I retroscena

Crollo della diga in Ucraina e distruzione di Nord Stream, chi c’è dietro i sabotaggi

Russa la responsabilità dell’esplosione di Kakhovka

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

20 Giugno 2023 alle 17:00

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Crollo della diga in Ucraina e distruzione di Nord Stream, chi c’è dietro i sabotaggi

Mentre Ucraina e Russia si rimpallano le accuse su chi avrebbe fatto crollare la diga di Kakhovka, il New York Times afferma che, nonostante siano “teoricamente possibili molteplici spiegazioni, le prove indicano chiaramente che la diga è stata paralizzata da un’esplosione provocata dalla parte che la controlla: la Russia”.

Il media statunitense interroga ingegneri ed esperti di esplosivi, sostenendo che la diga aveva “un tallone d’Achille” ed essendo “costruita in epoca sovietica, Mosca aveva ogni pagina dei disegni tecnici e sapeva dov’era”. La diga, spiegano ancora “è stata costruita con un enorme blocco di cemento alla base” ed è attraversata da “un piccolo passaggio, raggiungibile dalla sala macchine”: proprio qui “suggeriscono le prove”, “è esplosa la carica che ha distrutto la diga”. Da un retroscena all’altro.

In Germania, gli investigatori stanno indagando su una serie di indizi che farebbero ricondurre il sabotaggio dei gasdotti North Stream 1 e 2 a una pista legata alla Polonia, che potrebbe essere stata utilizzata dai responsabili come quartier generale operativo. Lo ha riferito il Wall Street Journal, spiegando che gli inquirenti hanno ricostruito gli spostamenti di due settimane di “Andromeda”, uno yacht di 15 metri che si sospetta essere stato coinvolto nelle operazioni di sabotaggio avvenute nel Mar Baltico lo scorso settembre, che avrebbe deviato la sua rotta per addentrarsi nelle acque polacche.

Al suo interno, sono stati rinvenuti campioni di Dna che la Germania ha cercato di “abbinare ad almeno un soldato ucraino”. Le rivelazioni del Wall Street Journal arricchiscono la ricostruzione fornita dal Washington Post il 6 giugno. L’autorevole quotidiano statunitense aveva rivelato, proprio nel giorno dell’attacco alla diga, che a Langley, comando generale dell’agenzia di intelligence Usa, sapevano da giugno dello scorso anno di un piano ucraino per sabotare il North Stream. Le informazioni giunte agli 007 statunitensi raccontavano nel dettaglio come l’esercito ucraino stesse preparando un attacco segreto all’infrastruttura con l’impiego di una piccola squadra di sommozzatori che riferiva direttamente al comandante della Forze armate ucraine.

Resta la tragedia senza fine di una guerra che ha consumato il suo 480° giorno. Il Centro nazionale ucraino per la resistenza ha stimato oggi in “più di 500” il numero di morti nel territorio occupato dalla Russia nel sud dell’Ucraina a seguito delle inondazioni causate dall’esplosione della diga di Kakhoyka. Sul fiume Dnepr. “Secondo informazioni preliminari, più di 500 abitanti della città temporaneamente occupata di Oleshki, sulla riva sinistra e nella regione di Kherson, sono stati uccisi dall’esplosione della centrale idroelettrica di Kakhovka da parte dei russi”, denuncia il Centro per la Resistenza.

“Le persone sono morte perché gli occupanti si sono rifiutati di evacuare coloro che non avevano il passaporto russo”, aggiunge la nota ufficiale, che rimprovera alle autorità filo-russe insediate nell’area di “aver violato tutte le norme del diritto umanitario internazionale e le più elementari umanità”.

Il Centro nazionale per la resistenza è un organismo creato dalle forze speciali ucraine per promuovere i movimenti contro l’occupazione russa del paese. Secondo questa fonte, “i russi nei territori occupati non hanno evacuato le persone che non hanno passaporti russi”. Dall’inizio di questa guerra, le forze russe hanno esercitato numerose forme di pressione nei territori sotto il loro controllo per costringere la popolazione locale ad adottare la cittadinanza russa.

20 Giugno 2023

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