Cos’è ChatGPT, l’intelligenza artificiale che preoccupa gli esperti: i dilemmi sull’etica

Tecnologia - di Carmine Di Niro - 8 Maggio 2023

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Cos’è ChatGPT, l’intelligenza artificiale che preoccupa gli esperti: i dilemmi sull’etica

È stato uno dei temi caldi di fine 2022 ma lo sarà ancora nei prossimi anni: parliamo di intelligenza artificiale, del suo impatto nella vita di tutti i giorni, dei possibili rischi legati al suo utilizzo e delle altrettanto ovvie opportunità.

Intelligenza artificiale che in realtà già esiste e viene utilizzata da anni in dispositivi di tutti i giorni, ma che lo scorso anno ha fatto parlare di sé a livello mondiale per quanto sviluppato dall’azienda statunitense, OpenAI, che a novembre dello scorso anno ha presentato ChatGPT.

ChatGPT, acronimo che significa Generative Pretrained Transformer, è un prototipo di IA (Intelligenza artificiale) sviluppato da OpenAI, azienda co-fondata da Sam Altman, che ne è anche amministratore delegato: si tratta sostanzialmente di un chatbot in grado di intrattenere conversazioni anche molto complesse su qualsiasi tema simulando alla perfezione il linguaggio umano.

Di chatbot ne esistono a bizzeffe da anni, come quelli utilizzati come “servizio clienti” rudimentali: nessuno però era arrivato a un tale livello di complessità e appunto intelligenza. ChatGPT è infatti in grado di scrivere codici di programmazione informatica, spiegare algoritmi complessi, comporre brani musicali, ma gli si può perfino credere di scrivere poesie con lo stile di Leopardi.

Nata nel 2015 da un’idea di Atlman, noto investitore della Silicon Valley e presidente di Y Combinator, influente acceleratore di startup californiano, ed Elon Musk, boss di Tesla e SpaceX (e dal 2022 anche del social Twitter), OpenAI era stata creata come ‘risposta’ alle preoccupazioni dei due fondatori proprio nei confronti delle intelligenze artificiali, che nel 2014 Musk definì “la più grande minaccia alla nostra sopravvivenza”.

Obiettivo paradossale riletto oggi, considerato che lo stesso Musk ha preso le distanze dal progetto nel 2018 (per occuparsi maggiormente di Tesla) e sta lavorando ad una sua alternativa ad OpenAI, società che invece oggi è finita nel mirino per le preoccupazioni di scienziati ed esperti del settore riguardo la capacità delle IA di essere sfruttate nel campo della disinformazione.

Ma le critiche che hanno colpito OpenAI riguardano anche la fine-tradimento della sua missione originale, ovvero di essere un’azienda non profit che doveva da servire da contrappeso a giganti del settore. La società, dopo l’addio di Musk, si è invece legata fortemente a Microsoft, con ChatGPT che grazie ad un accordo miliardario è stato incorporato in Edge, il browser di Microsoft che ha preso il posto di Internet Explorer. Per Musk oggi la società che aveva contribuito a fondare è “a tutti gli effetti controllata da Microsoft”.

Altro timore è legato sempre alla fine dello spirito “open” che ha dato nome all’azienda nel 2015. Una questione che fa riferimento in particolare al rilascio lo scorso marzo del modello linguistico GPT-4, evoluzione del GPT-3 con cui era stata rilascia nel novembre 2022 la prima versione: si è infatti rivelato per essere un sistema chiuso, sprovvisto di alcuna informazione riguardo ai contenuti sui quali il nuovo modello linguistico è stato allenato e formato.

ChatGPT/OpenAI che è stata travolta da una polemica particolare nel nostro Paese dopo la decisione del dell’Autorità che tutela la protezione dei dati personali in Italia di imporre uno stop al chatbot “finché non rispetterà la disciplina privacy”, ovvero il Gdpr per la protezione dei dati personali. Una decisione arrivata il 31 marzo scorso e con una deadline per adeguarsi alle richieste fissata al 30 aprile, con gli adeguamenti alla questioni poste dall’Authority risolti solo a 48 ore dalla scadenza.

L’altro tema centrale nel dibattito su ChatGPT ed in generale sullo sviluppo delle intelligenze artificiale è quello etico. A rilanciarlo nei giorni scorsi è stato Geoffrey Hinton, 75 anni, considerato il “padrino dell’intelligenza artificiale”. Hinton ha infatti annunciato via Twitter il suo addio a Google per poter parlare liberamente dei rischi dell’IA, confermando sul social network la notizia che era stata pubblicata in anteprima ed esclusiva dal New York Times.

“Me ne sono andato per poter parlare dei suoi pericoli”, ha detto in un tweet Hinton. Lo scienziato informatico, che col suo lavoro sulle reti neurali ha modellato i sistemi di IA che alimentano molti dei prodotti odierni, pur lasciando Alphabet (la holding a cui fa capo Google) ha però sottolineato che la società “ha agito in modo molto responsabile”.

Per il 75enne psicologo cognitivo e scienziato informatico britannico-canadese “in questo momento” le intelligenze artificiali “non sono più intelligenti di noi, per quanto ne so. Ma penso che presto potrebbero esserlo”. Hinton ha lavorato part-time presso Google per un decennio sugli sforzi per lo sviluppo dell’IA del gigante tecnologico ma da allora ha iniziato a nutrire preoccupazioni per la tecnologia e il suo ruolo nel farla progredire. “Mi consolo con la solita scusa: se non l’avessi fatto io, l’avrebbe fatto qualcun altro“, ha detto Hinton al New York Times.

Guardate dov’eravamo cinque anni fa e la situazione attuale“, ha aggiunto lo scienziato, giudicando “spaventose” le prospettive per il futuro, se ci si basa sull’andamento degli ultimi anni. “È difficile vedere come evitare che i cattivi attori usino l’IA per cose cattive“, ha detto.

Alla britannica Bbc ha invece espresso il suo timore sullo sviluppo della tecnologia, un futuro in cui i chatbot potrebbero presto superare il livello di informazioni di un cervello umano. “In questo momento, quello che stiamo vedendo è che cose come GPT-4 oscurano una persona nella quantità di conoscenza generale che ha e la oscura di gran lunga. In termini di ragionamento, non è così buono, ma fa già un semplice ragionamento. E dato il ritmo dei progressi, ci aspettiamo che le cose migliorino abbastanza velocemente. Quindi dobbiamo preoccuparcene“, ha spiegato alla Bbc.

8 Maggio 2023

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