Dopo la marcia della Wagner

La versione di Putin: “Potevamo soffocare la rivolta nel sangue, o con me o l’esilio”, Prigozhin atterra a Minsk

Esteri - di Redazione Web

27 Giugno 2023 alle 09:21 - Ultimo agg. 27 Giugno 2023 alle 09:35

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La versione di Putin: “Potevamo soffocare la rivolta nel sangue, o con me o l’esilio”, Prigozhin atterra a Minsk

Quelle tra venerdì 23 giugno e sabato 24, in Russia sono state 24 ore incredibili: quando sembrava che la rivolta guidata da Prigozhin avrebbe potuto rovesciare Putin con una marcia della Wagner su Mosca all’improvviso la colonna di mercenari si è bloccata a 200 chilometri dall’obiettivo. Improvvisamente. Senza se e senza ma. Un accordo fatto tra Prigozhin e il presidente Bielorusso Lukashenko avrebbe fermato la marcia. Ne sono seguite ore di silenzio nello smarrimento di tutto il mondo che stava a guardare cosa succedeva. Lo stesso il giorno seguente. Silenzio anche nelle stanze del Cremlino. Qualcuno addirittura aveva pensato che Putin fosse fuggito. Finchè, trascorse altre 24 ore dalla fine di quel tentativo di colpo di stato Putin ha parlato nuovamente alla nazione per dire che il pericolo è passato, che gli ammutinati non sono riusciti a spaccare la Russia, che i tentativi “criminali” di creare disordine interno sono falliti e che il Paese è stato “salvato dalla distruzione” grazie alla fedeltà dei suoi militari e dei suoi servizi di sicurezza.

Putin si è rivolto alla sua nazione con un discorso di non più di 5 minuti come già aveva fatto sabato mattina quando con voce marziale aveva annunciato i rivolgimenti della Wagner, il “tradimento” e minacciato i rivoltosi. Anche questa volta non nomina mai Prigozhin, e, con tono ben diverso, si arroga il merito di avere evitato “un bagno di sangue”, perché “la rivolta sarebbe stata soffocata” comunque ma lui ha evitato di dare l’ordine di sparare sui rivoltosi. Poi ha assicurato che manterrà la parola data, offrendo ai miliziani della Wagner la possibilità di trasferirsi in Bielorussia senza dover essere processati, oppure di mettersi al servizio del ministero della Difesa. Un’apertura nei confronti degli uomini della Wagner che già aveva annunciato anche perché rinunciare a quella milizia di facinorosi potrebbe essere rischioso sia per gli eventi in Ucraina sia negli altri avamposti dove sono impegnati più o meno ufficialmente come l’Africa. E nessuna parola su Priogozhin.

Putin ha raccontato la sua versione di come sono andate le cose: “I neonazisti – ha scandito lo zar – volevano che soldati russi uccidessero altri russi, che la nostra società si spaccasse, soffocasse nel sangue. Invece tutti i nostri militari, i nostri servizi speciali, sono riusciti a conservare la loro fedeltà al loro Paese, hanno salvato la Russia dalla distruzione”. Putin ha sottolineato che l’avanzata dei miliziani non è stata consentita per incapacità di gestione o perché colti all’improvviso. Ma per una precisa volontà: “C’è voluto del tempo, anche per dare la possibilità di ricredersi a chi aveva fatto un errore. Per dare loro la possibilità di capire che le azioni che stavano compiendo erano respinte dalla società”.

Non ha mancato di lodare comunque la Wagner, riconoscendo il loro valore sul campo in Ucraina: “Sono patrioti e l’hanno dimostrato sul campo” e li ha ringraziati “per aver preso l’unica decisione giusta, quella di fermarsi”. Ora tocca a loro scegliere: O si uniscono alle strutture ufficiali russe oppure vanno in Bielorussia e continuano a prestare servizio ma senza essere processati. Intanto Ukrainska Pravda comunica che il jet privato del capo del gruppo della Wagner, Yevgeny Prigozhin, è atterrato all’aeroporto militare di Machulishchi, vicino a Minsk, in Bielorussia. L’aereo, scrive, è arrivato all’aeroporto alle 6.40, ora locale, da Rostov sul Don. Pochi minuti dopo un altro jet è atterrato allo stesso aeroporto da San Pietroburgo. Cosa ne sarà di lui non è ancora chiaro.

Come sempre avviene per i fatti che riguardano Russia e Ucraina, si rincorrono le indiscrezioni. Secondo quanto riportato dal Telegraph, che cita fonti della sicurezza del Regno Unito, i servizi di sicurezza russi avrebbero minacciato le famiglie dei leader del Gruppo Wagner prima che il fondatore della milizia russa, Yevgeny Prigozhin, decidesse di interrompere la sua marcia verso Mosca sabato scorso. Secondo il quotidiano, questo potrebbe aver contribuito alla decisione di Prigozhin di annullare inaspettatamente l’operazione militare. Secondo le stesse fonti, le truppe della Wagner ammontavano solo a 8.000 uomini anziché 25.000 e molto probabilmente avrebbero rischiato una sconfitta se avessero tentato di prendere la capitale.

Intanto a 48 ore dalla tentata rivolta, dopo il discorso, Putin si è riunito con i capi delle agenzie di sicurezza e con il ministro della Difesa Serghei Shoigu, il nemico numero uno di Prigozhin. Due giorni dopo il tentativo di ammutinamento, dunque, la Russia cerca di mostrare che tutto è tornato alla normalità. Le misure di sicurezza speciali a Mosca sono state revocate e lo stesso Shoigu era riapparso in video in mattinata, mostrato dalla televisione durante una visita alle truppe al fronte. Sugli schermi è apparso in mattinata anche il primo ministro Mikhail Mishustin intento a presiedere una riunione del governo. “La cosa principale in queste condizioni è garantire la sovranità e l’indipendenza del nostro Paese, la sicurezza e il benessere dei nostri cittadini”, ha affermato il premier, invitando a stringersi tutti “intorno al presidente”.

27 Giugno 2023

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