Il voto ellenico

Elezioni in Grecia, è sfida tra Mitsotakis e Tsipras: il governo resta un rebus, decisive le alleanze (o il secondo turno)

Esteri - di Carmine Di Niro

21 Maggio 2023 alle 12:40 - Ultimo agg. 21 Maggio 2023 alle 12:43

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Elezioni in Grecia, è sfida tra Mitsotakis e Tsipras: il governo resta un rebus, decisive le alleanze (o il secondo turno)

La Grecia decide il suo futuro prossimo. Il paese ellenico, 8,9 milioni i cittadini chiamati alle urne, torna oggi al voto con uno scenario politico quantomeno precario, dato che stando ai sondaggi nessun partito può ottimisticamente sperare di ottenere la maggioranza assoluta dei voti e governare da solo.

Il favorito resta comunque Kyriakos Mitsotakis, premier uscente e leader del partito Nuova Democrazia, di centrodestra: suo principale sfidante è Alexis Tsipras, il numero uno di Syriza, acronimo di Synaspismós Rizospastikís Aristerás (Coalizione della Sinistra Radicale) che da tempo aggiunto al proprio nome Proodeftiki Symmachia, ovvero Alleanza Progressista.

Terzo incomodo è il Pasok, il glorioso Partito socialista greco da tempo però in crisi: il suo candidato è Nikos Androulakis, considerato un moderato. Più a sinistra ci sono MeRA25, il Fronte della Disobbedienza Realistica Europea dell’ex ministro dell’Economia ai tempi del governo di Tsipras Yanis Varoufakis, e i comunisti del KKE di Dimitris Koutsoumpas; all’estremo opposto invece Soluzione Greca, il partito entrato in Parlamento nel 2019 e considerato “erede” di Alba Dorata, il movimento di estrema destra neonazista sciolto perché considerato una organizzazione a delinquere.

In questo quadro, con una legge proporzionale che non prevede premi di maggioranza, appare difficile governare senza un sistema di alleanze: inoltre la legge elettorale prevede una soglia piuttosto bassa del 3 per cento e dunque secondo gli analisti per ottenere i 151 seggi sui 300 del Parlamento greco il partito vincitore dovrebbe ottenere il 46 per cento dei consensi.

Secondo i sondaggi in vantaggio c’è il centrodestra di Mitsotakis, ex banchiere e membro della famiglia Mitsotakis-Venizelos, dinastia di armatori greci che negli ultimi decenni ha già espresso diversi ministri, parlamentari e ben tre primi ministri ellenici.

Se nessun partito otterrà la maggioranza assoluta e non vi saranno accordi tra i vari leader per formare un governo di coalizione, si tornerà al voto il prossimo luglio, ma con una legge elettorale diversa. Si tratta di un proporzionale rafforzato approvato nel 2020 dal governo di centrodestra: prevede infatti un bonus di seggi se un partito riceve una percentuale maggiore o uguale al 25 per cento , bonus che aumenta fino ad un massimo di 50 se il partito più votato ottiene almeno il 40 per cento. Se la quota di voto del primo partito scende al di sotto del 25%, non gli verrà assegnato alcun premio di maggioranza. Questo cambiamento significa anche che la maggioranza assoluta può essere raggiunta dal partito leader se ottiene il 38% dei voti.

Stando ai sondaggi Nuova Democrazia potrebbe ottenere il 36% al primo turno, con Syriza al 29,5 per cento e il Pasok al 10 per cento. Tsipras ha già fatto sapere di essere disposto a formare una coalizione progressista e socialista con gli altri partiti di sinistra: al momento però non è chiaro cosa farà il Pasok, che pure per ovvie ragioni ha punti in comune nel programma con Syriza, mentre i rapporti con MeRA25 sono complicati dalle ‘scorie’ della relazione tra Tsipras e Varoufakis, che fu allontanato dallo stesso Tsipras dal suo governo durante le difficile crisi economica ellenica perché contrario a compromessi con i creditori internazionali del Paese. Mitsotakis invece punta tutto sul secondo turno: il proporzionale rafforzato potrebbe dargli più probabilità di poter governare da solo.

Quanto ai temi della campagna elettorale, il premier uscente ha puntato molto sull’economia, cresciuta pur se con sempre maggiori disuguaglianze e salari bassi, e su una politica dura di contrasto all’immigrazione, tentando così anche di recuperare voti dall’estrema destra.

Tsipras ha lungamente cavalcato le polemiche sorte dopo l’incidente ferroviario del primo marzo in cui erano morte 57 persone, denunciando lo stato pessimo delle infrastrutture e la loro svendita ai privati, tirando in ballo anche l’ex ministro dei Trasporti Kostas Karamanlis, prima costretto alle dimissioni e poi ricandidato da Nuova Democrazia.

E sull’immigrazione Mitsotakis è inciampato proprio nelle ore precedenti al voto sul video diffuso dal New York Times in cui si vede una motovedetta della guardia costiera lasciare andare alla deriva nel Mar Egeo una zattera con a bordo un gruppo di migranti, tra i quali donne, bambini e perfino neonati, poi intercettati dalle autorità turche col trasferimento in un centro detentivo a Smirne. Immagini filmate a Lesbo lo scorso mese che hanno provocato un’ondata di critiche e la richiesta da parte dell’Alto Commissario Onu per i diritti umanidi un’indagine indipendente. L’imbarcazione è stata poi intercettata dalle autorità turche e i migranti trasferiti in un centro detentivo a Smirne. Il filmato rappresenterebbe una prova schiacciante che Atene ha violato leggi internazionali e le norme dell’Unione Europea sui migranti, mentre il governo greco ha sempre negato qualsiasi maltrattamento nei confronti dei richiedenti asilo

21 Maggio 2023

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