Musica
Giovanni Lindo Ferretti, dai CCCP a Giorgia Meloni: “L’ho votata quando era al 2% ma questo governo mi fa schifo”
È tornato in un tour di reunion con l'iconica band, vive in campagna sull'Appennino. "Non voto nessuno. Ero di sinistra e non lo sono più. Ma non sono mai stato di destra"
Cultura - di Redazione Web
Poche parabole nella musica italiana sono state ispirate e sorprendenti come quella di Giovanni Lindo Ferretti. “Noi non siamo stati politici. Ma raccontavamo un mondo che guardava a est e non a ovest. Non è che ti puoi svegliare una mattina e dire che ti piacciono Las Vegas e San Francisco”, ha dichiarato in un’intervista a Il Corriere della Sera in occasione dei 40 anni di Emilia Paranoia, una delle canzoni più famose dei CCCP, band iconica del punk rock italiano. A 72 anni tornerà in tour uno spettacolo teatrale autobiografico, “Percuotendo In Cadenza”.
A Berlino incontrò Massimo Zamboni, chitarrista, pizzaiolo, ex studente di medicina. Non si erano mai conosciuti a Bologna dove pure frequentavano lo stesso ambiente. Proprio nella capitale divisa dalla Cortina di Ferro, dove non aspettavano che uno spiraglio per passare a Berlino Est, fondarono i CCCP, dall’acronimo che in cirillico indicava l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Probabilmente la band rock più importante di sempre nella storia della musica italiana. “Nessuno dei due aveva studiato musica. Mettemmo in piedi un gruppo punk e decidemmo di tornare a casa”. Era il 1982.
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Punk rock germinato negli ambienti della controcultura e ispirato dagli ideali del blocco sovietico e del terzomodismo. La sua voce salmodiante aveva segnato una generazione, lasciato una manciata di canzoni iconiche. Quattro album in studio e tre dal vivo. Sulla scia dei CCCP fondarono i progetti CSI – acronimo che indicava allo stesso tempo “Consorzio Suonatori Indipendenti” e la Comunità degli Stati Indipendenti che aveva preso il posto dell’URSS – e PGR – Per Grazie Ricevuta. Tra l’anno scorso e quest’anno era tornato in tour per una sorprendente reunion dei CCCP.
“Era un sentimento, non era una rivendicazione di adesione politica. i nostri commercianti facevano affari là, alle feste dell’Unità c’era il ristorante bulgaro, non si mangiavano hamburger”. L’idea è cambiata con la guerra in Jugoslavia. “Com’era possibile che in quella dimensione esibita di universalismo si fosse scatenata una guerra fratricida di cui avevamo sempre incolpato il capitalismo? Così ho recuperato la mia infanzia, la mia educazione cattolica”.
Alla ri-conversione aveva contribuito anche Papa Benedetto XVI, Joseph Ratzinger, “poiché mi è sempre piaciuto chi viene detestato da tutti”, stesso discorso quando “ho votato Giorgia Meloni, era al 2% allora”. Però non voterebbe il suo governo: “Mi fa schifo. Oggi non voto nessuno. Ero di sinistra e non lo sono più. Ma non sono mai stato di destra. Per un attimo li ho guardati con simpatia, perché volevo guardare con simpatia chi consideravo l’origine dei miei problemi, ma non sono la soluzione”.