La Guerra Russia-Ucraina
Chi sono i liberal-imperialisti
La cultura che sembra distinguere anche i dirigenti UE rispetto al loro più recente passato consiste proprio nella totale adesione al modello di “civiltà democratica” disegnato negli Usa
Esteri - di Duccio Trombadori
La guerra odierna è vissuta e combattuta dalle “democrazie occidentali” contro tutto ciò che non si adegua o non risponde a regole da esse riconosciute come principi di diritto. I nostri governanti bontà loro ritengono di essere nel giusto quando concorrono alla macelleria… Non è affatto però uno spirito “fascista” quello che anima chi incita alla guerra per procura della Nato pro Ucraina di piazza Maidan.
I commentatori, i politici “atlantisti”, le anime belle della crociata anti-Putin, probabilmente si ritengono degli antifascisti “puri”, democratici e liberali consonanti con la politica e la cultura “liberal” americana, e in qualche maniera pensano di rispondere a una missione di “civiltà”. Questo abbozzo di psicologia politica diffusa tra le nuove élites del nostro paese è sicuramente approssimativo ma non è esagerato. La cultura che sembra distinguere anche i dirigenti UE rispetto al loro più recente passato consiste proprio nella totale adesione al modello di “civiltà democratica” disegnato negli Usa, con i suoi connotati “liberal” e la relativa disposizione imperiale che lo distingue.
È del tutto evidente che quando si identifica la “libertà” nel modo di vita e nel sistema politico di un paese (nella fattispecie gli Usa) ci si sente in diritto conseguente di esportarla anche con la forza qualora ragioni di “ingerenza umanitaria” ne reclamino l’urgenza. Dunque, non sono certo da chiamare “socialfascisti” i nostri liberalsocialisti, i nostri radicali, i nostri neo-socialdemocratici che in Europa gareggiano con gli strateghi Nato a chi prende la mira più giusta contro il regime di Putin.
Non c’è in loro la tracotanza e la presunzione che dava ai governi di Hitler e Mussolini una immagine vanagloriosa di potenza europea. Essi sono piuttosto inerti e inconsapevolmente succubi sul piano ideologico e politico di fronte a ragioni che li sovrastano, e li usano e li spingono a lavorare contrariamente agli interessi del proprio paese. Fatte le dovute proporzioni sarebbe più opportuno chiamare “liberal-imperialisti” tutti i pappagalli che si ostinano a fare le mosche cocchiere della attuale strategia Nato, persuasi di combattere una battaglia di principio in nome della Dea Libertà.