Il caso del giornalista

“Torchiaro non commise alcun reato”, dopo 14 anni annullata la sentenza contro il giornalista del Riformista

Nelle motivazioni la Suprema Corte fa a pezzi il processo al giornalista del Riformista: “14 anni nel limbo per una fattura di 9mila euro”

Editoriali - di Paolo Comi

4 Luglio 2023 alle 18:45 - Ultimo agg. 5 Luglio 2023 alle 13:37

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“Torchiaro non commise alcun reato”, dopo 14 anni annullata la sentenza contro il giornalista del Riformista

Il giornalista del Riformista Aldo Torchiaro fece semplicemente il lavoro per il quale era stato pagato. Sono state pubblicate la scorsa settimana le motivazioni con cui la Corte di Cassazione ha annullato ad aprile la condanna nei confronti di Torchiaro, accusato di aver percepito nel 2010 somme non dovute da parte del comune di Parma per una fittizia consulenza giornalistica.

Torchiaro venne coinvolto nella maxi inchiesta condotta dalla guardia di finanza che nel 2011 decapitò i vertici dell’amministrazione locale, ad iniziare dall’allora sindaco Pietro Vignali (FI). Secondo la pm parmigiana Paola Dal Monte, Torchiaro era stato assunto da una partecipata comunale quando invece curava la pagina social di Vignali. Senza alcun riscontro documentale, i finanzieri formularono la pesantissima accusa di peculato basandosi quasi esclusivamente sulle intercettazioni telefoniche. Le date dell’incarico vennero, però, clamorosamente sbagliate. La gestione della pagina, infatti, sarebbe avvenuta nel 2010, mentre l’incarico presso la partecipata nel 2009.

Una tempistica quanto mai inverosimile. “E anche a volerlo considerare come ‘anticipo’, e quindi nella prospettiva della futura gestione della pagina social, non c’è prova da nessuna parte di questo accordo”, scrivono i giudici di piazza Cavour nella sentenza. Torchiaro fin da subito, a dire il vero senza grande successo, aveva prodotto le prove che dimostravano la correttezza del suo operato. “Sono stato quattordici anni nel limbo della giustizia ingiusta. Tutto questo circo, costato allo Stato centinaia di migliaia di euro tra intercettazioni e personale delle Fiamme Gialle, cancellerie di tribunale e migliaia di pagine di faldoni è stato montato – con sprezzo del ridicolo – sull’episodio di una presunta irregolarità per una fattura da me emessa per 9mila euro nel 2009”, dichiara Torchiaro.

“La Procura di Parma, allora guidata da Gerardo Laguardia che si candiderà poco dopo – senza successo – alle elezioni amministrative con una lista che era all’opposizione della giunta Vignali, ha commesso errori investigativi. Merita una menzione speciale il maresciallo Iodice (poi premiato con un encomio solenne per la brillante attività svolta, ndr)”, prosegue Torchiaro. I vari filoni contro l’amministrazione comunale di Parma di centrodestra si sono conclusi in questi anni, a parte qualche iniziale patteggiamento, con l’assoluzione di tutti gli indagati, molti dei quali già risarciti per l’ingiusta detenzione patita o per la violazione della legge Pinto per le abnormi tempistiche con cui si svolsero i procedimenti.

“Per una combinazione di sottovalutazioni e distrazioni, nella provincia di Parma, in quel periodo, dilagava in modo pressoché indisturbato la ‘ndrangheta, ma la Procura di Parma indagava solo sul comune”, aggiunge Torchiaro. “Purtroppo, come ricorda sempre l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati Luca Palamara che per anni è stato a capo del ‘Sistema’, esiste un meccanismo di attenzione selettiva che spinge alcune Procure, e nello specifico gli appartenenti ad alcune correnti della magistratura più forti in alcune Procure, a puntare i riflettori contro figure di pubblico interesse come i giornalisti e gli amministratori locali, allo scopo di ottenere la massima attenzione mediatica”, conclude quindi Torchiaro. “È una sentenza che soddisfa perchè a mio avviso pone la parola fine ad una vicenda giudiziaria che non doveva nemmeno iniziare”, ha dichiarato invece l’avvocato Gian Domenico Caiazza, difensore del giornalista.

4 Luglio 2023

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