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Berlusconi e la tv, la sua rivoluzione che ruppe il monopolio Rai tra intuizioni e aiuti dalla politica

Politica - di Redazione

12 Giugno 2023 alle 13:32 - Ultimo agg. 12 Giugno 2023 alle 13:58

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Berlusconi e la tv, la sua rivoluzione che ruppe il monopolio Rai tra intuizioni e aiuti dalla politica

Con le sue televisioni ha contribuito ad una rivoluzione culturale e dei costumi in Italia, per i critici ha in realtà messo in atto una “involuzione” culturale e utilizzato i suoi media per fini politici. Al di là di come la si pensi, per Silvio Berlusconi, il leader di Forza Italia e quattro volte presidente del Consiglio morto lunedì 12 giugno all’età di 86 anni, la televisione ha avuto un ruolo chiave nella sua carriera di imprenditore e politico.

Se il Berlusconi imprenditore nasce nel ramo dell’immobiliare, fondando a 25 anni una società e acquistando grazie a 190 milioni di lire (avuti con una fideiussione del banchiere Carlo Rasini, titolare della Banca Rasini dove lavorava il padre) un terreno in via Alcati, a ovest del centro di Milano, per poi mettere a segno due grandi progetti immobiliari (in particolare Milano Due, la “città ideale” costruita vicino Segrate), saranno le televisioni a renderlo un personaggio pubblico.

Intorno alle metà degli anni Settanta acquistò Telemilano, una tv via cavo fondata quattro anni prima che trasmetteva nella zona di Milano 2, il quartiere “fondato” dallo stesso Berlusconi. Con idee rivoluzionarie per i tempi, Berlusconi riuscì a trasformare una piccola tv via cavo in un conglomerato di reti che trasmettevano ormai in tutto il Paese, e in grado di fare concorrenza alla Rai che a quei tempi manteneva un rigido monopolio della radiodiffusione. Nel 1980 nasce Canale 5, una syndacation televisiva che raggruppa in totale dieci emittenti locali, 5 al Nord (TeleMilano 58, Tele Torino, TeleEmiliaRomagna, VideoVeneto e A&G Television) e 5 al Sud, che formano il circuito Rete 10.

Nello stesso anno assume per le sue reti Mike Bongiorno, che aveva lavorato per anni ad alcune delle trasmissioni Rai più famose e seguite. “Quando Berlusconi mi disse che dovevo lavorare solo per lui io gli chiesi quale compenso mi avrebbe dato. Allora in Rai guadagnavo pochino: due milioni a puntata per un massimo di 26 puntate all’anno, non una di più perché sennò dicevano che erano obbligati ad assumermi. Insomma, chiesi a Berlusconi quanto mi offrisse e quello fece un paio di conti e poi disse: «Seicento milioni». E io: «Per quanti anni?». E lui: «Ma per un anno, benedetto uomo! Per un anno! Con quello che pagano gli sponsor, seicento milioni è una cifra normale!». Non credevo alle mie orecchie”, racconterà il celebre conduttore tv.

Quattro anni dopo però Berlusconi rischia il crack. Il 16 ottobre 1985 infatti il pretore torinese Giuseppe Casalbore e i suoi colleghi Bettiol di Roma e Trifuoggi di Pescara ordinano lo “shutdown” delle reti di Berlusconi: la Finanza si presenta nelle sedi delle emittenti locali che ritrasmettevano, in interconnessione, i programmi delle reti Fininvest, ormai diventata una vera e propria concorrente per la tv pubblica grazie ai suoi show come “Drive In”, alla serie tv americane come “Dallas” o “Dinasty”, alla trasmissioni di eventi sportivi (come il Mundialito del 1980).

I finanzieri, ricorda Aldo Grasso sul Corriere della Sera, sequestrano le videocassette che contengono le registrazioni dei programmi e sigillano i “ponti radio” che consentivano alle tv di Berlusconi di riversarli in tutta Italia, violando di fatto il monopolio Rai sulle trasmissioni nazionali.

È qui che fa capolino la politica e i rapporti di amicizia con Bettino Craxi, all’epoca presidente del Consiglio in carica: il suo governo emanò quello che venne ribattezzato “decreto Berlusconi” per liberalizzare le trasmissioni, di fatto dando vita alla televisione nazionale privata in Italia, come stava già avvenendo nel resto d’Europa.

Televisioni che serviranno a Berlusconi per l’ingresso in politica. Nel gennaio 1994 fonda Forza Italia, nuova casa dei moderati italiani che porterà ad una clamorosa vittoria elettorale contro l’allora Partito Democratico della Sinistra di Achille Occhetto, dando il via alla cosiddetta “Seconda Repubblica”.

Forza Italia ottenne più del 20 per cento dei voti, ottenendo la maggioranza con una coalizione formata assieme ai secessionisti della Lega Nord di Umberto Bossi e i postfascisti di Alleanza Nazionale, di Gianfranco Fini.

Quella del 1994 è l’elezione della celebre “discesa in campo”, come la definì lui stesso: un video che Berlusconi diffuse tramite le sue stesse televisioni per presentare la sua candidatura alla guida del Paese, diventato negli anni il reperto politico più famoso della storia politica recente italiana.

Trent’anni dopo come giudicare il suo lascito? L’Italia, come spiega il direttore dell’Unità Piero Sansonetti, “si è spostata a destra, ha assunto posizioni molto più moderate, il “cattocomunismo” è minoritario. Una persona come Papa Bergoglio è molto isolata poiché l’Italia è diventato un Paese su posizioni liberali e non socialiste. Anche la sinistra italiana si è spostata su posizioni liberali piuttosto che socialiste. Berlusconi è riuscito a realizzare questa operazione e a mantenere su di sé la possibilità di essere un punto di equilibrio“.

di: Redazione - 12 Giugno 2023

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