Il caso
Raffaele Falbo: “Io, ex sindaco, crocifisso dall’Antimafia e assolto dopo quattro anni di inferno”
Nel 2021 fui indagato e rinviato a giudizio per l’assunzione del figlio (peraltro incensurato) di un affiliato alla cosca di Cirò. Concussione aggravata da metodo mafioso, era l’accusa: ma era solo fango
Giustizia - di Raffaele Falbo
“Dichiaro Raffaele Falbo non colpevole dei reati ad esso ascritti perché il fatto non sussiste”. Sono le parole scritte nella sentenza emessa dal collegio penale del Tribunale di Crotone e letta dal presidente Edoardo D’Ambrosio con la quale si è concluso – giovedì 13 novembre – il processo all’ex sindaco di Melissa. In questo giorno, io rinasco.
All’epoca in cui ero sindaco di Melissa, ero stato imputato nell’ambito di una vicenda legata a una originaria denuncia di Pietro Passeri, amministratore della Gost di Assisi che gestiva l’impianto di depurazione di Melissa. Passeri mi aveva denunciato, sostenendo che era stato spinto proprio da me ad assumere a tempo indeterminato “con urgenza” Vincenzo Filosa, figlio di Salvatore Filosa che risulta affiliato alla cosca Farao – Marincola di Cirò. Da questa denuncia era iniziata un’indagine della Dda che mi aveva portato al rinvio a giudizio per il reato di concussione aggravata dalla volontà di agevolare i sodali della cosca di Cirò.
Tuttavia, in sede processuale lo stesso Passeri aveva smentito le sue stesse accuse sostenendo: “Non ho ricevuto alcuna pressione o minaccia dal sindaco Falbo per assumere qualcuno”. Peraltro, Passeri non si era nemmeno costituito parte civile nel procedimento penale. Nel dibattimento è venuto fuori che a consigliare l’assunzione di Filosa – peraltro incensurato – erano stati gli stessi dipendenti della ditta che ne conoscevano la professionalità. In base alle novità emerse il processo poteva essere chiuso. Invece, la Procura distrettuale antimafia, non avendo più la certezza della concussione, pur di proseguire il procedimento nei miei confronti, ha deciso di modificare il capo di imputazione accusandomi di induzione indebita; secondo la Dda c’è stata una sorta di accordo tra me e Passeri: la Gost assumeva il dipendente indicato dal sindaco purché il Comune facesse al più presto la gara per l’affidamento del depuratore in modo da liberare l’azienda umbra dalla gestione che era stata prorogata nel tempo. Accuse che sono state smontate e smentite nel corso del dibattimento durante il quale la mia difesa, rappresentata dagli avvocati Antonello Talerico e Giuseppe Peluso, ha evidenziato che i nuovi elementi contro di me erano, in realtà “proroghe di affidamenti alla società Gost relative ad anni nei quali Falbo non era ancora sindaco essendo stato eletto solo nel 2019”.
Nel corso delle conclusioni il pubblico ministero Elio Romano ha chiesto per me la condanna a 6 anni e 6 mesi di reclusione. Il collegio penale mi ha poi assolto con formula piena. La mia vicenda, il mio incubo, esplode nel 2023 a pochi mesi dalle nuove elezioni comunali – e questo aveva anche causato l’invio – da parte della Prefettura di Crotone – di una commissione di accesso antimafia che al termine del suo lavoro aveva solo provocato la sospensione di un dipendente comunale (poi reintegrato dal Tar) per vicende non legate all’indagine che mi aveva coinvolto. L’effetto collaterale più grave è stato, però, la mancata presentazione di liste alle consultazioni per le Comunali del 2024 per il timore di uno scioglimento del Consiglio anche dopo le nuove elezioni. Per me, il giorno più buio, inizia quella mattina del 16 febbraio 2021, in piena pandemia, quando una telefonata dalla Tenenza dei Carabinieri di Cirò Marina mi chiede di recarmi in sede per una comunicazione urgente che ovviamente mai avrebbe pensato riguardasse un’accusa così pesante nei miei riguardi.
Dopo anni di angoscia inimmaginabile e di una battaglia combattuta nel silenzio e nel rispetto delle istituzioni, il Tribunale di Crotone ha messo la parola fine a un incubo, la giustizia ha finalmente riaffermato una verità che non ho mai smesso di custodire nel cuore, anche nei momenti più bui e difficili di questa dolorosa vicenda. Sono stato accusato di reati infamanti, tra cui l’induzione indebita aggravata dal metodo mafioso, un’ombra che ha tentato di macchiare non solo la mia persona, ma l’integrità del mio ruolo di Sindaco e l’amore incondizionato per la mia comunità dimostrata con i fatti. Ho affrontato un processo lungo e complesso, sopportando il peso di un’accusa che ferisce un uomo nelle sue fondamenta più profonde, personali e politiche, ma non ho mai perso la fiducia, sin dal primo giorno, ho riposto la mia totale e incondizionata speranza nell’operato della Magistratura, convinto che la verità, alla fine, avrebbe trovato la sua strada attraverso l’attento esame dei fatti e delle prove.
Questa sentenza non è una vittoria personale, ma il trionfo della giustizia e della verità. Mi restituisce l’onore e la dignità che mi sono stati brutalmente sottratti, e conferma la trasparenza e la correttezza con cui ho sempre servito i miei cittadini, agendo unicamente per il bene comune e nel pieno rispetto della legalità. Sono grato alla mia famiglia, che ha sofferto con me e mi ha sostenuto con una forza incrollabile, e a tutti coloro che non hanno mai dubitato della mia innocenza. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza i miei avvocati, Giuseppe Peluso e Antonello Talerico, non solo per essere stati difensori straordinari per competenza ma anche per essere stati dei veri e propri sostegni umani, capaci di starmi accanto con sensibilità e coraggio in questa traversata nel deserto. Senza la loro guida e la loro instancabile dedizione, questo giorno non sarebbe stato possibile. Il 13 novembre 2025 si chiude il capitolo più doloroso della mia vita. Lo chiudo senza rancore, ma con la consapevolezza che la giustizia, seppur lenta, è un faro di civiltà a cui dobbiamo sempre guardare con fiducia. Ora è il momento di guardare avanti, di ricucire le ferite e di continuare a credere nei valori di onestà e servizio che hanno sempre guidato ogni mio passo.
*Ex sindaco di Melissa,
Funzionario CGIL Crotone