L'Elevato ignorato
Beppe Grillo va a Roma per salvare il mega-contratto da 300mila euro
Il fondatore del M5S ha pranzato lunedì con Conte. Poi l'incontro coi parlamentari, ormai indifferenti
Politica - di Giulio Seminara
Il viale del tramonto di Beppe Grillo è ormai lastricato da simboli grotteschi e malinconici. Cercandolo in rete negli ultimi due giorni ci si accorgeva che il contenuto recente più popolare che lo riguardasse era un breve video nel quale il comico Luca Bizzarri raccontava di una lontana vacanza comune in un villaggio turistico di Capo Caccia, insieme anche a Maurizio Crozza, e di uno spettacolo dei tre l’ultima sera della villeggiatura in cambio del 20% di sconto sulla permanenza nel resort. Non esattamente un insidioso ultimatum al governo di Giorgia Meloni o un brillante guizzo per fiaccare il Pd da sinistra. Invece ieri, chiedendo ad esponenti pentastellati informazioni sull’imminente incontro con il Garante, si ottenevano risposte come “ma veramente ve ne frega qualcosa della riunione con Grillo? A momenti non importa nulla neanche a noi”. Molta freddezza e distacco tra i parlamentari del M5s chiamati ieri sera nella sede nazionale di via Campo Marzio a Roma per la rimpatriata con il comico, attualmente ancora Garante e consulente per la comunicazione con un contratto da 300mila euro. Una fonte interna dice a l’Unità che “il peso politico del fondatore è ormai irrilevante” e che l’incontro di ieri serviva solo “per salutarci con Beppe, lasciarlo parlare un po’ di quello che gli pare per poi tornare a fare come sempre”, cioè senza di lui.
Nessuna critica dell’Elevato per il deludente esito delle elezioni amministrative? “Ma cosa ci deve dire? Le elezioni locali per il Movimento andavano spesso male anche quando c’era ancora lui”. Ma neanche un consiglio sulla comunicazione? “La nostra comunicazione funziona bene, con Conte stiamo al 16%, la sua popolarità è in crescita e noi dobbiamo continuare così”. Sostanzialmente l’incontro di ieri con il Garante è stato un contentino datogli un po’ per formalità, un po’ per quieto vivere. Una platea in ascolto senza prendere appunti, una classe dirigente che da lui non viene più diretta. Certamente un altro mondo rispetto a quando Grillo giungeva a Roma per sfidare, da solo, il Palazzo, arringare folle adulanti, provocare frotte di giornalisti, imporre leadership gradite, sedare i conflitti interni e dare i via libera ai governi, come successo l’ultima volta con il sostegno accordato a Mario Draghi. Un giovane parlamentare circoscrive con fare annoiato il ruolo di Beppe: “è il nostro garante e basta, lo rivediamo con piacere ma la leadership politica è di Conte e tutti stiamo con lui”. Non è uno scoop che l’unico partito “stalinista” italiano è il Movimento, con un’unica corrente ammessa, quella contiana. Almeno Giorgia Meloni talvolta si deve guardare dalle iniziative spontanee dei “vecchi” e fieri Fabio Rampelli e Ignazio La Russa, ma nell’universo dove pure si diceva “uno vale uno” invece deve brillare una sola stella e una sola voce, quella dell’avvocato del popolo. Beppe Grillo è il passato di cui resistono poche tracce: l’ex delfino poi rinnegato Luigi Di Maio frequenta il Golfo Persico come inviato speciale dell’Unione Europea, Alessandro Di Battista bazzica i salotti televisivi senza lesinare critiche agli ex compagni di battaglia, Roberto Fico sta alla Camera nel suo ufficio da vecchio presidente ed è allineatissimo al nuovo corso, mentre con gli altri collaboratori dei gruppi parlamentari Vito Crimi e Paola Taverna, loro a cifre più moderate, 70mila euro a testa, siamo al c’eravamo tanto amati. Gli stessi attuali parlamentari del M5s di fatto non conoscono Grillo, già marginale in occasione dell’elezione di molti di loro lo scorso settembre. Perché allora imbastire ieri questo rito stanco e malinconico? Secondo alcuni l’Elevato è giunto a Roma per mettere in sicurezza il rinnovo del suo ricco contratto da consulente del M5s. Una fonte ci dice che Conte e il comico hanno pranzato insieme lunedì. Probabilmente nel menù anche la ricca consulenza, diventata adesso importante fonte di reddito per un uomo reduce dal semiflop dell’ultima tournée teatrale con lo spettacolo Io sono il peggiore e alle prese con le spese legali per il figlio Ciro, coinvolto in un processo penale.
Ma questi 300mila euro adesso pesano parecchio sulle casse di una forza politica che a un certo punto ha scoperto la necessità di avere soldi per fare attività politica. In tal senso una nuova norma interna prevede che adesso i parlamentari debbano versare ogni mese 2000 euro della loro indennità al Movimento e 500 ad attività di beneficenza. Prima i soldi per il partito erano di meno, circa 1000, e quelli invece destinati alla solidarietà di più, circa 1500. Un altro esercizio di realpolitik dei grillini senza più Grillo. Possibile nome del suo prossimo spettacolo? “Sunset Boulevard”.