Il ddl di ratifica

Cosa è il Mes: la discussione sul fondo salva stati rinviata a novembre

In un’aula deserta la maggioranza presenta una richiesta per sospendere l’esame del ddl di ratifica per 4 mesi. Meloni e Salvini avrebbero voluto rinviare la pratica a dopo le europee, ma nel braccio di ferro con Fi e Giorgetti passa la linea più “soft”

Politica - di Giulio Seminara

1 Luglio 2023 alle 11:30

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Sul Mes il governo ha buttato la palla in tribuna, posticipando a novembre una scelta comunque ineludibile e decisiva sulla postura dell’Italia in Europa, finora oscillante tra scontro frontale con Bruxelles e pragmatismo conciliante.

Nei desideri di Giorgia Meloni e Matteo Salvini i tempi del rinvio sarebbero dovuti essere più lunghi, possibilmente successivi alle elezioni europee del prossimo giugno, ma nel braccio di ferro interno alla maggioranza con i moderati di Forza Italia e il ministro dell’economia leghista Giancarlo Giorgetti da un lato e Fratelli d’Italia e salviniani dall’altro, ha infine prevalso la linea per il rinvio soft dei primi, tendenzialmente favorevoli alla sottoscrizione italiana del Mes. Da non dimenticare che tutti i paesi dell’eurozona hanno già aderito e aspettano l’Italia per stabilizzare il nuovo strumento.

Ieri, in un’aula di Montecitorio semi-deserta con circa una ventina di parlamentari presenti a causa anche del “ponte” tra il weekend e la festa dei patroni di Roma santi Pietro e Paolo, la coalizione di governo ha presentato a nome dei suoi quattro gruppi una richiesta di sospensiva per non esaminare il ddl di ratifica del Meccanismo europeo di stabilità per un periodo di 4 mesi. Sulla richiesta si voterà la prossima settimana ma il dado è tratto: il centrodestra avrà tempo fino a novembre per trovare la quadra su una questione diventata ormai politicamente molto delicata e divisiva, tra europeisti favorevoli e sovranisti contrari. Forza Italia, pur con qualche perplessità, ha aperto al fondo permanente di salvataggio per i paesi dell’eurozona in difficoltà finanziarie, mentre Fratelli d’Italia e la Lega rimangono ostili.

Infatti ieri il ministro degli esteri azzurro Antonio Tajani si è dichiarato “non contrario al Mes”, auspicando che lo strumento “passi sotto il controllo del Parlamento e della Commissione”, mentre il suo collega vicepremier Salvini ha detto di non volersi sentire “legato mani e piedi a un meccanismo straniero che ha interessi stranieri e che ha cuore e portafoglio all’estero”. Nel mezzo rischia di finirci Giorgia Meloni, sostanzialmente sfidata dal leader leghista, pronto a porsi come il solo coerente sovranista ostile al presunto dominio finanziario di Bruxelles nel caso in cui la premier dovesse prima o poi fare un compromesso con l’Unione. Ma oltre la “sfida sovranista” a Palazzo Chigi c’è un disegno: usare l’adesione italiana al Mes come merce di scambio nei vari dossier, dalla trattativa sul nuovo Patto di stabilità e crescita all’immigrazione.

A livello economico da tempo Meloni spinge per scorporare dai futuri vincoli di bilancio gli investimenti per la crescita, in opposizione alla linea rigorista di Germania e Paesi del nord. E non a caso la sospensiva proposta ieri dalla maggioranza ha messo insieme Mes e Patto di stabilità europeo: i “maggiori approfondimenti” sono dovuti alla discussione in atto sulle “nuove regole del Patto di stabilità europeo” e “il completamento dell’Unione bancaria e dei meccanismi di salvaguardia finanziaria”. Presente pure uno strano passaggio sul “potere contrattuale”: ”Resta il fatto che utilizzare il Mes comporta il rischio di stigma e di perdita di potere contrattuale sul piano europeo e internazionale”. Insomma, se alla fine Meloni dirà sì non sarà gratis.

La premier ieri ha preso tempo e dal consiglio europeo di Bruxelles glissava: “Qui non mi hanno chiesto del Mes”. Ma intanto l’opposizione si è insolitamente unita contro il rinvio. Elly Schlein ha definito la premier “nervosa” e il capogruppo dem al Senato Francesco Boccia ha rincarato la dose, “Meloni dissociata dalla realtà”. Invece Giuseppe Conte, contrario al Mes, ha detto che la premier in Europa sui grandi dossier è “in preda al panico e non risponde”. Critico pure Matteo Renzi:Meloni prima o poi sul Mes dovrà dire sì e sarà l’ennesima contraddizione”.

1 Luglio 2023

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