La sovranità dell'Ue
Sovranità e federazione, l’eterna altalena dei poteri
Quella delega, quel patto (o contratto) originario e virtuale vengono così superati e sopraffatti da un’idea assoluta di Stato e di “sovrano”.
Politica - di Danilo Di Matteo
A volte può essere opportuno semplificare un po’ una realtà complessa per renderne il senso. Così possiamo rintracciare almeno due radici del moderno Stato nazionale, sorto in Europa nel XVI e XVII secolo. Da un lato una sorta di delega dei singoli (o del popolo) al sovrano (principe o re), che viene così a incarnare lo Stato (“lo Stato sono io”, come avrebbe detto in seguito Luigi XIV). Quella delega, quel patto (o contratto) originario e virtuale vengono così superati e sopraffatti da un’idea assoluta di Stato e di “sovrano”. Un bel passo avanti rispetto alla frammentazione feudale dei poteri.
D’altro canto, però, lo Stato moderno nasce, per certi versi, da una sorta di federazione e di estensione delle precedenti corporazioni, leghe di città, gruppi; quasi un’associazione di associazioni. In essa vige, naturalmente, un “principio gerarchico” (le “piccole associazioni” sono subordinate alla “grande”, la quale, tuttavia, risulta da esse condizionata e vincolata, fino al limite della rottura). Non a caso si svilupperà il movimento dei monarcomachi, legato, come la teoria dello Stato assoluto, a una matrice teologica: al popolo è riconosciuta la facoltà di deporre il “principe”, fino, al limite, a eliminarlo fisicamente, in caso di gravi violazioni, poniamo, degli accordi in tema di libertà religiosa dei sudditi.
Anche un pensatore realista e a tratti cinico come Carl Schmitt riconosce tale duplice natura dell’istituzione statuale moderna. Cosa può suggerirci tutto ciò per l’oggi, ad esempio al fine della costruzione europea? Si tratta certo di conferire sovranità all’Unione (la celeberrima “cessione di quote crescenti di sovranità”), ma, al tempo stesso, nel solco di una concezione davvero federale (e dunque pattizia), occorrerebbe meglio raccordare i vari “soggetti molecolari” presenti ai differenti livelli, estendendo e consolidando quella rete di rapporti e di relazioni che possano trovare poi un’espressione compiuta e, direi quasi, palpabile nelle più alte istituzioni comunitarie. Insomma, quasi un doppio binario per arrivare più lontano.