Il sì alla patrimoniale
I cinque minuti da comunista del governo Meloni: vota la patrimoniale, ma poi fa dietrofront
Senza accorgersene, la destra accoglie un odg di Fratoianni che propone una tassa sui patrimoni oltre i 500mila euro per combattere la dispersione scolastica. Poi la scoperta, l’imbarazzo e il dietrofront
Politica - di David Romoli
Certo è solo una svista, un equivoco, una distrazione. Colpa del caldo, dell’accumularsi del lavoro prima della pausa estiva, della stanchezza. Ma l’enormità dell’accaduto è troppa per sorvolare sul fattaccio come se nulla fosse: la destra che accoglie un ordine del giorno di Sinistra italiana sulla patrimoniale con parere positivo del governo. Roba da cinema demenziale con punte di grottesco, vette alle quali neppure la più ardita satira arriverebbe facilmente.
In concreto si parla di un ordine del giorno a firma Nicola Fratoianni, segretario del gruppo più a sinistra che ci sia in Parlamento, nel quale viene riproposta la Next Generation Tax, già messa in campo nella scorsa legislatura: una tassa sui patrimoni oltre i 500mila euro per combattere la dispersione scolastica. In sintesi un cancello spalancato sulla patrimoniale. Il governo, nella persona della sottosegretaria all’Istruzione Frassineti, FdI molto vicina alla premier, a sorpresa chiede solo la riformulazione, quella di rito, con la formula che chiede di “valutare” la proposta senza l’ “impegno”. Non c’è neppure bisogno del voto. Cotta e approvata.
A peggiorare il quadro da comica finale, c’è il fatto che ad accorgersi della clamorosa scelta non è la maggioranza. È Italia viva, che naturalmente ci va a nozze. Marattin mitraglia un tweet dall’eloquente titolo “I tassatori folli”: “Governo e maggioranza hanno appena accolto l’odg Fratoianni che chiede la patrimoniale. Noi di Azione e Iv eravamo pronti a votare contro ma il governo Meloni-Fratoianni ha deciso di accoglierlo direttamente ed è quindi pronto a valutare una nuova patrimoniale”. Solo a quel punto i deputati di maggioranza si accorgono di cosa è stato approvato e annaspano nell’imbarazzo e ripetono in coro che in fondo “è solo una valutazione”. Da Chigi si rendono conto della figura appena fatta: proprio loro, i nemici giurati delle tasse, “valutano” una proposta sul fisco che più di sinistra non si può e poco male se sarebbe giusta e razionale. La formula che palazzo Chigi adopera a strettissimo giro è volutamente irridente: “Il governo ha velocemente valutato la proposta e altrettanto velocemente concluso che non intende dar seguito alla stessa”.
Capitolo chiuso con qualche sorriso imbarazzato e molte risate di scherno? In realtà no. Sulla sorte della proposta Fratoianni non c’erano mai stati dubbi ma lo scivolone non depone a favore della lucidità e prontezza di un governo già fresco di una quantità di errori sia comunicativi che sostanziali sull’abolizione del reddito di cittadinanza. Ma questo in fondo è il meno. Il vero punto critico è che la rapidità con cui il governo aveva accolto la proposta prima di rendersi conto di cosa stesse facendo segnala che sulla dispersione scolastica, come su una quantità di altri capitoli, la ferita è aperta e l’urgenza di intervenire è avvertita dalla stessa maggioranza. Quell’odg “indica un obiettivo che il governo sta già perseguendo con una pluralità di iniziative”, fanno sapere dal ministero di viale Trastevere. Il fatto è che non è affatto detto che quelle iniziative siano sufficienti e la reazione del governo all’odg Fratoianni lo dice chiaramente.
Il colpo di scena, effimero ma fragoroso, è arrivato al termine di un dibattito sul rinvio a ottobre della discussione del salario minimo che ha impegnato tutti i leader dell’opposizione. “Questa sospensiva è la fuga della maggioranza di fronte a un tema che brucia sulla pelle dei cittadini”, incalza Schlein. A seguire Conte attacca: “Dite no al salario minimo e sì a quello ricco, lo stipendio massimo per i politici. Non vi ripresentate a ottobre con proposte furbe per spaccare i lavoratori”. La sospensiva è passata senza sforzo ma a ottobre la premier con qualcosa in mano dovrà ripresentarsi.
L’idea che circola nel governo è quella di sostituire l’intervento sul salario con quello sulla contrattazione, ripercorrendo in parte le orme della proposta del Pd Orlando nella scorsa legislatura. L’incognita è in quale scenario di svolgerà il dibattito rinviato oggi, se in nel clima di mobilitazione sociale che la maggioranza denuncia al solo fine di esorcizzarlo o in una situazione rassegnata, come Meloni auspica. Dipenderà in buona parte dalla determinazione e dalla combattività dell’opposizione.