Denise Galatà morta mentre faceva rafting con la scuola, il gommone incastrato: cosa è successo
Cronaca - di Redazione Web
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La scuola aveva organizzato il rafting sul fiume Lao, nel parco nazionale del Pollino. Denise Galatà, 18 anni, stava scendendo sul gommone insieme agli altri compagni di classe quando qualcosa è andato storto e l’imbarcazione si è rovesciata. E’ morta sul colpo in quel drammatico incidente. Ci sono voluti giorni per ritrovare il suo corpo. Poi la drammatica scoperta del corpo che ha lasciato il posto a tanto dolore.
La preside dell’Istituto Rechichi, Francesca Maria Morabito, è stata ascoltata dagli ispettori dell’Ufficio scolastico regionale a cui il ministro Valditare ha chiesto di “verificare che tutte le misure di sicurezza siano state adottate e per capire le condizioni organizzative e di sicurezza dell’attività proposta ai ragazzi della scuola”, come riporta il Corriere della Sera. Non era la prima volta che veniva proposta quella gita ai ragazzi. E intanto continuano le indagini per cercare di ricostruire l’accaduto e individuare eventuali responsabilità.
Sul fiume Lao in tanti fanno rafting per il suo bel percorso che dalla Basilicata arriva sul versante tirrenico della Calabria e per la vasta portata d’acqua che lo rendono particolarmente adatto a sport come questi. “Il percorso totale del canyon è 16 chilometri — spiega Antonio Trani, uno dei massimi esperti di rafting in Italia, consigliere nazionale della federazione italiana rafting e fondatore del centro River Tribe, intervistato dal Corriere della Sera —. I ragazzi si sono imbarcati a Laino Borgo e da lì hanno navigato per due chilometri, prima di entrare nel canyon”.
Trani ha spiegato che una volta entrati nel canyon, per 11 chilometri, si attraversa la parte rocciosa della gola, e scendendo a valle il fiume fa una serie di passaggi, alcuni tecnici e altri semplici. “Fino ad arrivare al trasbordo, che noi chiamiamo ‘chiocciola’ – ha spiegato Trani – Per essere superato in sicurezza, qui i gommoni vengono assicurati alla corda e le persone vengono fatte scendere, per poi essere nuovamente imbarcate, una volta passato il punto critico”.
Quindi, prosegue: “Dalla ‘chiocciola’ al punto in cui è avvenuto l’incidente ci sono circa 150 metri. A quel punto ci sono stati 4 gommoni che, nell’arco di circa 40 metri, hanno avuto dei problemi, hanno avuto quello che noi chiamiamo una ‘cravatta’: sono andati verso una roccia o un tronco, e sono rimasti incastrati lì a causa della pressione dell’acqua. Il gommone su cui si trovava Denise era quello più in alto, che è rimasto bloccato su una pietra all’ingresso della rapida, dove è stato spinto dalla corrente, scaricando tutte le persone a bordo in acqua. Questo non è un punto particolarmente complesso o pericoloso della navigazione, anche se, come tutto quello che riguarda il fiume, richiede una certa dose di attenzione, perché gli incidenti purtroppo capitano, e possono essere pericolosi”.