L'accordo Gedi-AntennaUno
La Stampa, rivolta del quotidiano contro Elkann che lo mette in vendita con Repubblica: la cessione ai greci senza garanzie
Economia - di Carmine Di Niro
È rivolta nella redazione de La Stampa. Il quotidiano di Torino questa mattina non è in edicola dopo l’assemblea permanente dei giornalisti svoltasi nella giornata di mercoledì, dopo che il direttore Andrea Malaguti ha informato la redazione dello stato delle trattative tra Gedi e Antenna Group.
Come ormai noto il gruppo editoriale in mano alla famiglia Elkann, che possiede la storica testata torinese, La Repubblica e le radio Deejay, Capital e m2o, è in vendita: sono in corso trattative riservate con Antenna Group, società con a capo l’armatore greco Theo Kyriakou, già a capo di un impero mediatico nei Paesi balcanici, che ha offerto 140 milioni di euro per rilevare Gedi.
Quel che è emerso durante la riunione di mercoledì, si legge in una nota sul sito del quotidiano, “è in corso da tempo una trattativa con il gruppo greco AntennaUno e in parallelo si sta cercando un compratore per La Stampa a fronte del dichiarato disinteresse degli investitori greci per la nostra testata”.
“È una decisione sofferta – si legge sul sito de La Stampa -, presa a termine di una lunga assemblea che conclude una giornata drammatica per la storia della nostra testata. Dopo che nei giorni scorsi l’editore ha annunciato l’intenzione di cedere tutte le attività del gruppo, dopo lunghi mesi di trattative sempre smentite dall’azienda, il comitato di redazione nel tardo pomeriggio di mercoledì 10 dicembre ha incontrato il presidente del gruppo Gedi Paolo Ceretti, l’amministratore delegato Gabriele Comuzzo, l’amministratore delegato di Gnn Corrado Corradi e il responsabile del personale Alessandro Bianco per il primo confronto ufficiale sul tema. L’esito è stato sconcertante, sconfortante e umiliante per la redazione. Con nostro grande sconcerto nel corso dell’incontro è stato confermato che tutte le attività editoriali che fanno capo a Exor tramite Gedi sono in vendita”.
Ai giornalisti “non è stata data alcuna garanzia sul futuro della testata, sui livelli occupazionali, sulla solidità del potenziale compratore, sui destini delle attività messe in comune a livello di gruppo, dalle infrastrutture digitali alla produzione dei video, e quindi senza nessuna garanzia di poter continuare a svolgere il nostro lavoro così come abbiamo fatto fino a oggi. In gioco c’è una testata che ha scritto la storia del giornalismo con un forte radicamento territoriale e una proiezione internazionale che non può essere né svenduta né scaricata a un qualsiasi compratore. La redazione metterà in campo tutte le sue forze per difendersi con ogni mezzo da quello che considera un attacco senza precedenti alla sua dignità e a 150 anni di storia”.
Secondo indiscrezioni lo stesso Malaguti sarebbe stato colto di sorpresa dall’accelerazione da parte di Gedi: il direttore aveva ricevuto rassicurazioni che il quotidiano non sarebbe rientrato nel perimetro della vendita ai greci di AntennaUno. Non solo. Malaguti avrebbe anche tentato una mediazione coi giornalisti nel tentativo di far uscire il numero di giovedì in vista di una visita speciale alla redazione, quella del presidente della Repubblica Sergio Mattarella per solidarietà alla redazione presa d’assalto dai manifestanti pro-Pal una settimana fa. Malaguti aveva chiesto, pur solidarizzando con i suoi giornalisti, di posticipare la mobilitazione, senza però riuscire a convincere la redazione: la mozione che proponeva di non far uscire il giornale, attraverso l’assemblea permanente, è passata a larghissima maggioranza.