Sánchez si "scalda"
Spagna, in Parlamento ‘no’ alla fiducia al Popolare Feijóo: l’ultradestra di Vox non basta per formare un governo
Esteri - di Carmine Di Niro
Come ampiamente previsto, il Parlamento spagnolo ha respinto il voto di fiducia al leader del Partito Popolare Alberto Núñez Feijóo per la formazione del nuovo governo dopo le elezioni di domenica 23 luglio. In quell’occasione il PP, di centrodestra, ottenne 137 seggi (il Congresso ne ha 350, ndr), davanti al Partito Socialista del premier uscente Pedro Sánchez, che aveva governato negli ultimi cinque anni, fermatosi a 122.
Alla luce di quei risultati Feijóo aveva ricevuto l’incarico dal re Filippo VI, ma era chiara a tutti gli analisti politiche il PP non avrebbe potuto contare sulla maggioranza: a favore della fiducia hanno votato 172 parlamentari, i contrari sono stati 178. Venerdì ci sarà un secondo voto di fiducia a maggioranza semplice, ma il risultato salvo clamorose svolte resterà lo stesso e ci si attende per questo che il re darà l’incarico a Pedro Sánchez. A Feijóo infatti non sono bastati i voti di Vox, il partito di estrema destra giunto terzo alle elezioni di luglio con 33 seggi al Congresso, oltre a quelli di UPN (Unión del pueblo navarro) e di CC (Coalición Canaria).
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Le maggiori chance di ottenere una maggioranza in Parlamento, anche se sul filo del rasoio, ce l’ha proprio il premier uscente socialista. Pedro Sánchez dovrà però giungere ad un accordo con i partiti regionali, soprattutto con Junts per Catalunya, “Uniti per la Catalogna”, il partito indipendentista catalano di centrodestra guidato da Carles Puigdemont.
Le richieste di Puigdemont, che nel 2017 organizzò il controverso referendum per l’indipendenza della Regione (considerato illegale dallo stato spagnolo) e che da allora si trova in esilio volontario in Belgio per sfuggire all’arresto delle autorità di Madrid, sono particolarmente complicate da “esaudire” per Sánchez: oltre a rendere il catalano (e le altre lingue regionali) lingue ufficiali del parlamento spagnolo e del Parlamento Europeo, Puigdemont ha chiesto di concedere l’amnistia al migliaio di persone che hanno subìto procedimenti giudiziari dopo il referendum. Inoltre il leader di Junts, essendo scappato dalla giustizia spagnola, non ha ricevuto la grazia concessa governo Sánchez nei confronti dei dirigenti indipendentisti che erano stati condannati per reati come la sedizione.
Il tema dell’amnistia resta estremamente divisivo nel Paese, per il premier uscente socialista cedere alle richieste di Puigdemont non sarà facile: i partiti di destra inoltre da anni stanno cavalcando la questione per fini elettorali. Soltanto domenica scorsa migliaia di persone hanno sfilato per le strade di Madrid per gridare il loro “no” all’ipotesi di amnistia nei confronti degli indipendentisti catalani coinvolti nell’organizzazione del referendum del 2017, tema che comunque spacca anche il centrosinistra spagnolo.
Si legge anche in questo senso il discorso tenuto oggi in Parlamento da Feijóo: il suo doveva essere un discorso programmatico ma, ben sapendo di non avere i numeri per formare un esecutivo, il leader dei Popolari ha utilizzato il Congresso di Madrid come strumento per attaccare frontalmente il primo ministro uscente e schierarsi di fatto già all’opposizione di un possibile futuro governo a guida socialista.