L'epopea del Cav
Berlusconi, l’uomo che ha cambiato il calcio italiano (e non solo): 31 anni sul tetto del mondo col Milan
Politica - di Carmine Di Niro
Forse la sua creatura più amata, il suo vanto più grande. Silvio Berlusconi, il leader di Forza Italia e quattro volte presidente del Consiglio, morto lunedì 12 giugno all’ospedale San Raffaele di Milano all’età di 86 anni, era legato a due colori: il rosso e il nero.
I colori del suo Milan, di cui è stato presidente/patron per 31 lunghissimi anni in cui ha conquistato 29 trofei, portando il club sul tetto del mondo e creando un modello per tanti altri presidenti in giro per l’Europa. Un elenco impressionante: 8 scudetti, 1 Coppa Italia e 7 Supercoppe italiane sul ‘suolo italico’, ma a fare la differenza nell’epopea berlusconia del Milan sono le coppe alzate al cielo fuori dai confini nazionali. Nei 31 anni berlusconiani i tifosi milanisti hanno potuto festeggiare anche 5 Champions League, 5 Supercoppe europee, 2 Coppe Intercontinentali e una Coppa del Mondo per club.
L’ultimo trofeo dell’era berlusconiana risale al 2016, la Supercoppa italiana vinta dai rossoneri a Doha: Il 13 aprile 2017 fu ufficializzata la cessione della società a Li Yonghong, che cederà il passo dopo solo un anno al fondo d’investimento statunitense Elliott, che subentrò all’oscuro imprenditore cinese inadempiente.
AC Milan profondamente addolorato piange la scomparsa dell’indimenticabile Silvio Berlusconi e si stringe con affetto alla famiglia, ai collaboratori e agli amici più cari.
“Domani sogneremo altri traguardi, inventeremo altre sfide, cercheremo altre vittorie. Che valgano a… pic.twitter.com/CWmYy8xzwi— AC Milan (@acmilan) June 12, 2023
Acquistato nel febbraio 1986, col club fortemente indebitato e a rischio fallimento, al Milan di Berlusconi bastò un anno per risalire ai vertici del calcio italiano. Intenzioni rese chiare sin dalla presentazione, con Berlusconi che arrivò all’Arena Civica di Milano scendendo dal cielo su un elicottero accompagnato dalla cavalcata delle Walkirie.
Una sola stagione di assestamento, con un quinto posto in Serie A e l’esonero della leggenda della panchina Nils Liedholm, e poi fu rivoluzione: col giovane tecnico Arrigo Sacchi in panchina e una campagna acquisti faraonica, in particolare per l’acquisto dei due fuoriclasse olandesi Marco van Basten e Ruud Gullit, il Milan iniziò un lungo periodo di successi in Italia e in Europa. All’epopea di Sacchi seguì quella di Fabio Capello, con gli olandesi e la colonna italiana formata da Paolo Maldini, Franco Baresi, Billy Costacurta, Roberto Donadoni. Quindi quella di Carlo Ancelotti, con le ultime due Champions League del club, fino all’ultimo scudetto berlusconiano con Massimiliano Allegri in panchina ma senza successi europei.
Il primo acquisto in termini cronologici fu Roberto Donadoni, arrivato per 8 milioni di euro nel 1986. Dopo Daniele Massaro, arriva l’amore per Carlo Ancelotti, sia da calciatore che poi da allenatore. Leggendari quindi i tre colpi olandesi: Gullit (1987), Van Basten (1987) e Rijkaard (1988). Quindi i due geni dei Balcani: Savicevic e Boban, arrivati entrambi nel 1992. Un elenco infinito o quasi di campioni anche negli anni successivi: Papin, Desailly, Baggio, Leonardo, fino ai tempi più recenti con i colpi straordinari di Kakà e Shevchenko, senza dimenticare Nesta, Inzaghi, Ronaldinho, Ibrahimovic…
Dopo la cessione del Milan la lontananza di Berlusconi dal calcio non durerà molto. È il 2018 quando Adriano Galliani, per trent’anni amministratore delegato e uomo mercato del Milan, propone al Cavaliere di acquistare il Monza, squadra del cuore dell’ex AD rossonero e club in cui ha iniziato la sua carriera.
Nel giro di quattro anni il duo Berlusconi-Galliani porta il Monza dalla Serie C alla Serie A, traguardo mai raggiunto dal club nei suoi 106 anni di storia.