L'indagine della Procura
Commissione d’inchiesta Covid, la maggioranza vuole solo colpire le opposizioni
La maggioranza vuole colpire solo le opposizioni, quelle forze politiche che quando erano al governo hanno gestito l’emergenza sanitaria
Politica - di Giuliano Cazzola
Negli ultimi giorni sto ripercorrendo a ritroso la moviola dei miei sessanta anni (ed oltre) di impegno politico in diversi ruoli e attività. Non sono riuscito, però, a trovare una vicenda più vergognosa del progetto di istituire una Commissione bicamerale di inchiesta sulla pandemia, sul quale ha già votato la Camera.
Giorgia Meloni aveva annunciato questo proposito del governo nelle comunicazioni sulla fiducia, ma io confidavo in un’ulteriore prova di incoerenza tra le tante a cui abbiamo (fortunatamente) assistito. Invece no: su questo punto la maggioranza tira diritto per non deludere le platee di No vax che ha blandito prima e durante la campagna di vaccinazione. Peraltro, l’aver escluso con argomentazioni discutibili le Regioni (che hanno competenze primarie in materia di sanità) dall’inchiesta mette in chiaro l’intenzione di colpire solo le opposizioni, le stesse forze politiche che, quando erano al governo, hanno gestito questa emergenza. E il governo cerca, nello stesso tempo, di rivalutare la linea di condotta (smentita dai fatti) seguita in quei frangenti da almeno due partiti (FdI e Lega) dell’attuale coalizione di maggioranza.
In proposito va segnalato per inciso quanto sia avvilente che Forza Italia si presti a questa messa in scena, sia pur con evidente imbarazzo dei suoi esponenti che, nelle dichiarazioni di voto, hanno cercato di corredare di un’immagine di routine quello che è un colpo di mano della maggioranza. Ero convinto che niente potesse essere più demenziale della Commissione sul sistema del credito, istituita nella XVII legislatura, al solo scopo di mettere in difficoltà Maria Elena Boschi per la vicenda di Banca Etruria. Solo l’abilità e l’esperienza del presidente Pier Ferdinando Casini evitarono che si facesse un processo all’intero sistema, quando la crisi riguardava istituti che detenevano lo 0,5% della raccolta. Cosa ci si può aspettare, nel caso di un’inchiesta sull’emergenza sanitaria? Che le istituzioni, la pubblica amministrazione, il Servizio sanitario nazionale si sono mostrati impreparati ed hanno proceduto a tentoni?
Che gli stessi scienziati non sapevano dove sbattere la testa e si limitavano soltanto a prescrivere (come avrebbe fatto un cerusico del Medioevo) di lavarsi spesso le mani? Che nei primi cento giorni si è esagerato (è anche la mia opinione) con le misure di prevenzione, con le chiusure delle attività produttive e dei servizi, con la limitazione delle libertà personali? Che si sono buttati soldi nelle sedie a rotelle? Che le mascherine all’inizio sono state vendute a peso d’oro? Quand’anche si arrivasse a dimostrare tutto questo non si saranno fatti dei passi determinanti verso la “verità” (che in questa circostanza non esiste). Nessuno è in grado di fornire una prova contraria, di dimostrare, cioè, che agendo in modo diverso le cose sarebbero andate meglio.
Persino la Procura di Bergamo – che era intenzionata a raccontare la verità alla cittadinanza gravemente colpita da lutti e sofferenze – alla fine ha rinunciato, perché non ha senso giudicare il passato con il senno di poi, chiedersi perché non si è fatto fin dall’inizio quanto si è appreso, bene o male, attraverso un’esperienza tragica. Per quanto stupidi o malintenzionati nessuno mette in piedi un Circo Barnum di una Commissione d’inchiesta bicamerale per accertare ciò che già si conosce. L’obiettivo è ben più ambizioso e nefasto. Si andrà alla ricerca del complotto, della congiura dei Big Pharma, dell’opacità delle procedure, dei contratti e delle forniture; magari ci si spingerà fino a mettere in dubbio l’efficacia delle vaccinazioni, sempreché non si arrivi a teorizzare l’azione di una grande Spectre che ha costretto decine di milioni di ignari sanitari ad iniettare a miliardi di persone un microchip, senza che nessuno se ne accorgesse.
Una Commissione d’inchiesta dovrebbe sentire prima di tutto Giorgia Meloni e Matteo Salvini e chiedere loro conto di quando teorizzavano che l’emergenza era finita (prima che scoppiasse violenta la seconda fase dell’epidemia), di quando contestavano il green pass in nome della libertà individuale e predicavano la volontarietà della somministrazione del vaccino. Invece, fu la vaccinazione di massa e l’introduzione del green pass a consentire quelle aperture che Mario Draghi definì come il miglior contributo alla ripresa. Qualcuno arrivò al punto di dire pubblicamente che venivano fatti sbarcare i migranti per infettare gli italiani ormai immuni.
In fondo, in un colpo solo, risultavano semplificati due problemi intricati e complessi: la pandemia e l’immigrazione. Sarebbe bastato impedire gli sbarchi per difendere non solo la nostra sicurezza (in pericolo da quando i decreti Salvini correvano il rischio di modifiche), ma anche la nostra salute. Salvini al Senato, Meloni (esagitata) alla Camera bollarono con parole di fuoco la richiesta del Conte 2 di prorogare lo stato d’emergenza, negando che vi fosse ancora questa necessità ed accusando il governo di cospirare contro le libertà dei cittadini e la ripresa dell’economia e di continuare ad avvalersi di poteri straordinari. In breve questa Commissione d’inchiesta rappresenta un mostro politico e giuridico. Come se fossero gli evasori a giudicare i contribuenti onesti o i ladri a indagare sulle guardie.