

30 Settembre 2023 alle 12:30

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Intervista a Enrico Costa: “Il ritorno alla prescrizione è un problema solo per il Pd”

“Il ritorno alla prescrizione era già nel programma elettorale di Azione dello scorso anno. Mi stupisco dunque delle polemiche di queste ore. Non abbiamo cambiato idea votando l’altro giorno con la maggioranza”, afferma Enrico Costa, deputato e responsabile giustizia del partito di Calenda.

Onorevole Costa, sulla prescrizione, e sulla giustizia in genere, le opposizioni vi accusano di essere ormai diventati “la ruota di scorta” del governo. Cosa risponde?
Guardi, il problema è essenzialmente del Partito democratico. Dal momento che con il Movimento cinque stelle ogni discussione in materia di giustizia è inutile e si perde solo del tempo, mi sarei aspettato dal Pd un atteggiamento molto diverso. Ricordo, per restare proprio in tema di prescrizione, che l’allora ministro della Giustizia Andrea Orlando, esponente di punta dei dem, aveva fortemente voluto la riforma di questo istituto processuale che era stata poi spazzata via da grillini, introducendo il fine processo mai. Il Pd avrebbe dovuto semplicemente rivendicare cosa ha fatto in passato. Purtroppo i dem hanno deciso di accodarsi al Movimento Cinque stelle, sposando tutte le loro idee, con le inevitabili conseguenze del caso.

La riforma della prescrizione, con il sostanziale ritorno alla ex Cirielli, però, cancella anche quella voluta da Marta Cartabia e che voi avevate approvato nella scorsa legislatura.
Su questo aspetto è necessario essere chiari. La riforma Cartabia venne approvata in un momento molto particolare per il Paese con una maggioranza quanto mai variegata. Pur non essendo la soluzione migliore era comunque un passo avanti rispetto al “fine processo mai” voluto da Alfonso Bonafede che bloccava il decorso della prescrizione dopo la sentenza di primo grado. L’improcedibilità trascorsi due anni senza che ci fosse una sentenza d’appello era, allora, un passo avanti. Certo, era un provvedimento di compromesso, il massimo che si potesse ottenere con i grillini che avevano la maggioranza in Parlamento.

Come giudica, quindi, le polemiche?
Erano prevedibili. Non sono sorpreso. Anzi, per dirla tutta, mi aspetto nei prossimi giorni un attacco da parte di qualche pm in pensione e di qualche professore. Con i soliti giornali di riferimento a fare da cassa di risonanza. Il copione prevede anche la solita scontata intervista al presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia che si straccia le vesti affermando che con questa riforma non si faranno più i processi ai colletti bianchi.

In effetti hanno già cominciato gridano all’amnistia generale.
Forse bisognerebbe ricordare a questi personaggi che i reati contro la pubblica amministrazione hanno ormai pene altissime che si prescrivono dopo anni ed anni. La corruzione, tanto per essere chiari, si prescrive dopo più di dodici anni. Se in tutti questi anni non si è giunti ad una sentenza definitiva vuol dire che c’è qualcosa che non funziona nei Tribunali.

Si spieghi.
In alcuni tribunali i processi sono rapidi ed in pochi anni si arriva a sentenza. In altri, invece, i processi sono interminabili. E questo pur essendo spesso uffici giudiziari simili, con medesime scoperture di organico ed identico carico di lavoro per singolo magistrato. Questo significa che ci sono problemi di organizzazione e il Consiglio superiore della magistratura dovrebbe tenerne conto quando effettua le valutazione di professionalità o è chiamato a decidere se dare o meno un incarico. Purtroppo non succede nulla e questi aspetti non vengono mai esaminati come dovrebbero.

Come valuta l’operato del governo Meloni in tema di giustizia?
A me sembra che questo governo stia smontando pezzo per pezzo le parti positive della riforma Cartabia. Penso, ad esempio, al fascicolo del magistrato, la pagella, dove dovevano essere indicate tutte le criticità e gli insuccessi processuali. Ma è soprattutto sulle porte girevoli fra politica e magistratura che il governo sta dando il peggio. Con un emendamento approvato questa settimana ha deciso di favorire i magistrati fuori ruolo che vogliono tornare nella giurisdizione e concorrere per un incarico direttivo.

E’ stata una sorpresa?
Quell’emendamento è una marchetta imbarazzante. Dopo tante discussioni da parte del centro destra sui magistrati che ricoprono incarichi politici, tutto mi sarei aspettato tranne che provvedimento del genere che va nella direzione opposta.

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha dichiarato che vuole il contributo di tutti.
Il contributo voluto da Nordio, ad oggi, è stato soltanto quello dei magistrati che fanno la parte del leone in queste Commissione ministeriali.

E gli avvocati?
Sono la minoranza e rischiano di fare la foglia di fico dei magistrati in servizio al Ministero. Queste Commissioni, cosi composte, non produrranno nulla di significativo ma solo la conservazione dello status quo togato. Mi auguro che Nordio voglia intervenire in tal senso.

30 Settembre 2023

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