Il lutto nella politica

Addio Cicciomessere, il primo obiettore: Alla divisa preferì il carcere

Politica - di Francesco Rutelli

27 Maggio 2023 alle 18:57

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Addio Cicciomessere, il primo obiettore: Alla divisa preferì il carcere

Impossibile ricordare Roberto Cicciomessere con qualunque espressione retorica. La sua asciuttezza, l’ironia tagliente meritano un rispetto accresciuto perché, si, Cicciomessere è stato veramente un protagonista degli anni cruciali del Partito Radicale.

La chiave d’ingresso: la battaglia per l’obiezione di coscienza. Dopo i primissimi rivoluzionari nonviolenti, come fu Pietro Pinna, e la testimonianza religioso-politico-umana di Don Milani (il centenario della cui nascita cade proprio in queste ore) è stato lui a rendere interamente politica quella battaglia. Attraverso la scelta coraggiosa del carcere e con la sanzione del diritto a svolgere un servizio civile alternativo (seppure di durata praticamente doppia) rispetto a quello militare. Non dimentico, personalmente, che questo mi consenti’ di presentare la mia domanda a metà anni ‘70 – e, dopo due anni di boicottaggio, a comunicare (con Angelo Tempestini e Enzo Zeno Zencovich) una forma di disobbedienza civile che avrebbe dovuto portarci in un carcere militare, e servì invece finalmente a dare tempi certi alla pratica dell’obiezione e allo svolgimento del Servizio Civile.

Non dimentico il titolo che Roberto volle dare al rapporto IRDISP (1983) sulle basi militari e gli armamenti presenti in Italia: “Quello che i russi già sanno e gli italiani non devono sapere”. Di qualche attualità, 40 anni dopo. Nell’introduzione alla seconda edizione Cicciomessere scrive: “È nostra speranza che con questa opera di divulgazione di elementi di conoscenza non coperti da segreto, ma che ci si ostina a negare all’opinione pubblica, possa mutare finalmente quella pretesa ingiustificata delle gerarchie militari e del Governo di gestire in via esclusiva la politica difensiva del nostro paese impedendo ai cittadini, e perfino al Parlamento, di esercitare la loro piena sovranità. Solo un’opinione pubblica informata, capace di sfuggire alle semplificazioni demagogiche che vengono sia dai “militaristi” che, purtroppo, da alcuni cosiddetti “pacifisti”, potrà efficacemente contribuire alla rimozione dell’assioma, finora purtroppo confermato dalla storia, della ineluttabilità della guerra che insidia l’intelligenza e la capacità creativa dell’uomo e la sua stessa possibilità d’insediamenti civili sulla terra”.

Il fermo-immagine non si addice a Cicciomessere. Si ricorda di lui il lancio del fascicolo del Regolamento di Montecitorio per protesta contro la Presidente Iotti; io ricordo l’ironia contro un deputato DC che, costretto ad utilizzare quelle pagine (che, fino all’arrivo dei radicali in Parlamento, erano sconosciute a tutti) confondeva con gran retorica un solenne articolo del Regolamento con la pagina stampata dalla tipografia. Era critico (anche con me, se troppo ‘diplomatico’), e autocritico. Fantastico, con in mano una copia del “Pensiero e Azione” di Giuseppe Mazzini: “Beh, noi abbiamo fondato ‘Azione e Pensiero’. Prima si agisce, e poi ci pensiamo”.

La portata innovativa del suo lavoro politico si legge nell’invenzione di Agorà telematica. Altro che una start-up: un cambio di paradigma tecnologico; e democratico, proprio nel rapporto tra cittadini, informazione, istituzioni. È impressionante la lista delle sue pubblicazioni scientifiche – me l’ha girata Silvja Manzi – nell’arco di molti anni in materia di lavoro e welfare: la sua ultima vita. Contributi non rumorosi, argomentati; un esempio concreto, duraturo, dialettico di riformismo. L’ultima volta che l’ho incontrato, gli ho chiesto “Come stai?”. Risposta: “Ho tre tumori”. Non se n’è mai lamentato, e anche per questo merita il rispetto dei suoi avversari. Assieme al ricordo operoso dei tanti che hanno fatto pezzi di strada comuni, e dei tantissimi che hanno beneficiato delle grandi battaglie di Marco Pannella e del Partito Radicale.

di: Francesco Rutelli - 27 Maggio 2023

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