Il ricordo dell'architetto

È morto Paolo Portoghesi: il professore, gli uccelli e Rimabaud

Cultura - di Martino Branca

31 Maggio 2023 alle 19:30

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È morto Paolo Portoghesi: il professore, gli uccelli e Rimabaud

All’inizio del 1968 le notizie sul Movimento Studentesco italiano, che pure era parte di un movimento planetario, hanno navigato a lungo nelle pagine interne dei quotidiani. Si trattava per lo più di cronache di manifestazioni o di informazioni indirette sull’ennesimo progetto (governo Moro, ministro Gui) di riforma della pubblica istruzione. La svolta improvvisa arriva il venti febbraio.

Per la prima volta gli studenti irrompono, con notizia e immagini, sulle prime pagine dei quotidiani italiani, e non solo. Sono “Gli Uccelli”, avanguardia della facoltà di architettura Valle Giulia. II gruppo ha scalato e occupato la cupola borrominiana di Sant’Ivo alla Sapienza, l’antica università di Roma nel cuore del centro storico. Lo ha fatto con la complicità di un giovane professore di storia, cultore di Borromini e del ‘600 romano: Paolo Portoghesi.

Nella prefazione a un libro su Gli Uccelli, di prossima uscita, lo stesso Portoghesi ha ricordato così quella vicenda: “Nella celebre commedia di Aristofane intitolata “Gli Uccelli”, due ateniesi, stufi della loro città – che pure attraversava in quell’epoca un periodo felice – sognavano di costruire insieme agli uccelli una città nuova, sospesa tra cielo e terra a dispetto degli Dei. Duemila e quattrocento anni dopo, a Roma, tre studenti di architettura – Paolo, Gianfranco e Martino – decisero di imitare gli uccelli arrampicandosi sugli alberi e cinguettando invece di parlare. Anche loro erano insoddisfatti della città e del mondo in cui vivevano, ma anche del modo nel quale gli studenti, riuniti in un “movimento”, sognavano di rivoluzionarlo, contando sull’azione decisiva di una “classe operaia” in tutt’altre faccende affaccendata.

Al canto degli studenti, anzi alle chiacchiere infinite che animavano le loro assemblee negli anni intorno al 1968, gli “uccelli” contrapponevano il loro controcanto: non fidarsi delle parole e delle discussioni infinite e inconcludenti ma fare qualcosa, realizzare dei fatti, limitati ma simbolici, con un esito provocatorio e liberatorio. Non la rivoluzione marxiana ma una “rivoluzione culturale”. Arthur Rimbaud , un secolo prima aveva espresso lo stesso obiettivo con un motto : changer la vie, cambiare la vita.

Il tragitto creativo degli “Uccelli” culmina, a celebrare solennemente il “68“ romano, con la scalata di S. Ivo nel mese di febbraio ed è in questa occasione che avviene il mio coinvolgimento. Allora insegnavo Letteratura Italiana nella facoltà di architettura. In quelle lezioni, nelle quali i futuri Uccelli si sono incontrati per la prima volta, avevo parlato della lanterna spiraliforme come di un simbolo eloquente di liberazione, di cambiamento, di palingenesi , opera di Borromini , che una “rivoluzione culturale” ai suoi tempi era riuscito a farla.”

31 Maggio 2023

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