La rivolta e la guerra

Implosione della Russia e rischio Armageddon: cosa può succedere se cade Putin

Mosca detiene un arsenale di quasi 5977 testate nucleari: il più grande al mondo. Cosa accadrebbe se il paese piombasse nell’anarchia?

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

28 Giugno 2023 alle 14:30

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Implosione della Russia e rischio Armageddon: cosa può succedere se cade Putin

Immaginate per un momento uno scenario del genere: un paese che possiede 5.977 testate nucleari piomba nell’anarchia. Lo Stato si disintegra. Ma quelle 5.977 testate restano e su di esse mettono le mani bande di mercenari, signori della guerra che si ergono a capi delle nuove repubbliche della disintegrata Federazione Russa. Il mondo trema.

L’incubo di un Armageddon nucleare incombe sul pianeta. Altro scenario: Putin esce di scena, forse anche dalla vita, al suo posto s’insedia un super falco nazionalista – non un Prigozhin qualunque – che decide di farla finita con la guerra d’Ucraina utilizzando qualche atomica tattica. La reazione americana e delle potenze nucleari europee – Gran Bretagna in primis – è immediata. La terza guerra mondiale è guerra nucleare.

Andiamo nel dettaglio. Secondo recenti stime della Federation of American Scientists, Mosca detiene l’arsenale nucleare più vasto del mondo, con 5.977 testate. Mentre gli Stati Uniti ne avrebbero 5.428. Di conseguenza, Usa e Russia deterrebbero circa il 90% del totale mondiale di questi ordigni devastanti. Ma delle quasi 6.000 testate nucleari russe, 1.500 sono ritirate e pronte a essere smantellate (sarebbero invece 1.720 quelle americane ritirate dagli arsenali). E delle rimanenti 4.500 – riportava un anno fa il Bulletin of the Atomic Scientists – sarebbero all’incirca 1.500 quelle in effetti dispiegate su sistemi strategici a lungo raggio, mentre le restanti 3.000 sarebbero “di riserva”. La Russia ne avrebbe 812 dispiegate su missili balistici terra-aria, 576 su missili balistici lanciabili da sommergibili e 200 nelle basi dei bombardieri pesanti.

Il trattato New Start tra Russia e Usa – di cui Mosca ha di recente annunciato la sospensione – limita gli armamenti nucleari strategici fissando un tetto di 1.550 testate e 700 missili e bombardieri dispiegabili da ciascuno dei due Stati. Le armi nucleari sono spesso divise in ‘strategiche’ – capaci di colpire bersagli a lunga distanza – e ‘tattiche’, e su queste ultime le stime delle varie agenzie sull’arsenale di Mosca variano di molto: da 1.000 a 2.000 testate, sottolinea il Washington Post, secondo cui queste armi possono essere lanciate da terra, aria e mare, ma non sono dispiegabili preventivamente. Le testate nucleari sono armi micidiali, e anche le meno potenti sono capaci di uccidere migliaia e migliaia di persone e di rendere invivibile un’area per tantissimi anni.

Oggi le testate nucleari più potenti, quelle definite “strategiche”, possono sprigionare un’energia di centinaia di chilotoni e sono solitamente installate sui missili intercontinentali. Le armi “tattiche” vanno da 0,6 a 2 Kiloton, l’equivalente di 600-2.600 tonnellate di tritolo. Possono spazzare via un intero agglomerato urbano o una città. Quelle strategiche si misurano in megaton. Non c’è però una definizione convenzionale di cosa significhi “tattico” e di cosa invece sia un’arma “strategica”.

La distinzione non sta tanto nella differenza di gittata o di potenza, ma nell’uso che se ne fa all’interno del contesto più ampio della guerra. Per esempio, le bombe di Hiroshima e Nagasaki usate dagli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale sarebbero classificabili, in quanto a potenza, come “tattiche”. L’uso che se ne fece in quel caso però fu “strategico” perché furono fondamentali per costringere il Giappone alla resa. La Russia ha tre basi capaci di lanciare missili dotati di testate atomiche e sono in posizione strategica: a Rostov (nel Sud-Est del Paese, a stretto contatto con il Donbass e l’Ucraina), a San Pietroburgo (quindi a Ovest) e soprattutto a Kaliningrad, l’exclave russa completamente circondata da paesi della Nato.

Qui sono installati i missili 9m729, quelli che dovrebbero preoccupare di più noi: a differenza dei missili balistici, fatti per volare oltre i 5 mila chilometri, questi coprono una distanza massima di 2.500 chilometri, in pratica tutta l’Europa, fino alla Spagna e all’Irlanda. Ma il campo in cui la Russia si è spinta più avanti, sempre in relazione alle armi atomiche, è quello dei cosiddetti “missili ipersonici”, ovvero capaci di volare a Mach 7, cioè a quasi 8.600 chilometri l’ora.

La differenza, rispetto ai missili “tradizionali”, non è tanto nella velocità (un missile balistico, quando ricade verso terra, può raggiungere anche Mach 17) ma nella manovrabilità. Per non parlare, poi, di altri sistemi d’arma come l’Avangard, dove si sfiora la fantascienza. Si tratta di una specie di aliante ipersonico capace di viaggiare a decine di chilometri di altezza negli strati densi dell’atmosfera per poi planare all’improvviso sul bersaglio portando con sé una bomba atomica che, nel caso specifico dell’arsenale russo, potrebbe essere quattro volte più potente della più potente testata americana. Da almeno un paio d’anni, poi, i russi dispongono del sistema RS-28 Samat capace di lanciare contemporaneamente 24 alianti Avangard. Ecco, pensate un paese disgregato, in balìa del caos. Un caos nucleare. C’è da tremare solo al pensiero.

28 Giugno 2023

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