Dal 5 ottobre nelle sale
Nata per te, arriva nelle sale il film sulla vita di Luca Trapanese
Uno splendido fi lm che narra la storia vera di Luca Trapanese, assessore gay al comune di Napoli che è riuscito ad adottare una bimba disabile che nessuno voleva. Il regista Fabio Mollo: “Racconto un’eccezione che dovrebbe essere la norma”
Cinema - di Chiara Nicoletti
“Io ed Alba siamo una famiglia tradizionale perché al centro c’è l’amore ed è questo che definisce una famiglia”. Le parole di Luca Trapanese, sul cui libro, Nata per te, scritto con Luca Mercadante, si basa il film omonimo diretto da Fabio Mollo, in uscita il 5 ottobre, sono chiare e limpide. In occasione della presentazione del film alla stampa in previsione dell’arrivo in sala, lo scrittore ha da subito ribadito: “È strano come momento per me, immaginare un film che racconta la tua vita e tu sei ancora vivo. Poteva essere un’altra storia ed invece pur affrontando il tema della paternità, della disabilità, al centro del film c’è l’idea che la famiglia perfetta non esiste. Ci sono tanti modelli di famiglia all’interno della nostra società e hanno bisogno tutti di essere valorizzati, sostenuti, difesi”.
Per chi ancora non conoscesse questa storia, 6 anni fa, Luca Trapanese ha fatto l’eccezione in una obsoleta legge sulle adozioni risalente al 1983, riuscendo ad adottare una neonata, Alba, abbandonata in ospedale dalla nascita perché con la sindrome di down e per questo considerata disabile. L’uomo, da single, non avrebbe mai potuto adottare in condizioni normali, ma il fatto che avesse già un passato di operatore per soggetti disabili e che nessuna famiglia “normale” si fosse fatta avanti per Alba, lo ha messo nelle condizioni giuste per diventarne ufficialmente il papà e famiglia.
Fabio Mollo, regista da sempre sulla strada del cinema impegnato nei diritti civili, racconta la possibilità che gli è stata offerta con la storia di Luca e Alba: “Quando sono entrato nel progetto ho sentito oltre all’emozione di essere parte di questo film, una grande responsabilità perché era una storia molto importante per me e per le persone che vi avevano trovato conforto e coraggio. Io vengo da Reggio Calabria, una realtà tosta e il cinema mi ha insegnato a crescere, a diventare uomo, e mi ha dato le cose che cercavo”. A proposito di coraggio, Mollo ne ha guadagnato molto dal lavoro sul film: “Da anni, con il mio compagno, proviamo a mettere in piedi una famiglia attraverso un’adozione e non riusciamo ancora, ora che ho 43 anni. La storia di Luca e Alba mi ha dato coraggio e come è successo a me, credo l’abbia dato a tantissime persone che per un motivo o per un altro si sentono escluse. Speriamo che questo possa fare il film: dare il coraggio di lottare a chi si sente escluso”.
Nata per te si sofferma tanto sulla famiglia, sull’accoglienza, sul mondo di inclusione che Luca cerca di costruire nei suoi centri ed ora, anche nella vita di Alba. Pur non essendo un film politico, un j’accuse contro il nostro sistema giudiziario, più di qualche frecciata scocca dall’arco di Fabio Mollo: “Non c’è un’accusa contro un nemico in sé ma la volontà di evidenziare una realtà e cioè che le leggi ormai per questo paese sono un po’ obsolete: la società è cambiata, la famiglia è cambiata e soprattutto i paesi attorno a noi sono cambiati. Nel film a un certo punto c’è la battuta ‘ma che ti credi di essere, in Svezia?’, il che evidenzia quanto sia incredibile che noi siamo uno dei paesi del G7 eppure siamo così indietro su tanti temi e soprattutto sull’inclusione e sulla disabilità. Abbiamo inserito un personaggio, quello di Teresa Saponangelo, l’avvocata attivista, per raccontare meglio come per Luca non ci sia stato un percorso da fare, perché la sua è stata un’eccezione. Lo ammetto, in quel personaggio c’è anche un po’ la mia vocazione di attivista. Forse lì ho sfogato tutta la frustrazione e la mia voglia di fare un film sui diritti civili perché nel cinema italiano è molto difficile farlo”.
È proprio Saponangelo, finalmente riconosciuta nel suo straordinario talento grazie al lavoro con Antonio Capuano e Paolo Sorrentino, a unirsi al discorso di Mollo per sottolineare la funzione sociale di Nata per te: “Questo del film è un tema che a me ha sempre interessato personalmente perché anni fa volevo prendere in affido un bambino da single divorziata e sono dovuta passare per un iter psicologico complicato. Dobbiamo fare in modo, attraverso il film che è uno strumento emotivo (e tocca di più di un comizio) di mostrare che la società è cambiata e le adozioni devono necessariamente seguirne l’evoluzione. La possibilità di raccontare attraverso Nata per te una storia singola e la storia della nostra società italiana è una possibilità enorme per un’artista”.
Che lo voglia o no, Nata per te è un film politico nei termini che mette a nudo le grandi contraddizioni del nostro paese e aggrava un sentimento di sconforto negli animi di chi, specialmente con il governo Meloni nell’ultimo anno, sente in pericolo anche dei diritti che finalmente gli erano stati riconosciuti o erano sulla via del riconoscimento. Il film è stato girato mentre l’assetto di governo cambiava ma Mollo ci tiene a precisare che le cose già non andavano: “Certo, non sei contento di sapere che il governo che c’è in questo momento è contrario alla tua visione della vita ma vi dico che questa è una frustrazione che sento da molto tempo. Al primo colloquio per l’adozione, mi hanno consigliato di divorziare da mio marito. Mi sono sentito maltrattato e umiliato. Ed è quello che sentono le persone a cui non viene riconosciuto un diritto e l’umiliazione più grande che provo è che ancora non è stato fatto niente”.
Interviene a supporto Luca Trapanese: “Io non mi sento in guerra. Io non lotto per i diritti, ne racconto. Il rapporto che io ho cercato di costruire con Meloni è sereno, con una lettera e uno scambio di idee private. La società non ha bisogno di politici che lottano ma di persone che ragionano su temi comuni. Io non voglio lottare con questo governo ma dialogare e far capire che la mia famiglia ha lo stesso diritto di altre e che il mio desiderio di genitorialità è lo stesso di persone o coppie etero”.
A chi gli chiede quale sia la strada maestra per favorire un cambiamento, Trapanese risponde: “È parlarne, far capire che stiamo parlando della vita delle persone e non c’è uno schema o una strada perfetta per tutti, ognuno ha i suoi tempi e la sua storia. Faccio un esempio: il 6 gennaio dell’anno scorso mi scrive una nonna che mi confessa che la figlia aveva deciso di non abortire una bimba con la sindrome di Down perché aveva conosciuto me e Alba. Un’altra persona mi ha scritto invece di non avercela fatta a portare avanti la gravidanza. Io non le ho detto che aveva fatto male ma che quella era evidentemente la sua strada. Io e Luca Mercadante abbiamo voluto scrivere il libro insieme proprio perché eravamo diversi. Io credente, gay e con consapevolezza della disabilità, lui etero, ateo, a favore dell’aborto. Dobbiamo imparare a far convivere delle realtà e dobbiamo essere in grado di garantire, nella nostra diversità, i diritti di tutti”.