Trovati altri 5 cadaveri

Mamma e figlia morte di caldo e sete nel deserto, la storia di Fati e Marie e degli altri genitori migranti morti sperando una vita migliore

Esteri - di Rossella Grasso

26 Luglio 2023 alle 16:02 - Ultimo agg. 26 Luglio 2023 alle 16:13

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Mamma e figlia morte di caldo e sete nel deserto, la storia di Fati e Marie e degli altri genitori migranti morti sperando una vita migliore

Non ci sono parole adatte per descrivere la tragedia umana che si sta verificando nel mar Mediterraneo e purtroppo anche nel deserto. Genitori che fuggono dai paesi subsahariani, tenendo per mano i loro bambini, cercando la via verso la speranza, la salvezza. E in questi viaggi invece trovano la morte. Attraversano il deserto cercando di arrivare al mare. Da una parte sono respinti dalle guardie libiche, dall’altra da quelle tunisine. Restano in mezzo, riarsi dal sole, senza viveri, acqua e nemmeno il sollievo di un’ombra. Muoiono così, con solo la speranza nel cuore.

Pochi giorni fa sui social era rimbalzata la foto di due corpi, mamma e figlia di non più di 6 anni distese a terra, morte: la mamma aveva tentato un ultimo protettivo abbraccio alla sua piccola prima di morire. Oggi le due donne hanno un nome e un volto: si chiamavano Fati Dosso e sua figlia Marie. L’associazione Refugees In Libya ha diffuso un video girato nel deserto che arriva allo stomaco come un pugno: corpi di genitori, padri, morti nel deserto tenendo per mano i loro bambini, cercando la fuga e una vita migliore. “Difficile distogliere lo sguardo da queste scene di genitori che muoiono insieme ai loro figli – scrive Refugees in Libya – Qualche giorno fa erano Fati Dosso e Marie, oggi è ancora un padre senza volto, suo figlio e altri due compagni a cui è stata ingiustamente rubata la vita. Questo video è stato rilasciato ieri dalle guardie di frontiera libiche della 19a unità insieme al servizio medico di emergenza libico”.

E la stessa associazione ha ricostruito l’identità e la storia di Fati e Marie che ha raccontato su Twitter: “Fati Dosso 30 è nata nell’ovest della Costa d’Avorio in un villaggio. Si dice che i suoi genitori siano morti molto tempo fa e poi si è trasferita in Libia dove ha vissuto per 5 anni. Suo marito anche lui di 30 anni, Mbengue Nyimbilo Crepin, soprannominato Pato viene dal Camerun e non è chiaro se Fati Dosso e Pato si siano conosciuti in Libia dove hanno messo su famiglia e dato alla luce la piccola Marie morta pochi giorni fa all’età di 6 anni”. Non è chiaro cosa sia successo e se Pato sia ancora vivo.

“Dopo diversi tentativi di attraversare il Mar Mediterraneo dalla Libia negli ultimi anni, si sono arresi e si sono diretti in Tunisia dove avevano in programma di crescere la loro figlia – continua la storia – Pato era insieme alla moglie e alla piccola Marie quando sono stati cacciati al confine tra Tunisia e Libia e si può solo supporre che sia andato a cercare l’acqua prima di perderne le tracce. Pato è ancora disperso o forse potrebbe essere stato soccorso dalle guardie di frontiera libiche. Stiamo facendo tutto il possibile per parlare con uno dei suoi parenti in Costa d’Avorio e con la famiglia di suo marito i cui telefoni non ricevono risposta. La Tunisia deve assumersi la responsabilità di questo omicidio”. Sono queste storie che raccontano il dramma umanitario e quello che sta succedendo al confine tra Tunisia e Libia dove dal25 febbraio, il presidente Kais Saied ha bollato tutti i subsahariani come “persone non grate” perché “strumento di un piano di sostituzione etnica per cambiare l’identità araba del Paese”. E così sono iniziate le violenze e le morti assurde nel deserto: trovati vengono presi e scaricati nel deserto, in terra di nessuno.

26 Luglio 2023

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