La conferenza stampa

Giuliano Amato mette una toppa dietro l’altra, non era meglio tacere?

I parenti che hanno patito la tragica fine di quelle 81 vittime non meritano di essere risarciti con verità fondate su ricostruzioni romanzesche, quando non su panzane spacciate per accertamenti certificati.

Cronaca - di Iuri Maria Prado

6 Settembre 2023 alle 16:00

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Giuliano Amato mette una toppa dietro l’altra, non era meglio tacere?

Comincio a scrivere prima che Giuliano Amato tenga la sua conferenza stampa, prevista per le ore 18,15 di oggi (ieri, per chi legge). E osservo banalmente che se, dopo la sua intervista di sabato scorso a Repubblica sui fatti di Ustica (anzi non sui fatti, ma sulla spy story che Amato ne ha confezionato), occorrono nell’ordine: una conversazione con un quotidiano per dire che quell’intervista si è prestata a interpretazioni sbagliate, poi una lettera allo stesso giornale che lo aveva intervistato, per dire che quell’intervista si è prestata a interpretazioni sbagliate, poi una conferenza stampa per dire (immagino, tra poco lo vedremo) che quell’intervista si è prestata a interpretazioni sbagliate, forse significa che non erano sbagliate le interpretazioni ma l’intervista. E che ad aver sbagliato non era chi la leggeva, ma chi la rilasciava avventatamente e chi la raccoglieva impassibilmente.

Nella lettera pubblicata ieri da Repubblica, e dolendosi appunto di quanto la sua intervista precedente fosse stata fraintesa, Amato aggiunge la notizia secondo cui Bettino Craxi avrebbe mostrato insofferenza “davanti alla ricerca della verità”. Abbiamo provato a contattare Craxi, ma pare che sia morto e dunque non abbiamo potuto domandargli che cosa pensasse delle dichiarazioni di questo suo ex collaboratore che lo accusa di aver partecipato all’elevazione del muro di gomma contro la verità su Ustica.

Vogliamo dirlo? I parenti che hanno patito la tragica fine di quelle 81 vittime non meritano di essere risarciti – oltre che con il denaro che doverosamente è stato loro riconosciuto – con verità fondate su ricostruzioni romanzesche, quando non su panzane spacciate per accertamenti certificati. Non sono le balle sulla “guerra aerea” (documentata da nulla), né le balle sul grado di putrefazione del corpo del pilota del Mig libico precipitato sulla Sila (contraddette, queste sì, da accertamenti definitivi di segno opposto), né le balle sulla tavoletta del cesso del DC-9 (la cui integrità avrebbe escluso la presenza della bomba), né insomma nessuna delle “prove” finora messe insieme, a dire qualcosa di appena affidabile.

Tornare in argomento decenni dopo, sulla scorta delle sparate di Amato o di chiunque altro, reiterando quelle balle, non serve alla ricerca della verità: serve a intorbidirla. Anche chi, legittimamente, non si accontenta degli accertamenti finora occorsi; anche chi, legittimamente, crede che il DC-9 Itavia sia stato abbattuto da un missile; anche chi, infine, ritiene che ci siano stati depistaggi, se si affida a quelle fesserie contravviene alle ragioni della propria causa.

Ed eccoci alla conferenza stampa di Giuliano Amato. A parte le prevedibili lamentazioni sulle scorrette interpretazioni dell’intervista, in buona sostanza non ha detto niente se non che è ormai vecchio e perciò cominciava a domandarsi se avesse qualcosa di utile da fare nel poco tempo che gli rimane. Diciamo che il tempo che ha impiegato per l’intervista e per lamentarsi di come è stata letta poteva essere usato meglio.

6 Settembre 2023

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