L'addio a 92 anni

Chi era Paolo Portoghesi, il grande architetto che insegnò a criticare l’ideologia modernista

Cultura - di Duccio Trombadori

31 Maggio 2023 alle 17:00 - Ultimo agg. 1 Giugno 2023 alle 10:07

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Chi era Paolo Portoghesi, il grande architetto che insegnò a criticare l’ideologia modernista

Sono molto addolorato e particolarmente colpito dall’improvvisa scomparsa di una persona cara: se ne va Paolo Portoghesi, mio maestro e amico, valoroso architetto e prezioso insegnante, uomo di cultura impegnato fino all’ultimo per il progresso democratico delle società postindustriali.

Aveva novantadue anni ma era come fosse un ragazzo per quanto accumulava impegni quotidiani, attività e progetti per il futuro. Tanto si discuterà di lui e della sua opera che – dall’architettura costruita, alla critica e all’insegnamento – ha suscitato opinioni difformi e controverse sulla qualità intrinseca di un’ arte originale e spesso programmaticamente controcorrente. A me piace però segnalare l’importanza del viatico culturale che egli ha tracciato per una generazione come la mia, soprattutto a Roma: e ricordare l’insegnante che conobbi ed apprezzai nei primi anni ‘60 all’università di Valle Giulia, per la lezione di storicismo estetico in fatto di architettura: grazie a lui ci avviammo non pochi ad una critica dell’ideologia modernista che portò prima alla contestazione radicale del ‘68 e poi sfociò nella “revisione postmoderna” delle società postindustriali.

Con Portoghesi partecipai per la prima volta ad una occupazione dell’università nella primavera del 1966, causata da tafferugli di istigazione neofascista che portarono alla morte di Paolo Rossi, giovane socialista, studente di architettura mio compagno e amico. Da quel giorno gli eventi si moltiplicarono, Paolo passò ad insegnare da Roma a Milano, ci perdemmo così di vista senza perdere il filo di continuità nel modo di sentire e di pensare: a partire dal comune amore e apprensione per la storia e la configurazione moderna di Roma (“il “borrominismo” di Paolo si spiega anche così”) che lo vide tra l’altro fervido sostenitore dei progetti innovativi di Renato Nicolini al tempo del suo assessorato nella giunta Argan.

Negli anni Ottanta, poi, con Paolo Portoghesi mi ritrovai e riconobbi all’atto della sua ideazione della Strada Novissima (Venezia, 1980) come prototipo di una architettura echeggiante la “presenza del passato”, e in tante altre occasioni che misero in mostra le sue elevatissime qualità intellettuali volte a superare l’ideologia modernista e sociologizzante, banditrice in architettura del principale “diritto della forma”. Ciò che auspicava in architettura, Paolo estendeva alle altre arti maggiori, pittura e scultura, e ne dette esempio col tentativo di varare una galleria d’arte – l’Apollodoro – che nel mezzo degli anni ’80 predicò a suo modo il “ritorno alla pittura”.

Luciano Ventrone, in assonanza di spirito, emblematizzò questo genere di “revisonismo estetico” con un eccellente dipinto di stile manierista (pieno ‘500) figurante alchimisti al lavoro, tra cui Portoghesi, Federico Zeri e Antonello Trombadori, in primo piano; in secondo, Bettino Craxi e infine il sottoscritto quale ragazzo di fatica… Paolo Portoghesi è stato un protagonista della iniziativa culturale del Psi di Craxi insieme all’apporto di Carlo Ripa di Meana: e come Presidente della Biennale di Venezia, lungo il corso degli anni Ottanta, egli ha avuto il merito di fare emergere sul piano internazionale i prodotti più significativi dello spirito artistico italiano.

Spostando l’attenzione sugli anni Novanta, la parabola dell’amicizia tra l’allievo (io) e il professore (lui) ha continuato poi il suo percorso culturale su convergenze di interessi paralleli: il centenario della Biennale di Venezia (io seguii per l’occasione l’evoluzione artistica del ‘900 italiano a Palazzo Ducale) fu un periodo centrale nel passaggio di Paolo all’attenzione per l’elemento ecologico e ambientale. Si consolida in questo periodo l’idea di progressivo trasferimento di residenza dal cuore di Roma al borgo medioevale di Calcata dove, assieme e grazie al consiglio prezioso di sua moglie Giovanna, Portoghesi crea uno spazio abitativo singolarissimo per l’equilibrio ambientale ed ecologico.

Sarà suo merito anche quello di dare vita, accanto all’assidua attività di scrittore e costruttore, ad ulteriori preziose iniziative sullo studio del territorio, del paesaggio agrario e del rapporto tra natura e architettura: la rivista “Abitare la terra”, da lui ideata e diretta con il valido aiuto di Mario Pisani, si può dire la sua ultima creatura cui ho avuto il piacere e la fortuna di collaborare a proposito del paesaggio della Tuscia nelle pitture di Giovanni Arcangeli.

Nel riassumere in breve il valore di un’opera multiforme (storiografica, critica, artistica), che ha attraversato più di mezzo secolo, sento che ancora tanto si dovrebbe aggiungere per ragguagliare l’identità di Paolo Portoghesi. Ma preme a me soprattutto nel momento del distacco trasmettere la profonda riconoscenza dell’allievo verso il maestro quale traccia esemplare della sua eredità culturale e morale.

31 Maggio 2023

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