Verso la "fase due"

A Gaza spiragli di pace, Hamas pronta al “congelamento” delle armi: ma Netanyahu chiude ad uno Stato palestinese

Esteri - di Redazione

8 Dicembre 2025 alle 09:36

Condividi l'articolo

AP Photo/Abdel Kareem Hana
AP Photo/Abdel Kareem Hana

In Medio Oriente siamo ormai prossimi alla fase più critica dell’accordo di pace promosso da Donald Trump per fermare il conflitto tra Hamas ed Israele scaturito dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023 e la violenta reazione dello Stato ebraico, costata la vita a decine di migliaia di palestinesi.

Hamas deve riconsegnare il corpo di un ultimo ostaggio morto durante la prigionia, requisito fondamentale per dare il via alla cosiddetta “fase due” del piano.

Quest’ultimo prevede, nelle intenzioni statunitensi, la realizzazione del futuro assetto politico della Striscia di Gaza: territorio che dovrebbe essere guidato da un governo tecnico di esperti, non legati ad un particolare gruppo politico ed in particolare ad Hamas, che dovrebbe inoltre essere disarmato. A garantire la sicurezza sarebbe poi l’ISF, la Forza Internazionale di Stabilizzazione formata da diversi Paesi dovrebbe essere inviata nella Striscia, da dove invece Israele dovrebbe ritirarsi. A monitorare il tutto vi sarebbe infine un “Consiglio di pace”, un organismo internazionale alla cui guida dovrebbe esserci lo stesso Donald Trump.

Un quadro complicato e ricco di incognite. Eppure qualcosa si muove. È proprio Hamas, fino ad oggi refrattaria all’ipotesi di un suo disarmo e critica anche sulla presenza dell’ISF nella Striscia, considerata una forza non neutrale, a fare decisi passi in avanti.

Il gruppo radicale islamico si è detto pronto a discutere di “congelare o immagazzinare” il suo arsenale di armi come parte del cessate il fuoco con Israele, proponendo una sua formula di compromesso, ha spiegato Bassem Naim, membro dell’ufficio politico di Hamas.

Naim ha aggiunto che Hamas mantiene il proprio “diritto di resistere”, sottolineando però che il gruppo è pronto a deporre le armi nell’ambito di un processo volto alla creazione di uno Stato palestinese. L’esponente di Hamas non ha fornito dettagli su come ciò potrebbe avvenire, ma ha suggerito una tregua a lungo termine di cinque o dieci anni. Parole che seguono quelle del capo negoziatore del gruppo, Khalil al Hayya, che ha fatto sapere che Hamas deporrà le armi solo nelle mani di uno Stato palestinese sovrano e dopo il ritiro totale dell’esercito israeliano

Ipotesi, quella di uno Stato palestinese, che trova la ferma ostilità del governo israeliano. Dalla Germania il primo ministro Benjamin Netanyahu ha ribadito il suo ‘no’ all’ipotesi: “Non creeremo uno Stato alle nostre porte che ha il solo scopo di distruggerci”.

di: Redazione - 8 Dicembre 2025

Condividi l'articolo