La proposta

Cos’è la Legge sul ripristino della natura: la Nature Restoration Law approvata dal Parlamento Ue criticata dagli agricoltori

La proposta non impone la creazione di nuove aree protette in UE né blocca la costruzione di nuove infrastrutture per l'energia rinnovabile. Agricoltori allarmati, destra spaccata

Ambiente - di Antonio Lamorte

13 Luglio 2023 alle 17:17 - Ultimo agg. 13 Luglio 2023 alle 17:18

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Cos’è la Legge sul ripristino della natura: la Nature Restoration Law approvata dal Parlamento Ue criticata dagli agricoltori

La Nature Restoration Law è stata approvata mercoledì 12 luglio dagli europarlamentari nel corso della plenaria del Parlamento dell’Unione Europea. La base del testo votata si avvicinava all’accordo raggiunto lo scorso giugno in Consiglio Affari Ambiente. Il via libera è stato accolto da un lungo applauso e seguito dal voto favorevole che rinvia la proposta di regolamento alla Commissione Ambiente. La legge però è molto contestata e contreversa: è appoggiata dalle associazioni ambientaliste ma è criticata dagli agricoltori. Anche il governo italiano è molto critico su alcuni aspetti del cosiddetto “Green Deal” europeo. La prossima tappa prevede negoziati con il Consiglio Ue sul testo definitivo della legge, che sarà concordata anche con la Commissione Europea. Il cosiddetto trilogo.

È stata approvata con 336 voti favorevoli, 300 voti contrari e 13 astenuti. La proposta ha spaccato il Partito Popolare. Il testo è stato approvato con diversi emendamenti presentati da Renew. La Restoration Law è uno dei capisaldi del pacchetto clima della Commissione von der Leyen e si inserisce nella strategia sulla biodiversità per il 2030, anche in osservanza agli impegni internazionali presi dall’Ue come quelli indicati nel quadro globale sulla biodiversità della Nazioni Unite di Kunming Montreal. Prevede di istituire obiettivi giuridicamente vincolanti per gli Stati membri per il ripristino degli ecosistemi. Si serve dellostrumento legislativo per ripristinare ecosistemi – fluviali, forestali, urbani e agricoli – degradati e per fermare la perdita di biodiversità.

Alcuni degli obiettivi, da raggiungere entro il 2030: ripristino di almeno il 20% delle superfici terrestri e marine dell’Unione e il 15% dei fiumi nella loro lunghezza; realizzazione di elementi paesaggistici ad alta biodiversità su almeno il 10% della superficie agricola utilizzata. La legge punta a recuperare tutti gli ecosistemi che necessitano di azioni di ripristino entro il 2050. Altri obiettivi: ridurre le barriere che limitano la connettività dei fiumi, aumentare gli stock di carbonio migliorando la gestione forestale, diminuire l’uso di pesticidi, rendere più sostenibile la pesca, aumentare il verde urbano, diversificare le aree coltivate per favorire farfalle, insetti impollinatori e uccelli, combattere l’uso indiscriminato di fertilizzanti e monocolture intensive.

È altissima però la preoccupazione negli ambienti degli agricoltori, allertati dalla possibilità che la legge possa ridurre nettamente gli spazi destinati alle attività agricole. Un disappunto esplicitato da Pekka Pekkonen, segretario generale del Copa-Cogeca, il sindacato degli agricoltori e delle cooperative agricole europee: “Ridurremmo di fatto la nostra capacità di produrre cibo e saremmo più esposti alle importazioni che noi e tante Ong e organizzazioni considerano rischiose. Vogliamo produrre cibo per i cittadini europei e questa legislazione minaccia seriamente questo obiettivo del nostro settore“.

Il commissario europeo all’ambiente Virginijus Sinkevičius ha assicurato in un’intervista a Politico.eu che “la legislazione è una minaccia” e che “la realtà sta raccontando una storia diversa”, ovvero che i raccolti degli agricoltori sono danneggiati dai cambiamenti climatici. I Popolari, come si accennava, si sono spaccati. Manfred Weber, presidente e capogruppo del Ppe, ha esortato il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans a ritirare la bozza di legge perché “pericolosa per i cittadini e le imprese”. Parte dei parlamentari del Ppe ha perà votato contro la linea del presidente: sono stati 21 quelli che hanno appoggiato la proposta. Contraria tutta l’estrema destra.

César Luna, relatore del gruppo Socialisti e Democratici, ha dichiarato: “La legge sul ripristino della natura è un elemento essenziale del Green Deal europeo e segue le raccomandazioni e i pareri scientifici che sottolineano la necessita di ripristinare gli ecosistemi europei. Gli agricoltori e i pescatori ne beneficeranno e verrà garantita una terra abitabile alle generazioni future. La posizione adottata oggi invia un messaggio chiaro. Ora dobbiamo continuare a lavorare bene, difendere la nostra posizione durante i negoziati con i Paesi UE e raggiungere un accordo prima della fine del mandato di questo Parlamento per approvare il primo regolamento sul ripristino della natura nella storia dell’UE”. Secondo la Commissione la nuova legge tradurrebbe ogni euro investito in otto euro di benefici.

“La nostra battaglia continua, senza natura non c’è futuro”, ha detto ai cronisti Greta Thunberg, l’attivista svedese che ha fatto partire i Friday For Future che ieri si è unita al presidio in sostegno alla legge organizzato da Socialisti, Verdi e Sinistre davanti al Parlamento. “È scandaloso che si debba lottare per le briciole, questi problemi non dovrebbero neanche esistere”. I deputati a favore ritengono che il ripristino combatta il cambiamento climatico. La proposta inoltre non impone la creazione di nuove aree protette in UE né tantomeno blocca la costruzione di nuove infrastrutture per l’energia rinnovabile, al contrario sottolinea come questi impianti siano di interesse pubblico.

“È stato un testa a testa ma cosi è la democrazia – ha commentato il vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans -, il Parlamento ha un posizione negoziale, ora torniamo a negoziare e andiamo avanti a convincere anche chi non è ancora convinto”. Per quanto riguarda il Green Deal, i suoi due pezzi principali sono già stati approvati: la Legge sul Clima e il divieto dei nuovi veicoli benzina e diesel. La prima vincola l’Ue a ridurre del 55% entro il 2030 le emissioni nette e di azzerarle entro il 2050 (“Fit for 55”), la seconda riguarda il divieto di vendere nuovi veicoli a benzina e diesel a partire dal 2035.

13 Luglio 2023

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