L’inchiesta a Roma
Renato Brunetta indagato, l’ex ministro nel mirino per la vendita sospetta di quote di una società
Giustizia - di Redazione
Renato Brunetta, per decenni esponente di spicco di Forza Italia e dallo scorso aprile presidente del Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, è indagato dalla Procura di Roma con le accuse nei suoi confronti di falso e finanziamento illecito ai partiti.
Reati che Brunetta avrebbe commesso quando era ministro per la Pubblica amministrazione e l’innovazione nel governo guidato da Draghi, secondo i pm capitolini: per Repubblica, che rivela la notizia dell’indagine che coinvolge l’ex ministro, al centro della vicenda vi sarebbe uno “strano scambio di denaro con il vice capo di gabinetto” e “dei documenti che sarebbero stati modificati per coprire il passaggio dei soldi”.
L’operazione sospetta al centro dell’inchiesta vede coinvolti il ministro e la moglie del suo vice capo di gabinetto, di cui Brunetta era socio in un’azienda che si occupa di commercializzare diversi prodotti sanitari: il vice capo di gabinetto, un ufficiale dell’Arma anch’egli indagato, acquista per una cifra intorno ai 60mila euro le quote dell’azienda che appartengono a Brunetta.
È questa l’operazione sospetta al centro dell’inchiesta, sospetti che arriverebbero anche dalla contraffazione di alcune carte e per questo i magistrati contestano a Brunetta, oltre al finanziamento illecito, anche il falso. L’indagine, evidenzia Repubblica, in un primo momento inquadrava un reato ben più grave per Brunetta: negli atti dell’indagine si fa riferimento alla corruzione ma “l’iniziale impostazione è venuta meno dopo che il Tribunale dei ministri ha bocciato questa tesi“, precisa ancora Repubblica.
L’inchiesta è già alle battute finali, il presidente del Cnel ha ricevuto l’avviso di garanzia con la chiusura dell’indagine poche settimane fa: i pm titolari del fascicolo, Fabrizio Tucci e Gennaro Varone, coordinati dall’aggiunto Paolo Ielo, chiederanno il rinvio a giudizio per l’ex ministro che, difeso dall’avvocato Franco Coppi, depositerà una memoria per tentare di evitare il processo.
Brunetta che si difende proprio parlando con Repubblica: “È stata una vendita regolare – spiega l’ex ministro al giornale – conclusa con chi aveva il diritto di comprare, la compagna del vice capo di gabinetto vantava un diritto di prelazione. La vendita è stata conclusa a un prezzo congruo, i reati di corruzione e illecito finanziamento sono stati archiviati dal Tribunale dei ministri che ha sottolineato come l’intera vicenda sia, in realtà, un semplice rapporto tra privati. Nonostante ciò, la procura continua ad indagare. Ho presentato un’ampia memoria attraverso la quale confido di aver chiarito tutto, non credo sia un reato per un ministro vendere delle quote societarie anche perché con quei soldi – conclude – non ho finanziato attività politiche o elettorali“. “Abbiamo documenti che a nostro avviso – aggiunge l’avvocato Coppi – potranno dimostrare nelle opportune sedi l’infondatezza dell’accusa“.