Il Rapporto Svimez

La piaga del lavoro povero, al Sud un dipendente su quattro sotto i 9 euro l’ora

Economia - di Carmine Di Niro

18 Luglio 2023 alle 12:03

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La piaga del lavoro povero, al Sud un dipendente su quattro sotto i 9 euro l’ora

Il lavoro povero è una piaga italiana, ma soprattutto meridionale. Lo attesta lo Svimez, l’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno, nelle anticipazioni del suo Rapporto 2023. I numeri sono eloquenti: in Italia risultano circa 3 milioni di lavoratori al di sotto dei 9 euro in Italia, pari al 17,2% del totale dei lavoratori dipendenti (esclusa la Pubblica amministrazione).

Una soglia, quella dei nove euro, fondamentale: è quella fissata nel progetto del salario minimo presentata dalle opposizioni, tutte unite (tranne Italia Viva, i renziani si sono sfilati) nel lanciare la proposta di legge per riconoscere al lavoratore “ trattamento economico complessivo non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative, salvo restando i trattamenti di miglior favore; a ulteriore garanzia del riconoscimento di una giusta retribuzione, venga comunque introdotta una soglia minima inderogabile di 9 euro all’ora, per tutelare in modo particolare i settori più fragili e poveri del mondo del lavoro, nei quali è più debole il potere contrattuale delle organizzazioni sindacali”.

Un salario minimo che, alla luce dei dati forniti dallo Svimez, appare a dir poco necessario: dei tre milioni di lavoratori dipendenti sotto la soglia dei 9 euro all’ora, circa un milione sono nel Mezzogiorno (pari al 25,1% degli occupati dipendenti) e circa 2 milioni nelle regioni del Centro-Nord (15,9% degli occupati dipendenti).

Mezzogiorno dai due volti, secondo lo Svimez: da una parte infatti va registrato nel periodo successivo allo shock del Covid una crescita occupazionale sostenuta, grazie alla quale è tornato su livelli di occupazione superiori a quelli osservati nel pre-pandemia, anche se posti di lavoro rimangono ancora al di sotto di circa 300 mila unità rispetto ai livelli raggiunti nel 2008; dall’altra sono in particolare le Regioni del Sud quelle interessate dalla maggior perdita di potere d’acquisto (-8,4%) così come il lavoro povero per effetto della più sostenuta dinamica dei prezzi, contro il -7,5% della media nazionale e il 2,2% della media Ocse.

Questa dinamica si colloca all’interno di una tendenza di medio periodo particolarmente sfavorevole al Mezzogiorno. Le retribuzioni lorde reali mostrano una tendenza sostanzialmente stagnante nel Centro-Nord tra il 2008 e il 2019 e in significativo calo proprio al Sud. Nel 2022 le retribuzioni lorde in termini reali sono di tre punti più basse nel Centro-Nord rispetto al 2008; nel Mezzogiorno di ben dodici punti.

Altri numeri che confermano le difficoltà delle Regioni del Sud sono quelli dell’emigrazione interna: tra il 2001 e il 2021 circa 460mila laureati si sono trasferiti dal Mezzogiorno al Centro-Nord, per una perdita netta di circa 300mila laureati nell’area. Dei 460mila laureati che si sono trasferiti dal Mezzogiorno al Centro-Nord tra il 2001 e il 2021, si stima che circa 130.000 erano in possesso di una laurea Stem. Nel solo 2021 circa 9mila laureati che hanno lasciato il Mezzogiorno (su un totale di 27.000) possedevano competenze Stem: un terzo dell’investimento meridionale in competenze scientifiche e tecnologiche si è “disperso” a favore dei sistemi produttivi diversi da quelli insediati al Sud.

18 Luglio 2023

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