La Guerra Russia-Ucraina

Perché il cardinale Matteo Maria Zuppi è volato a Mosca: l’obiettivo della missione

Il presidente della Cei in missione da Putin per tentare di fermare il conflitto

Esteri - di Fabrizio Mastrofini

28 Giugno 2023 alle 15:30

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Perché il cardinale Matteo Maria Zuppi è volato a Mosca: l’obiettivo della missione

Comincia la fase 2: il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Bologna, oggi e domani è a Mosca, a tre settimane dalla prima missione in Ucraina. Il cardinale è inviato del Papa e il comunicato della Sala Stampa vaticana che ieri ha annunciato il viaggio, ne precisa senso e confini: “scopo principale dell’iniziativa è incoraggiare gesti di umanità, che possano contribuire a favorire una soluzione alla tragica situazione attuale e trovare vie per raggiungere una giusta pace”.

Dunque siamo ancora sul piano esplorativo preliminare, per capire in che modo i diversi interlocutori possano trovare delle soluzioni in grado di fermare il conflitto. L’agenda degli appuntamenti non è stata comunicata e si sa soltanto che nei giorni scorsi il porporato aveva espresso la speranza di vedere, tra gli altri, il patriarca ortodosso Kirill. È comunque significativo che la missione di “diplomazia umanitaria” promossa da papa Francesco non sia rallentata dagli eventi avvenuti in Russia nei giorni scorsi.

Tre settimane fa a Kiev, il cardinale Zuppi aveva incontrato il presidente Zelensky e i suoi più stretti collaboratori e si era recato a Bucha, la cittadina a pochi chilometri dalla capitale balzata alla cronaca all’inizio del conflitto per il massacro indiscriminato di civili, lasciati nelle strade o gettati in fosse comuni. “I risultati di tali colloqui – informava una nota della Santa Sede alla fine della missione del 5 e 6 giugno – come quelli con i Rappresentanti religiosi, nonché l’esperienza diretta dell’atroce sofferenza del popolo ucraino a causa della guerra in corso, verranno portati all’attenzione del Santo Padre e saranno senz’altro utili per valutare i passi da continuare a compiere sia a livello umanitario che nella ricerca di percorsi per una pace giusta e duratura”.

Anche a Mosca, l’obiettivo della missione in questa fase è soprattutto quello dell’ascolto e di facilitare “gesti di umanità”, che riguardano sia gli scambi di prigionieri, sia la questione dei bambini ucraini portati a forza in Russia e sottratti ai legittimi genitori. Vicenda che è costata a Vladimir Putin l’incriminazione per “crimini di guerra” dalla Corte internazionale dell’Aja, sebbene la Russia non ne riconosca la legittimità. Per comprendere la situazione e la portata della nuova missione del cardinale Zuppi, può essere utile ricordare quanto ha detto una settimana fa il Segretario di stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin.

Commentando le prime reazioni di Mosca alla prossima visita del cardinale Zuppi, Parolin diceva: “mi pare siano positive, fin dall’inizio hanno manifestato la loro disponibilità a riceverlo, adesso si tratterà di vedere a che livello sarà ricevuto e non posso prevedere i risultati di questa visita”. “A Mosca c’è dunque la disponibilità a riceverlo – ha aggiunto – non so però se da parte di Putin: su questo non saprei proprio rispondere”. Però Parolin ha aggiunto qualcosa di più per far capire il perimetro della missione in questa fase.

“Per la pace in Ucraina – sottolineava – bisogna cominciare a parlare un po’ più di pace, non si deve rimanere prigionieri di una logica di schieramenti e di guerra e poi si devono offrire spazi di mediazione. Come già si sta facendo da più parti e cercare di convincere responsabili dei due Paesi che l’unica strada per costruire qualcosa di solido è quella della pace, anche mettendo in luce i disastri che la guerra provoca sul versante umanitario”.

Forse una risposta indiretta al presidente ucraino che il 13 maggio ha chiesto al Vaticano di sostenere il piano di pace che prevede il ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina, il ritiro delle truppe russe, la cessazione delle ostilità e il ripristino dei confini del suo paese. Da notare comunque che il cardinale Parolin, in risposta ad una domanda sul coinvolgimento di Washington e Pechino, diceva che in questo dialogo “non vogliamo escludere nessuno”.

28 Giugno 2023

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