Il delitto di Senago
Impagnatiello interrogato: “Unica forma di pentimento è togliermi la vita”
Il 30enne ha negato la premeditazione. Il legale ha negato che il 30enne fosse sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. Non ha chiesto il trasferimento presso una struttura psichiatrica o sanitaria
Cronaca - di Antonio Lamorte

Alessandro Impagnatiello sostiene che “l’unica forma di pentimento che abbia un senso è togliermi la vita”. Il 30enne è in carcere, a San Vittore a Milano, dopo aver confessato l’omicidio di Giulia Tramontano, la compagna 29enne originaria del napoletano che da lui aspettava un bambino, era incinta al settimo mese di gravidanza. Il cadavere della ragazza, scomparsa lo scorso fine settimana, è stato ritrovato ieri a Senago. A indicare dove si trovasse proprio il fidanzato, che domenica scorsa aveva sporto denuncia di sparizione ai carabinieri. Secondo le indagini avrebbe provato almeno due volte a dare fuoco al corpo della vittima.
Il legale del reo confesso, Sebastiano Sartori ha riferito che il suo insistito ha negato la premeditazione del delitto, come invece sostengono gli investigatori, che ha portato a termine tutto da solo. “L’unica forma di pentimento che lui ritiene abbia un senso in questo momento è togliermi la vita”, le parole del 30enne riportate dal legale al termine dell’interrogatorio di convalida del fermo. Le intenzioni suicidarie erano già emerse nel primo interrogatorio, quello tenuto nella notte tra mercoledì e giovedì, quando Impagnatiello aveva confessato. “Avrei dovuto uccidermi anche per il figlio avuto dalla prima donna”, un bambino di otto anni avuto da una relazione precedente con una donna con cui i rapporti erano rimasti buoni. A inizio anno una collega 23enne di Impagnatiello aveva abortito, con lei Tramontano aveva avuto un incontro a sabato scorso durante il quale era emersa la doppia vita dell’uomo.
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Come riporta l’Ansa l’avvocato ha aggiunto che l’uomo, barman in un locale altolocato di Milano, “particolari che riguardano l’ultima fase dell’accoltellamento”. Il delitto di sarebbe consumato nella sala da pranzo con un coltello da cucina. Il corpo sarebbe stato trascinato in cantina e nel box dopo che era stato tenuto per un periodo anche nel bagagliaio dell’auto. Era stato nascosto in un’intercapedine in un’area dismessa a Senago. L’appartamento dove la coppia viveva è sotto sequestro. Impagnatiello è accusato di omicidio volontario aggravato, interruzione non consensuale di gravidanza e occultamento di cadavere.
Il colloquio con la gip del tribunale di Milano Angela Minerva è durato meno di un ora. Il legale ha negato che il suo assistito fosse sotto l’effetto di sostanze stupefacenti al momento dell’omicidio. “Può stare in carcere”, ha aggiunto il difensore negando di aver richiesto il trasferimento in qualche struttura psichiatrica o sanitaria ma aggiungendo di aver chiesto di “approfondire alcuni aspetti” come la possibilità di una consulenza psichiatrica. “Sono sereno, sono bravi e hanno trovato una giusta soluzione”, ha detto a proposito dei timori di qualche gesto inconsulto da parte del 30enne. Il giudice dovrà decidere in giornata.