L'addio a 89 anni
Chi era lo scrittore Cormac McCarthy, dio senza pietà della letteratura mondiale
Solitario, devoto alla scrittura, disilluso e crudele. Lo scrittore di “The road” ci ha mostrato il mondo come l’ha visto, senza infingimenti. Ogni passo è decisivo, ci ha detto. Ma ci ha detto pure che c’è sempre una strada in cui camminare
Cultura - di Graziella Balestrieri
“Lui la guardò. Dopo un po’ disse: Il problema non è sapere dove sei. Il problema è pensare che ci sei arrivato senza portarti dietro niente. Questa tua idea di ricominciare daccapo. Che poi ce l’abbiamo un po’ tutti. Non si ricomincia mai daccapo. Ecco il problema. Ogni passo che fai è per sempre. Non lo puoi annullare. Non puoi annullare niente… tu credi che quando ti svegli la mattina quello che è successo ieri non conta. Invece quello che è successo ieri è l’unica cosa che conta. Che altro c’è? La tua vita è fatta dei giorni che hai vissuto. Non c’è altro. Magari pensi di poter scappare via e cambiare nome o non so cosa – Di ricominciare daccapo. E poi una mattina ti svegli, guardi il soffitto e indovina chi è la persona sdraiata sul letto? ” (da Non è un paese per vecchi).
Chissà cosa avrà pensato ieri, chissà se si sarà chiesto dove stava andando prima di abbandonare la terra, chissà cosa si sarà portato dietro di sé, quando ieri, all’età di 89 anni si è spento lo scrittore americano di origini irlandesi Cormac McCarthy, che per definizione del critico statunitense Harold Bloom faceva e fa parte dei magnifici quattro della letteratura americana insieme a Don DeLillo, Philip Roth e Thomas Pynchon. Talmente tanto magnifici e presenti nelle culture di tutto il mondo, scrittori così acuti e così occhi e penna sul mondo che non sono solo stati capaci di descrivere il passato e quello che ci ha attraversati, ma in molti casi sono riusciti pure a guardare, leggere e cercare di indirizzarci verso il futuro. Ognuno di loro una sorta di guida. ciascuno a modo suo.
Talmente tanto magnifici che a nessuno dei quattro è stato mai consegnato un Nobel per la Letteratura e chissà poi perché a Oslo tendono a snobbare gli scrittori veri. Chissà se McCarthy ha guardato il soffitto ed ha rivisto la sua vita e sé stesso, chissà se per un momento avrebbe voluto cambiare quella frase di uno dei suoi romanzi più conosciuti Non è un paese per vecchi, con una voglia di scrivere del futuro e non di quello che si è stati. Forse no, forse avrà chiuso gli occhi e ha lasciato a noi, attraverso i suoi libri, le sue storie, tutto quello che ha vissuto il vero senso delle sue parole: spiegare l’esistenza di ognuno di noi attraverso quello che si è lasciato giorno per giorno, come se ogni mattina ci si alzasse per compiere qualcosa che dovrà rimanere e non vivere a metà, cercando di fare qualcosa che magari il giorno dopo non avremo più la possibilità di riparare. No, tutto è concentrato su quello che si è stati, non nel passato remoto ma nel passato che per ognuno di noi deve essere solamente ieri.
Identico nella realtà ai personaggi che solitari, burberi, induriti e senza affetti, descriveva nei suoi romanzi, nei capolavori come La strada, Meridiano di sangue e Cavalli selvaggi. Crudo McCarthy, crudele e senza affetti: in realtà non è proprio così, perché gli affetti ci sono stati ma c’è stato qualcosa di più preponderante in lui, qualcosa di talmente grande da spazzare via tutto il resto, come se vivere per Cormac fosse legato allo scrivere e non ad altro.
La scrittura non è stata per lui un pezzo di arredo, non un mobile che si poteva cambiare o di cui fare a meno, non un passatempo: la scrittura è divenuta il suo baricentro, qualcosa che ha fatto diventare tutto il resto qualcosa di cui poter fare a meno, in maniera del tutto cinica per certi versi ma così è stato: essere uno scrittore prima di tutto e tutti. Perché dalla prima moglie, la poetessa Lee Holleman divorzia, visto che vorrebbe che lei si trovasse un lavoro e non solo che si occupasse di casa e figlio, così che possa concedergli più possibilità per la scrittura, più serenità, più spazio. Dalla seconda moglie, la cantante Anne De Lisle invece divorzia perché a lui a quanto pare non interessava il danaro e considerava le cattedre che gli venivano offerte ai college solo una truffa. L’unica cosa che importava a Cormac, ve l’abbiamo già detto, era quella di scrivere, non di guadagnare. Scrivere era per lui la prima vera sua necessità, il primo elemento di cui cibarsi, che poi per un mese potesse mangiare scatole di fagioli quello era del tutto marginale e relativo.
Definito scontroso e poco incline alla vita sociale e mondana – e difatti lo era – dotato di uno stile unico e di una predilezione per temi oscuri e violenti, la sua come l’ha definita Graeme Wood su The Atlantic, è stata la “narrazione onnisciente di un Dio senza pietà, che parla in toni e con un linguaggio che servono ai suoi scopi e non ai nostri, uno psicopatico fuori controllo che non solo tollera le atrocità del suo mondo, ma le presenta in termini strani e disumani”. Quella di McCarthy è stata ed è una scrittura crudele, qualcosa di molto ostile, qualcosa di severo, qualcosa che spiazza tutti, una scrittura buia, quella che non vediamo ma che riconosciamo come il buio che ci appartiene come esseri umani; è quell’ostilità della sua scrittura che ci consegna un mondo crudele, di un mondo che sanguina attraverso le sue mani che lo hanno fatto diventare una sorta di scrittore guida.
Eppure, diventa riconosciuto quasi alla soglia dei sessanta anni, con l’uscita di Cavalli selvaggi. E se a lui il mondo fuori, quello che luccica non interessa, le luci si interessano dei suoi romanzi, e pur non amando niente di Hollywood, Hollywood si innamora follemente dei suoi personaggi. Per primo arriva Billy Bob Thornton alla regia di Passione ribelle, riadattamento dal romanzo Cavalli Selvaggi. Poi ecco i fratelli Coen con Non è un paese per vecchi, e ancora The Road dal romanzo La Strada per la regia di John Hillcoat, The Counselor – il procuratore, per la regia di Ridley Scott fino ad arrivare al 2013 con Child of God di James Franco.
Se ne è andato il 13 Giugno 2023, nella sua casa a Santa Fe, nel New Mexico, uno degli scrittori più importanti di questo tempo, quello scrittore che non ci ha illusi in nessun modo, che non ha sognato nessuno dei mondi possibili se non quello già esistente, che ci ha spronati e ci sprona a tenere gli occhi aperti o ancor di più spalancati. Una volta che ci ritroveremo con gli occhi chiusi, a sognare un posto migliore di quello che abbiamo, in quel momento ci saremo arresi e arrendersi è il peccato più grande che vedremo ogni giorno riflesso sul soffitto del nostro letto. È questo il testamento di McCarthy. Mai dunque la resa, nonostante la crudeltà e il mondo grondante di sangue, mai dunque fermarsi, perché nonostante non ci sia una meta come nei suoi racconti nella vita c’è sempre e comunque una strada dove poter camminare.