La campagna infuocata
“Parlateci di Bibbiano”: lo sciacallaggio di Salvini, Di Maio e Meloni sull’inchiesta per attaccare il Pd
Giustizia - di Carmine Di Niro
Nell’estate del 2019 era tutto un “parlateci di Bibbiano”, gli hashtag #Bibbiano su Twitter erano di tendenza quotidiana per settimane. C’era chi, è il caso del recentemente “convertito” dopo anni di populismo Luigi Di Maio, parlava del Pd come del “Partito di Bibbiano”.
Bibbiano città epicentro di uno scontro politico giocato sulla pelle dei bambini, quelli al centro dell’inchiesta “Angeli e Demoni” della Procura di Reggio Emilia sulla rete di servizi sociali della Val D’Enza, sui presunti affidi illeciti: le accuse nei confronti degli indagati era (tra le altre) quella di aver falsificato più relazioni al fine di riuscire ad allontanare diversi bambini dalle proprie famiglie per darli in affido ad amici e conoscenti. Il tutto, naturalmente, dietro compenso.
Accuse che tornano oggi a ‘deflagra’ sui giornali a seguito dell’assoluzione in Appello di Claudio Foti, psicoterapeuta e fondatore dello studio di cura Hansel & Gretel, uno dei principali indagati per l’inchiesta su Bibbiano. Foti, condannato a 4 anni in primo grado, è stato assolto da tutte le accuse con diverse motivazioni: per quanto riguarda il reato di abuso d’ufficio “per non aver commesso il fatto”, mentre per il reato di lesioni dolose gravi “perché il fatto non sussiste”. Confermata anche l’assoluzione dall’accusa di frode processuale.
“Tutto ciò che ho creato è andato distrutto. Ho dedicato anima e cuore per far nascere il centro Hansel & Gretel e la gogna mediatica di questi anni l’ha raso al suolo. Mi hanno accusato di lesioni, proprio io che invece ho sempre difeso i bambini”, è passato al contrattacco il medico, sottolineando i “quattro anni di mortificazioni” e la “poltiglia di menzogne, cultura razzista, speculazione politica”.
Già, la politica. Perché tra gli indagati, ancora oggi a processo per il solo reato di abuso d’ufficio, c’era anche il sindaco Dem Andrea Carletti. Coinvolgimento nell’indagine che diede il là ad una vergognosa speculazione politico-mediatica.
L’epoca era quella del governo Conte I, quello giallo-verde con Movimento 5 Stelle e Lega. Matteo Salvini e Luigi Di Maio era alleati in maggioranza, ma trovarono il supporto anche dall’allora ‘piccolo’ Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni in un tiro al bersaglio contro il Partito Democratico.
Fu proprio l’attuale premier la prima a cogliere la palla al balzo. Il 5 luglio 2019, l’inchiesta era appena nata, Giorgia manifesta davanti al municipio di Bibbiano ed evoca il pericolo di insabbiamento dell’inchiesta, oltre a straparlare (già a quei tempi) di “emersione dell’ideologia gender”.
Proprio un post social della leader di FdI in cui, davanti al cartello del Comune di Bibbiano regge uno striscione con la scritta “Siamo stati i primi ad arrivare. Saremo gli ultimi ad andarcene!”, è stato rilanciato in queste ore da Carlo Calenda e Matteo Renzi per ricordare lo sciacallaggio politico messo in atto da Meloni.
Per non dimenticare. A quell’epoca facevo parte del @pdnetwork, ricordo la violenza degli attacchi e l’uso dei bambini. Ricordo anche bene “mai con il partito di Bibbiano” e le denunce contro Di Maio da parte del PD, pochi mesi prima della folle alleanza con i 5S. pic.twitter.com/QSmAZTh5Y6
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) June 7, 2023
Impossibile anche dimenticar Luigi Di Maio, nel 2019 vicepremier di Conte, che dichiarava di “non voler aver nulla a che fare con il partito di Bibbiano”, salvo poi stringere l’alleanza che reggerà in piedi il Conte II.
A Pontida andrà poi in scena nel settembre di quell’anno la sceneggiata clou, con Matteo Salvini che al raduno del Carroccio sale sul palco con la piccola Greta, una bambina presunta vittima del ‘sistema Bibbiano’, pur senza mai citare il paesino della Val d’Enza. Peccato che, come si scoprirà solo dopo, quella bambina non c’entrava assolutamente nulla con Bibbiano, essendo originaria di un paesino del Comasco,